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Home Eventi

L’astrattismo di “Achille Perilli. Beyond” unisce Bagnoregio e Orvieto

Redazione by Redazione
8 Novembre 2019
in Eventi, Cultura, Archivio notizie
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ORVIETO – L’arte di Achille Perilli, uno dei principali artisti del Novecento, al centro di un progetto di promozione territoriale tra la Teverina e la Bassa Umbria. Una mostra dal respiro internazionale e che guarda al futuro è chiamata a legare Bagnoregio e Orvieto per i prossimi mesi, aprendo di fatto la strada a una comune prospettiva di promozione territoriale. Il tutto nasce dall’incontro di eccellenze: il Comune di Bagnoregio, la sua neonata partecipata per lo sviluppo turistico Casa Civita, Vetrya e la Fondazione Luca e Katia Tomassini. “Visione” è la parola d’ordine.
“Achille Perilli. Beyond”, è un importante progetto espositivo dedicato a uno dei grandi protagonisti dell’astrazione in Italia, curato da Davide Sarchioni con la collaborazione di Nadja Perilli, che sarà articolato in due sedi distinte con doppia inaugurazione: giovedì 14 novembre alle 18.30 a Palazzo Petrangeli di Bagnoregio (VT) e venerdì 15 alle 18.30 al Vetrya Corporate Campus di Orvieto (TR).

Nella mattinata di mercoledì 6 novembre, proprio nell’avveniristica sede di Vetrya si è tenuta la conferenza stampa che ha visto gli interventi di Katia Sagrafena (direttore generale del Gruppo Vetrya S.p.a. e della Fondazione Luca e Katia Tomassini), Luca Profili (sindaco di Bagnoregio), Francesco Bigiotti (amministratore unico di Casa Civita), Davide Sarchioni (curatore della mostra) e la portavoce di Nadja Perilli (figlia dell’artista e figura chiave nella realizzazione del progetto). Katia Sagrafena, Luca Profili e Francesco Bigiotti, nei loro interventi, hanno sottolineato l’importanza di un progetto che non è una semplice mostra ma un mettere l’arte al centro di un progetto territoriale di sviluppo turistico.
Con l’ambizione di superare i confini e di internazionalizzare una parte d’Italia centrale che ha tanto da raccontare. L’omaggio al maestro Perilli diventa quindi un sentiero dove si troveranno a camminare a lungo il Comune di Bagnoregio, Casa Civita, Vetrya e la Fondazione Tomassini. Insieme in un viaggio verso il futuro.

La mostra che raggruppa complessivamente una selezione di 68 lavori, sarà aperta al pubblico dal 14 novembre 2019 al 29 febbraio 2020 presso Palazzo Petrangeli di Bagnoregio e da venerdì 15 novembre al 29 febbraio 2020 negli spazi del Vetrya Corporate Campus di Orvieto. È organizzata dal Comune di Bagnoregio e Fondazione Luca e Katia Tomassini, in collaborazione con Vetrya, Casa Civita, Archivio Achille Perilli e Terramedia-LaDI Art di Isaco Praxolu.

A Orvieto, negli spazi di Vetrya, un insieme di 24 piccole e preziose composizioni, coloratissime e ironiche, fa da contrappunto all’atmosfera severa e rigorosa data dalla sequenza incombente dei 13 dipinti a fondo nero realizzati tra il 2008 e il 2015, in cui le articolazioni cromatiche strutturali delle forme sono accentuate dai contorni netti ritagliati da un nero compatto e si accendono vivacissime in contrasto con l’oscurità che le avvolge ponendole sfrontatamente alla ribalta senza nessuna modulazione o ripensamento, come una dichiarazione decisa ed estrema.
Eseguite sulle tonalità degli azzurri e dei verdi, con improvvise accensioni del giallo o del rosso, forme solide e compatte o aperte come piani sovrapposti sono articolate nella superficie del quadro innescando un sistema di rimandi tra una composizione e l’altra che tendono a dilatarsi fino a emergere nello spazio fisico.
Si tratta di immaginifiche e proliferanti strutture avvolgenti che descrivono spazi virtuali analoghi a certe configurazioni digitali tridimensionali.
Qui, più che altrove, l’artista sembra guardare al futuro (“In viaggio verso il futuro”, 2009), in sintonia con la nuova dimensione ubiquitaria offerta da internet e dai social-network, attraverso formulazioni geometriche che conquistano spazi inesplorati, frutto del nostro inconscio e della nostra percezione.
Con questi lavori, che propongono in maniera del tutto inedita la funzione del fondo nero rispetto alle note esperienze passate, Perilli si spinge di nuovo oltre, come se stesse già traguardando nuove soluzioni che saranno verificate nell’opera successiva, ma rimanendo in attesa del dopo. “Il desiderio del domani risiede anche nel riconoscere il frutto scaturito dal seme del quadro precedente” (L. Caprile).

A Bagnoregio, nelle sale di Palazzo Petrangeli, si snoda un percorso variegato che affronta sinteticamente diversi e importanti momenti di ricerca, anche distanti nel tempo, ed esprime quella peculiare versatilità dell’artista individuabile nell’utilizzo di medium differenti, come la serie dei raffinatissimi lavori su carta degli anni Ottanta; alcune storiche sculture totemiche degli anni Sessanta, le cosiddette ”Colonne” ispirate a quelle romane antiche ma che, anziché essere celebartive, vi si snodano le sequenze graffite e immaginative dei “fumetti”; le ceramiche e le terrecotte degli anni Novanta con i “Bistorti”, elementi di un vaso accumulati uno sull’altro in maniera sbilanciata e senza un centro, e le “Argille”, tegole con geometrie a rilievo frutto di un’affascinante immersione nella materia primigenia.
Le numerose tele più recenti, ora dai cromatismi accesissimi e brillanti, ora giocate sulle tonalità terrose degli ocra e dei marroni, evidenziano l’utilizzo incondizionato del colore che prende il sopravvento sulla forma. La superficie del quadro è determinata da una stesura cromatica compatta e pura dove alle “geometrie irrazionali” si sostituisce la bidimensionalità di un “tracciato topografico” analogo allo svolgimento in piano di una forma tridimensionale che risponde alle esigenze del colore.
Tanto nelle ceramiche e nelle terrecotte, quanto nei dipinti color “terra”, si riscontra un legame voluto con questo  territorio dove Perilli e la sua fimiglia vive da molti anni. Ad esse sono accostati alcuni lavori associabili alle esperienze del gruppo “Forma”, come “Paesaggio astratto” del 1947, recentemente esposto nella grande retrospettiva che il museo dell’Ermitage ha dedicato a Achille Perilli nel 2018, e “A di grande spazio” del 1951, insieme ad altre “geometrie” dei primi Novanta.

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