ORVIETO Il Centro Antiviolenza a rischio fondi e operatività. Un 25 novembre difficile per il Centro Antiviolenza “L’Albero di Antonia” di Orvieto che è operativo ma senza fondi; infatti i ritardi ricorrenti nei finanziamenti pubblici mettono a rischio la continuità decennale dei servizi resi gratuitamente alle donne.
I fondi 2018 sono stati accreditati tra marzo e agosto 2019, mentre per il 2019 ancora non vi sono certezze sui tempi del finanziamento. Numerosi ostacoli hanno interferito con la presentazione del progetto finalizzato a chiedere il supporto finanziario per l’anno 2019 alla Regione Umbria: predisposto dalle operatrici del Centro a marzo, condiviso con l’ufficio cittadinanza del Comune di Orvieto, il progetto non è riuscito ad avanzare per la mancanza di alcune firme prima e in seguito si è bloccato a causa delle elezioni comunali e poi di quelle regionali.
Ci sono voluti sette mesi per giungere, il 17 ottobre scorso, alla delibera del Comune di Orvieto con la sottoscrizione del progetto da parte di tutti i firmatari della Rete Interistituzionale Territoriale Antiviolenza R.I.T.A. 12 (Azienda sanitaria locale, Comando compagnia carabinieri di Orvieto, Commissariato di Polizia di Orvieto, Comuni zona sociale 12 e Centro antiviolenza L’Albero di Antonia di Orvieto).
Ad oggi la proposta è ancora depositata in Regione, le pratiche procedono con la loro consueta lentezza e l’iter burocratico non arriva a conclusione. Nel frattempo l’anno termina, il finanziamento 2019 non arriva, il Centro resta senza soldi e le operatrici stanno pagando le bollette del telefono h24, che sono costrette ad avere perché definito in ambito ministeriale “requisito minimo richiesto ai centri antiviolenza”, con i fondi raccolti dalle loro attività.
Anche il Piano Operativo Nazionale che distribuisce le risorse alle Regioni per i Centri antiviolenza e per altre importanti azioni quali gli interventi a favore di minori, donne migranti e uomini maltrattanti, è attuato senza una concertazione con i soggetti specializzati, a cominciare dai Centri Antiviolenza stessi.
Sempre più donne si rivolgono al Centro L’Albero di Antonia di Orvieto, così come avviene nei Centri dell’Umbria e d’Italia, anche se la violenza sommersa rimane troppo elevata. Permangono nel complesso “forti criticità perché i Centri Antiviolenza sono troppo pochi, con interi territori scoperti, con risorse assolutamente al di sotto dei bisogni, con personale solo parzialmente retribuito”; questo è quanto dichiara il coordinamento nazionale dei centri antiviolenza, Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. Nel 2017 sono stati stanziati solo 76 centesimi per ogni donna accolta nei 281 Centri censiti da ISTAT; gli scarsi fondi pubblici motivano il massiccio ricorso al volontariato da parte dei Centri, ma non è con scarsi fondi differiti nel tempo e vincolati alla violazione della privacy delle donne (es. Regione Lombardia) che si combatte la violenza.
Le operatrici del Centro sollecitano i diversi soggetti della Rete a risolvere questa condizione estenuante e rischiosa ed a partecipare alle iniziative in programma, a partire dalla manifestazione nazionale NONUNADIMENO sabato 23 novembre a Roma, ore 14 piazza della Repubblica, ed a quelle locali come “L’amore non fa male” del Comune di Castel Giorgio, il 24 novembre ore 16 al Centro polifunzionale di piazza Anne Frank, il 25 novembre ore 15.30 commemorazione presso la panchina rossa di Parrano ed a seguire alle ore 16 il convegno “Le radici di Dafne”, alla Sala consiliare del Comune.
A distanza di dieci anni dall’apertura del Centro di Ascolto antiviolenza nel 2010, poi diventato Centro antiviolenza, L’Albero di Antonia sollecita le Istituzioni e la Rete territoriale a dare finalmente priorità alla prevenzione ed al contrasto della violenza di genere e a non disperdere le esperienze costruttive degli anni precedenti: il Tavolo tecnico operativo antiviolenza, istituito nel 2010 dal Comune di Orvieto, su proposta dell’Associazione; il protocollo territoriale antiviolenza firmato nel 2014, e quelle del Tavolo Pari Opportunità del 2013-2014. Il pensiero principale va però alle donne sopravvissute alle violenze che hanno diritto a essere credute e supportate adeguatamente da tutta la Rete antiviolenza nel loro percorso di ricostruzione della propria vita e nel pieno rispetto della loro autodeterminazione, libere di scegliere e libere dalla paura.