Addio bontà, addio umanità, addio riconoscenza. Addio a tutti quei sentimenti che inteneriscono il cuore.”
di @paolacatalano
Con queste parole Edmond Dantès, il protagonista del romanzo Il conte di Montecristo, scritto da Alexandre Dumas nel 1844, inizia il suo percorso di vendetta e redenzione, giustizia e perdono. Una storia straziante, quella di Edmond che mi ha rubato l’anima e il cuore, trascinandomi nel suo mondo e nel suo tempo e mostrandomi passo dopo passo, come un amico silenzioso, cosa significa soffrire a tal punto da non riuscire a vedere una via di fuga, cosa prova un cuore spezzato che vede di fronte a se solo vendetta e sopratutto come il perdono riesce sempre a vincere su tutto, anche sugli animi ormai duri come una roccia.
Ho amato tantissimo quel ragazzo diciannovenne dal cuore nobile e pieno d’amore che aveva tanta fretta di essere felice per paura che tutto potesse svanire in poco tempo; quell’anima sincera che iniziava purtroppo ad accorgersi poco per volta di quanto il mondo fosse pieno di tigri e coccodrilli a due gambe, tanto pericolosi quanto spietati; quel giovanotto innamorato che durante la sua festa di fidanzamento viene incastrato da una lettera anonima e accusato ingiustamente di essere un agente bonapartista per poi essere imprigionato nel Castello d’If. Condannato alla prigione a vita inizierà a perdere ogni speranza, l’amore per la vita e per se stesso, mantenendo però un cuore puro che lo porterà ad unirsi ad un altro prigioniero che da tempo tenta di evadere scavando un tunnel sotterraneo. Edmound sarà istruito nel corso degli anni di prigionia da questo nuovo amico, l’Abate Faria, arrivando ad apprendere varie discipline come la matematica, le scienze, la filosofia, la storia, le lingue e l’economia, arrivando a far luce sulle ragioni del suo arresto e consapevole del complotto eseguito a sue spese, deciderà di vendicarsi di tutti coloro che ne sono stati artefici. Faria, sarà per Dantès non solo un amico sincero ma il mezzo per evadere da quella prigione; infatti, in punto di morte, consapevole della bontà d’animo del ragazzo ormai cresciuto, deciderà di indicargli il punto esatto in cui ha nascosto il suo più grande tesoro, una fortuna inestimabile, sull’isola di Montecristo.
Dopo 14 anni di reclusione, Edmond riuscirà quindi ad evadere grazie alla morte del suo amico Abate, a ritrovare il tesoro, a cambiare identità e a progettare finalmente la sua vendetta, trasformandosi da giovane sognatore in un uomo pronto a regolare i conti con una società che l’ha dimenticato.
Ho adorato il suo cambiamento, il suo atteggiamento nel rincominciare una vita completamente nuova e il modo in cui riesce a costruirsi la propria esistenza sulla base di una vendetta atroce, che seppur giusta sotto molti aspetti non viene apprezzata da coloro che decidono di scegliere la via più facile, quella del perdono o che semplicemente lasciano fare al caso, vivendo come fantasmi in un limbo senza fine.
Dantès invece, divenuto coraggioso, sicuro di se, privo di ogni scrupolo, gioca la sua partita senza trovarsi in prima linea, quasi come un osservatore silente che fa le sue mosse e muove le sue pedine rimanendo nell’ombra, lasciando che le situazioni arrivino all’estremo e si compiano come lui aveva progettato, rendendo alla sorte il colpo con il quale è stato colpito e lasciando il suo avversario privo di ogni cosa, sia quella che possedeva che quella che non possedeva.
Durante il suo percorso di vendetta, il conte di Montecristo riuscirà anche a intraprendere la strada del perdono, consapevole che i suoi ricordi saranno dimenticati da quegli occhi ormai stanchi di lottare ma non dalla sua anima profondamente ferita ma che riuscirà a guarire grazie all’amore incondizionato che altri personaggi proveranno nei suoi confronti e che lui ricambierà.
Penso che questo sia quel romanzo da leggere almeno una volta nella vita tanto da far tesoro dei suoi insegnamenti, lasciandosi trasportare da una storia scritta con maestria, emozionante e piena di colpi di scena, dove i protagonisti e i personaggi secondari sono legati indissolubilmente da quei fili invisibili mossi strategicamente da Edmound Dantès.
Il conte di Montecristo. Alexandre Dumas. Un romanzo sui forti sentimenti e sulle passioni negative che inquinano l’animo umano, la storia di un uomo che, simile a Satana, volle sentirsi uguale a Dio, divenendo strumento della giustizia e della provvidenza divine. Il capolavoro di Alexandre Dumas, racconta le vicende di Edmond Dantès. Sbarcato a Marsiglia con il Pharaon, la nave mercantile di cui sta per essere nominato capitano, Dantès viene arrestato nel mezzo della sua festa di fidanzamento con la bella catalana Mercedes e accusato di bonapartismo. Dietro il suo arresto c’è l’invidia di tre uomini per la sua felicità e il suo successo: il pescatore Fernando, suo rivale in amore, il contabile Danglars, che aspira a conquistare il suo posto, e Caderousse, un amico geloso. Nonostante proclami la sua innocenza, Dantès viene incarcerato nel castello d’If, terribile prigione in mezzo al mare. Qui fa la conoscenza dell’abate Faria, uomo intelligente e coltissimo, che gli racconta di un tesoro nascosto sull’isola di Montecristo. Quando, dopo 14 anni, Edmond riesce finalmente a fuggire, si impossessa di questo tesoro. Divenuto ricchissimo, torna in Francia con il nome di conte di Montecristo e un unico obiettivo: vendicarsi.
Paola Catalano: blogger di Le Pagine del cuore, si presenta così: “Mi chiamo Paola, sono una mamma, una moglie, una sognatrice e un’inguaribile romantica. Amo l’handmade, la musica, lo zucchero filato, i film sdolcinati ma sopratutto leggere, leggere tanto e scrivere… scrivere tanto. Ho pubblicato il mio primo romanzo “Allora mi ami” Seguila anche su Instagram @paolacatalano