La Cava, una delle vie più caratteristiche e tipiche di Orvieto che dal versante di ponente adduce alla città. Se i nostri nonni tornassero a vederla oggi sicuramente stenterebbero a riconoscerla. La ripida salita un tempo ammorbidita da costoni disposti a “V” allargata, piena di vita, di attività commerciali e artigianali e percorsa in ogni senso da uomini e animali, ai nostri giorni vede un viavai quasi continuo di auto di ogni cilindrata, pochissimi pedoni, qualche gatto perplesso su come atraversare. Di attività ne sono rimaste solamente un paio. Sembra quasi che la città finisca proprio lì, dove inizia la discesa (o finisce la salita).
A tenere desta l’attenzione su quest’area ci sono le iniziative del “Pozzo della Cava” che già di per sé, ricco di storia com’è, richiama frotte di turisti in ogni periodo dell’anno. Va da sé che dietro c’è un lavoro certosino che nasce dall’attaccamento alle proprie radici e dalla volontà di valorizzare ciò che si ha a portata di mano.
“Lo Strumento” cita uno stendardo sospeso sulla via all’altezza dell’accesso al Pozzo. Di questi tempi di migrazioni di massa il pensiero divaga. Ma siamo a Natale, tempo di presepi e da molti anni ormai, grazie a Marco Sciarra, il presepe nel Pozzo della Cava è diventato una tradizione.
Ed è da lui che scopriamo di quale straniero si tratta: nientemeno che di Giuda Iscariota. Di fatto, su dodici Apostoli, solamente Giuda veniva dalla Giudea, gli altri undici erano Galilei. “Il narratore quest’anno è Giuda che racconta la sua versione della natività, dell’incontro con Gesù, con il mistero della conoscenza, con quello che doveva essere”, dice Marco Sciarra. “L’ispirazione è il Vangelo di Giuda, quindi un Vangelo Gnostico, che la tradizione attribuisce proprio a Giuda, ritrovato nel 1978, restaurato nel 2001 e in seguito tradotto e diffuso.
La particolarità è quella che secondo questo Vangelo Giuda non tradì ma obbedì a un preciso comando del Maestro. Da qui nasce tutta una serie di altre possibili verità parallele, o possibili punti di vista, che sono l’anima del presepe di quest’anno. Si gioca anche su due figure: quella della mamma di Giuda abbandonata dal marito la notte in cui è nato il Bambino perché anche lui era corso a vedere Gesù, (quindi nella mia immaginazione tanto Gesù che Giuda sono nati nella stessa notte), e Maria che invece agli occhi di Giuda aveva avuto tutti gli onori, fermo restando che queste due madri che diventano madri insieme perdono anche nello stesso giorno il proprio figlio e solamente dalla consapevolezza matura di Giuda arriva il fatto che in realtà le mamme si equivalgono un po’ tutte. Quindi era santa la madre di Giuda quanto umana la madre di Gesù. Questo è il messaggio”.
E questa è anche la conclusione del percorso del presepe: nell’ultima grotta tante mamme con l’Angelo al centro per ricordare che tutte le mamme partecipano della santità. “L’Angelo invece di stare da Gesù sta insieme a tutte le mamme”, conclude Marco mentre termina le ultime rifiniture. Il presepe è pronto ed è visitabile a partire da lunedì 23 dicembre. (Santina Muzi) [suggeriti]