ORVIETO – In occasione della festività di San Brizio e della Dedicazione della Cattedrale di Orvieto, mercoledì 13 novembre presso la Sala Urbani del Palazzo dell’Opera del Duomo, si è svolta la Conferenza Stampa di presentazione del progetto di riposizionamento delle statue degli APOSTOLI e dei SANTI PROTETTORI della Città nel Duomo di Orvieto, dopo un lungo, elaborato e paziente trasferimento che lo scorso ottobre, per circa un mese, ha tenuto impegnati vari tecnici. E’ stato il primo degli appuntamenti dedicati a questo evento storico che si terranno da oggi fino al prossimo anno.
A parlare della valenza artistica e storico-culturale del progetto, delle varie operazioni di restauro delle statue e del laborioso trasferimento dalla Chiesa di Sant’Agostino al Duomo, sono stati il Presidente dell’Opera del Duomo, Gianfelice Bellesini, il Vescovo di Orvieto-Todi Mons. Benedetto Tuzia, il Sindaco del Comune di Orvieto, Roberta Tardani, la Soprintendente ABAP Umbria, Marica Mercalli, Bruno Mazzone in rappresentanza del Direttore dell’ISCR, Gerardo De Canio ingegnere di ENEA e il gruppo tecnico e dei restauratori incaricati e il Prof. Vittorio Franchetti Pardo consulente scientifico del progetto.
Dopo lo straordinario “ritorno” nel duomo di Orvieto, lo scorso 25 marzo, delle due statue dell’Angelo annunciante e della Madonna annunciata di Francesco Mochi, tra le più significative opere del Seicento italiano, si sta per inaugurare ora l’intero ciclo scultoreo degli Apostoli e dei quattro Santi protettori tornato finalmente nella sua sede originaria dopo 122 anni di esilio durante i quali le magnifiche statue con i loro monumentali basamenti originali hanno migrato attraverso ben 4 sedi diverse; ultima quella della sede distaccata del museo MODO dal 2006 ad oggi. L’assoluta rilevanza di tale progetto espositivo è anche nel fatto che l’Apostolato orvietano costituisce l’unico ciclo monumentale completo avviato prima dell’avvento del barocco che si conserva integralmente.
La storia – Delle 12 statue degli Apostoli di Orvieto, le prime 8 furono realizzate tra il 1556 e il 1612: S. Paolo da Francesco Mosca detto il Moschino (1556), S. Pietro da Raffaello da Montelupo (1557), S. Tommaso, S. Giovanni e S. Andrea dall’orvietano Ippolito Scalza e collaboratori, S. Giacomo Maggiore da Giovanni Caccini, S. Matteo da Pietro Francavilla su progetto di Giambologna e S. Filippo da Francesco Mochi.
Negli stessi anni venne realizzato anche il gruppo dell’Annunciazione di Francesco Mochi (1603-1608), collocato all’interno del coro della cattedrale, e altre statue che vanno a ornare l’area del transetto e il presbiterio. La nona statua, il San Bartolomeo, è compiuta da Ippolito Buzi nel 1618. La decima, S. Taddeo, è consegnata da Mochi del 1644; le ultime due, sono scolpite da Bernardino Cametti, tra il 1714 e il 1722, negli anni in cui altri Apostoli prendevano posizione nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Nel 1897 il restauro cosiddetto “di liberazione” di matrice purista volle cancellare la fase artistica manierista-barocca e il duomo fu «purgato felicemente dello sconcio sovrappiù». Le statue vennero dapprima esposte nel museo e in seguito dimenticate nei depositi dove venne a visitarle Federico Zeri reclamando il loro recupero.
Oggi, con il ritorno in Duomo – è stato detto nel corso della conferenza stampa – le sculture hanno riacquistato dignità di opera d’arte, seppure fuori contesto e scala, e sono tornate al centro dell’interesse, dello studio, del dibattito. Il progetto del loro riposizionamento in situ, già delineato nel 1986 dalla Soprintendenza, presentato più di recente agli organi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e oggi autorizzato dalla stessa Soprintendenza è frutto della stretta collaborazione tra l’Opera del Duomo e le più importanti istituzioni competenti: ISCR Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, e Soprintendenza all’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio dell’Umbria, affiancate da ENEA per gli aspetti scientifici e di innovazione nella prevenzione del rischio sismico; e della partecipazione del Comune di Orvieto per il supporto logistico e la piena condivisione da parte della Diocesi di Orvieto-Todi, oltre alla determinante approvazione e personale sostegno di S.E. il Vescovo Mons. Benedetto Tuzia. Numerosi poi, gli esperti professionisti impegnati nel cantiere di ricostruzione dei basamenti originali e nel restauro conservativo delle sculture.
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Gli interventi:
La presentazione è stata aperta dal Presidente dell’Opera del Duomo, Gianfelice Bellesini che, visibilmente emozionato, ha detto: “Con il ritorno delle splendide statue nel duomo di Orvieto è giunto a compimento un percorso impegnativo, che rappresenta senza dubbio un evento storico per il restauro e la straordinaria restituzione di un contesto negato per lunghi anni. L’odierna presentazione è l’occasione per dare ampio spazio agli aspetti tecnici di questo progetto che nella sua complessità rappresenta un caso inedito nella storia del restauro. A raccontarlo è il gruppo tecnico composto da istituzioni e professionisti che con passione e competenza hanno collaborato e portato a compimento un intervento di restauro assolutamente straordinario e un impegno morale con l’Arte e con il patrimonio culturale. Ciò che mi piace sottolineare in questa occasione, è l’eccezionale GIOCO DI SQUADRA capitanata da Monsignor Benedetto Tuzia, un lavoro di team che viene da molto lontano e lo sforzo congiunto di un gruppo coeso di persone validissime che sanno lavorare ed hanno lavorato in stretta sinergia fra loro dall’inizio alla fine, affrontando non poche difficoltà. Di questa impresa ringrazio tutti, di cuore”.
E’ stata poi la proiezione del toccante video-racconto IL RITORNO curato da Massimo Achilli della Soprintendenza all’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio dell’Umbria a fare da prologo emozionale alla conferenza. Una narrazione che, attraverso immagini e significative testimonianze audio ha spiegato, grazie anche all’ausilio di tecniche di ripresa innovative, le complesse fasi dei restauri dei basamenti e delle sculture e, infine, del loro trasferimento in Duomo, consegnando così alla memoria collettiva dei contemporanei e delle future generazioni, vicende, atmosfere e suggestioni di un patrimonio d’arte “liberato” che appartiene al Duomo di Orvieto e alla città tutta.
“Immagini molto belle che toccano profondamente e si aggiungono alle descrizioni splendide di Susanna Tamaro sulle pagine del Corriere della Sera (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO)” ha confermato il Vescovo di Orvieto-Todi, Mons. Benedetto Tuzia che ha aggiunto: “avrei immaginato che il passaggio di queste statue, che hanno movimentato la storia della città, attraverso le strette vie del centro storico, non fosse oggetto di una condizione anonima ma di un ‘accompagnamento’, in realtà sono uscite dal Sant’Agostino e rientrate in Cattedrale in un silenzio rispettoso. Come dimensioni, sono sicuramente dei ‘Giganti di bellezza’, ma lo sono soprattutto di Fede. Sono l’espressione alta della nostra Chiesa Apostolica. Oggi, con il loro ritorno in Cattedrale, dopo 122 anni di esilio avvenuto in virtù dello spirito del tempo, stanno a ricordarci questo. Oggi il nostro collegio apostolico è in festa, per il ritorno ‘a casa’ delle statue degli Apostoli.
La Cattedrale non è un’aula museale, ma la madre di tutti i luoghi dove si celebra la Fede e si rinnova il dono dell’Eucaristia. Le statue degli Apostoli ci accompagnano dall’ingresso all’altare dove si celebra il Mistero della Fede. Il loro ritorno in Duomo, luogo cui la comunità vive e celebra la Fede, non è quindi solo un fatto culturale ma ha un senso nella liturgia della celebrazione eucaristica. La Cattedrale cambia ma non è una conchiglia vuota, una corteccia morta, essa vive ed è funzionale alla liturgia. Aver recuperato queste priorità è quindi motivo di grande soddisfazione. Ritrovare le statue degli Apostoli lì sotto i pilastri che reggono la Chiesa rinnova il significato degli apostoli che sostengono la comunità ecclesiale e aiutano la partecipazione di chi resta in basso”.
“Il ritorno delle statue degli Apostoli in Duomo è per me motivo di emozione e di grande soddisfazione perché è il risultato di una grande operazione basata sulla condivisione di una esperienza, sulla stretta collaborazione e sinergia e, direi, sul coraggio dimostrato da Opera del Duomo, Soprintendenza all’archeologia, le belle arti e il paesaggio dell’Umbria, Istituto superiore per la conservazione e il restauro, Enea e Comune di Orvieto, che messo a disposizione gli ampi spazi dell’ex caserma Piave per l’allestimento del cantiere di restauro dei basamenti, fino a tutti i tecnici che si sono occupati del trasporto e rimontaggio delle statue” ha affermato il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani.
“Sono d’accordo con le parole del Vescovo Mons. Tuzia – ha aggiunto – perché il ritorno delle statue degli Apostoli, dopo quello dell’Annunciazione del Mochi accresce il modo di vivere la nostra Cattedrale, ne rinnova il significato religioso, artistico, storico e culturale e contribuirà ad accrescere l’esperienza di visita del Duomo. Questa è quindi una occasione storica, uno di quei momenti in cui il Sindaco si rende conto della grandezza della sua città. Non nascondo di provare una grande emozione nel far parte di questo momento storico così importante per Orvieto e di ammettere che in ogni occasione continuo a stupirmi della grandezza e della meraviglia della città che mi onoro di rappresentare. Ogni volta mi rendo conto di quanto questo sia importante. E’ un grande momento di rilancio per la città che dobbiamo gestire in maniera adeguata”.
“Ogni operazione di restauro è ben fatta quando un intervento di restauro interviene e tiene conto di una istanza storica, quando cioè ricompone la perduta unità artistica e storica dell’opera d’arte” ha detto la Soprintendente ABAP Umbria, Marica Mercalli. “La lettura del Vescovo Mons. Tuzia – ha proseguito – aiuta a cogliere come la Cattedrale non è solo uno scrigno ma è anche una pagina di storia, un racconto artistico. Il compimento di questa operazione dopo ben 122 anni di esilio delle statue degli Apostoli e dei Santi, raccogliere quindi quello che la storia consegna per restituirlo al futuro. Si ricompone così una unità concettuale assimilabile alle colonne, le statue intimamente addossate al pilastro sorreggono le modanature architettoniche delle navate del Duomo. I dodici Apostoli sono le colonne della Chiesa, ecco allora il nesso tra pilastro e la figura del singolo apostolo. Dal punto di vita dell’intervento di restauro conservativo possiamo dire che il restauro è stato molto complesso sotto una molteplicità di aspetti tecnici che sono stati vagliati a lungo e costantemente dal team coordinato dal Presidente dell’Opera del Duomo. In questa occasione mi preme evidenziare proprio l’aspetto della sinergia che è stata la modalità di approccio vincente e che ha permesso di ottenere il risultato di portare a compimento questo restauro”.
Bruno Mazzone dell’ISCR/Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro ha portato il saluto del Direttore, Luigi Ficacci, impegnato in queste ore sulle emergenze dell’alluvione a Matera, ed ha parlato della fase progettuale della ricostruzione dei basamenti delle statue. “Una ricostruzione delicatissima e minuziosa – ha detto – perchè quello dei basamenti è stato un restauro che ha camminato in parallelo con quello delle statue. I basamenti erano molto deteriorati, scomposti, ridotti a frammenti, quindi sono state approntate diverse tipologie di intervento per ricomporli, consolidarli per renderli solidi al fine di sostenere il peso non indifferente delle statue, circa 3 tonnellate ciascuna. Sono state accuratamente studiate tutte le fasi di ricollocazione dei pilastri addossati alle colonne rispetto a come erano nell’800 e quelle del loro trasferimento e posizionamento in Cattedrale. Un restauro difficile ma che è stato fatto davvero con competenza e cuore da una squadra di restauratori molto preparati. Anche per questo condivido la felicità di aver riportato le statue in Duomo”.
Gerardo De Canio ingegnere di ENEA ha parlato dell’importanza del lavoro di squadra che ha affrontato tutti gli aspetti del rientro delle statue in Cattedrale. “Prima il gruppo scultoreo dell’Annunciazione e oggi le statue degli Apostoli e dei Santi protettori sono stati seguiti con gli stessi criteri di approccio scientifico e tecnologico del metodo applicato in Italia – ha detto – personalmente mi sono occupato della stabilità strutturale e del progetto di ricostruzione dei basamenti che erano stati demoliti più volte e poi ricomposti, con l’obiettivo di proteggere le sculture in caso di terremoto od oscillazioni, valutando quindi la resistenza sismica una volta caricati del peso delle statue. Il criterio seguito è stato quello dell’innovazione nella conservazione, adottando tre tipologie di soluzioni progettuali e di presidio antisismico”.
Anche il restauratore Gianluca Regoli nel ringraziare tutta la squadra addetta al restauro ha ribadito l’importanza della “sinergia che in questo intervento è stata determinante” evidenziando come “l’aspetto umano è stato la chiave di svolta affinché tutte le competenze messe in campo risultassero utili e commisurate al tempo di esecuzione del restauro”. Proprio il lavoro di documentazione video fotografica delle operazioni di restauro sarà oggetto di uno approfondimento più ampio. Il direttore lavori, Mauro Stella ha poi voluto testimoniare “lo sgomento provato quando sono state aperte le casse e sono stati constatati i numerosi pezzi di pietre non catalogate. Una fase fortunatamente superata dall’impegno di tutti. Un grazie all’Opera del Duomo e al Presidente per la fiducia accordata con un incarico per me prestigioso e che mi onora”.
Sulla complessità del trasferimento e delle operazioni di trasporto delle statue ha parlato la rappresentante delle imprese di trasporto, Rispoli che ha spiegato le problematiche affrontate e connesse alle dimensioni, al peso delle statue, alla valutazione del peso specifico di ogni singola opera d’arte da inserire nelle casse, all’esigenza di modifiche in corso d’opera e alle delicate operazioni di imbrigliatura che, comunque, “sono state vissute non con tensione ma con spirito di disponibilità da parte di un team di tecnici veramente competenti ed affiatati”.
Alessandra Cannistrà, curatore del Museo dell’Opera del Duomo / MODO ha ripercorso gli ultimi 12 anni dei lunghissimi 122 anni in cui le statue degli Apostoli vennero lasciate fuori dalla Cattedrale, ricordando che, anche nell’ultima collocazione al Sant’Agostino, la loro provvisorietà in attesa di un progetto definitivo, era sottolineata dalla non collocazione delle statue sui basamenti ma sui pancali di trasporto. “Da quel momento – ha detto – si aprì un ampio dibattito, negli anni 80 si sbloccò il progetto che viene da lontano. Questo restauro, che è di grande importanza, ha visto la restituzione della storia e dell’immagine della Cattedrale di Orvieto, e la riaffermazione del valore dello statue dal punto di vista del loro significato spirituale”. “E’ stata una esperienza bellissima poter seguire questa operazione che è un’impresa storica per il restauro e la conservazione di beni culturali. Nonostante tutti i trasferimenti”.
“Ringrazio il Presidente Bellesini – ha concluso – per l’assiduità con la quale ha seguito questa imponente impresa, come pure la Soprintendenza e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro. Vorrei affidare a questo momento di positiva condivisione una immagine significativa di questa storica impresa. Sono le lacrime di gioia della componente femminile dei restauratori, la sera del 6 novembre scorso, dopo il riposizionamento dell’ultima statua all’interno del Duomo”.
Da ultimo, il Prof. Vittorio Franchetti Pardo ha dato una sua intensa testimonianza della storica impresa del ritorno in Duomo della statue degli Apostoli: “mi sono trovato davanti ad una situazione unica ed emozionante. Come se si fosse riprodotta una operazione medievale: una nuova riprogettazione del Duomo nell’idea di ricomposizione della sua unità. Ho sperato a lungo di chiudere la mia vita avendo avanti a me questo risultato con l’immagine della ricollocazione completa delle statue. Sono grato che sia stato riprodotto questo Medioevo vivo! Sono soddisfatto e grato di concludere la mia esperienza e attività vitale in un modo più che soddisfacente”. [suggeriti]
(Fonte: Comune di Orvieto)