MONTECCHIO – Anche questo anno sono stati effettuati gli scavi archeologici a Montecchio (TR), nella Necropoli del Vallone di San Lorenzo, indagini che stanno restituendo risultati inaspettati per tutti gli studiosi che partecipano al progetto e che gettano nuova luce sull’importantissima area sepolcrale in uso dal VII sec.a.C. fino al IV sec.a.C. La ricerca è il risultato di una convenzione firmata nel 2017 tra il Comune di Montecchio e il Dipartimento Lettere – Lingue, Letterature e Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Perugia, per la ricerca, recupero e valorizzazione di beni archeologici della città, collaborazione che rappresenta un’occasione rara e auspicabile di studio, salvaguardia e promozione del territorio.
L’amministrazione comunale intende incrementare l’attività di ricerca con lo scopo principale di valorizzare il patrimonio storico-archeologico del suo territorio, assolutamente fondamentale per la comunità locale, al fine non solo della maggiore conoscenza dei beni archeologici presenti nel comprensorio, ma anche della loro salvaguardia, valorizzazione e maggiore fruibilità da parte di visitatori e ricercatori.
Il progetto mira a raggiungere i più alti standard di istruzione e ricerca accademica e prevede lo sviluppo di un’analisi dettagliata del patrimonio archeologico del comune sia attraverso l’impiego di metodologie tradizionali (ricognizione, scavo stratigrafico), sia di nuove tecnologie informatiche (GIS mapping e digitalizzazione di dati georeferenziati delle evidenze archeologiche presenti), al fine di comprendere appieno il rapporto tra la presenza di eventuali insediamenti e il territorio.
Questo anno le indagini hanno visto all’opera, per quattro settimane una ventina di studiosi tra archeologi e studenti dell’Università degli Studi di Perugia, sotto la direzione scientifica del prof. Gian Luca Grassigli e la partecipazione della prof.ssa Sarah Harvey della Kent State University – Ohio e la direzione sul campo degli archrologi Francesco Pacelli e Stefano Spiganti.
Lo scavo è realizzato con la concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la stretta collaborazione e supervisione del Dott. Luca Pulcinelli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria. Il sito si trova sul versante sud-occidentale di Montecchio, lungo il Fosso di San Lorenzo tributario del Tevere, delimitato da una serie di alture separate da profondi valloni incisi dai numerosi affluenti che percorrono questo territorio riversandosi nel fiume.
In età preromana il territorio era occupato da diversi complessi abitativi, non molto grandi, organizzato secondo un modello abbastanza diffuso di tipo paganico-vicanico; ad oggi non sono molti i dati archeologici di cui disponiamo, ma individuano l’abitato più importante e rilevante presso l’altura soprastante di Copio, luogo di puntuali ricerche di superficie che hanno individuato presenza di materiale che denota una continuità di vita parallela a quella della necropoli di San Lorenzo.
L’area archeologica, oggetto di numerose opere di valorizzazione e visitata da un numero sempre crescente di turisti, è stata oggetto di una serie di campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza dal 1975 fino al 2000; sono state individuate una cinquantina di tombe in gran parte manomesse da scavi clandestini. Si tratta di sepolture a camera che si sviluppano sui fianchi del vallone, scavate direttamente nel banco naturale da cui si accede attraverso un breve dromos realizzato a cielo aperto. Le camere sono caratterizzate da ambienti quadrangolari, con tetto displuviato e munite di banchine laterali e di fondo, distintamente utilizzate per la deposizione dei defunti e dei materiali di corredo. Le tombe sono provviste di camere singole o doppie coassiali, in cui il secondo ambiente è spesso di ridotte dimensioni, talvolta con soffitto piano, a ogiva o arco.
La possibilità di un’indagine archeologica di lunga durata, in un luogo di particolare pregio paesaggistico e storico-artistico come quello del territorio di Montecchio, costituisce un’importante opportunità di sviluppo turistico del comune. I risultati di tale progetto potrebbero porsi come cardine di un percorso storico-archeologico più ampio, comprendente la viabilità antica e le varie pregiatissime emergenze archeologiche e monumentali del luogo.
Le indagini condotte in questa canmpagna scavi sono proseguite nelle aree poste a NW rispetto al nucleo di sepolture individuate in passato e attualmente visitabili, dove già nel 2017 era stata individuata una nuova struttura funeraria.
Con grande stupore degli studiosi la ricerca ha prodotto dei risultati a dir poco straordinari e inattesi, riportando alla luce una nuova sepoltura, completamente diversa da quelle fino ad oggi conosciute nel Vallone di San Lorenzo e che stravolgerà la storia di questo sito, posto sulla sponda sinistra del Tevere, e ancora avvolto da numerosi interrogativi.
In passato, purtroppo, le ricerche avevano riguardato sepolture in gran parte danneggiate da scavi clandestini, che non hanno permesso una completa lettura dei monumenti; oggi con la sensazionale scoperta effettuata dall’Università degli Studi di Perugia, inizia una nuova fase di ricerca che interessa lo sfruttamento di questa parte di territorio della nostra regione, soprattutto in età arcaica.
Nello specifico, nell’ultima campagna di scavi archeologici è stata messa in luce una tomba a camera costruita con grandi blocchi squadrati di travertino, del tipo di quelle che si possono ritrovare ad Orvieto o nelle città più importanti d’Etruria, ma soprattutto fino ad ora del tutto sconosciuta in questa parte di territorio. Fino ad oggi si pensava che questa necropoli fosse munita di tombe scavate direttamente nel terreno naturale, quasi tutte dello stesso tipo e grandezza, con corredi più o meno simili nell’espressione della ricchezza. Oggi questa scoperta apre nuovi scenari sull’interpretazione della storia antica di questo territorio, la ricchezza del materiale di corredo ritrovato all’interno della tomba indica la presenza di principes, o personaggi prominenti presenti in questa zona, forse luogo non di piccoli insediamenti più o meno ricchi ma luogo di una città ancora da ritrovare e scomparsa da tutte le fonti a noi pervenute.
Una puntuale indagine stratigrafica fornirà in futuro, dati esaustivi sulla effettiva consistenza del sito e sul suo stato di conservazione, e permetterà di stabilire la possibilità di una sua eventuale valorizzazione con lo scopo di rendere l’area fruibile, e ampliare il percorso di visita dei beni culturali della città; i materiali archeologici recuperati, una volta inventariati e catalogati, andranno a far parte della raccolta museale già presente nel comune, per ampliarla e renderla maggiormente appetibile dal punto di vista turistico.
I risultati preliminari e le immagini dello scavo verranno esposti nel dettaglio durante la conferenza stampa, che illustrerà le considerevoli scoperte avvenute in questa campagna di ricerche. I dati elaborati promettono importanti prospettive future e gettano le basi per un progetto di ricerca di lunga durata di rilevanza internazionale