di Gianni Marchesini
Le dimissioni dei cda della Tema e del centro Studi hanno di nuovo mosso il fondo di bottiglia dei commenti, delle riflessioni su questioni annose e irrisolte che attengono al funzionamento dei contenitori pubblici e, più in generale, delle implicazioni economiche relative ai problemi della politica turistica.
La costatazione che ne deriva non è esaltante. Il sistema perpetrato per anni, anche con una certa ottusa protervia, non ha funzionato ed ha fallito.
È inutile elencarne i motivi. Per non perdere tempo dobbiamo soltanto costatarne il decesso.
Cosa bisogna fare, allora? Serve ripensare, definire un altro modello, sovvertitore del precedente provvisti quindi di un approccio culturale del tutto opposto a quello fin qui messo in atto. Su MARKESING (chi non lo ha letto può ritirarlo presso il caffè Montanucci) ho scritto che il mio modello di città si sviluppa in tre direzioni.
La prima consiste nella trasformazione sul medio periodo del turismo attuale: un esercito di visitatori/predatori, frettolosi e acritici che rischia di spopolare la città dei suoi abitanti secondo quel fenomeno economico della “gentrificazione” per cui la capacità di spesa del turismo “mordi e fuggi” finisce per superare quella dei cittadini residenti e quindi l’offerta degli operatori turistici e di chi guadagna con il turismo andrà attestandosi sulla domanda. A lungo andare la permanenza dei residenti verrà resa sempre più difficile perché aumentano i prezzi degli affitti e delle case richiesti per affitti settimanali e B&B con conseguente abbandono del Centro per le frazioni circostanti dove i prezzi sono più bassi.
Se andate a chiedere: “Cosa è più importante per te quando pianifichi un viaggio?” il 65% dei visitatori vi risponderà: “Vivere qualcosa di nuovo”- Il viaggiatore/turista desidera sempre più ampliare le proprie conoscenze, approfondire la cultura del luogo, sperimentare, tornare a casa con un’esperienza indimenticabile. La trasformazione allora, che io ritengo ineluttabile, dovrà portarci al TURISMO ESPERIENZIALE.
È un turismo inclusivo e non d’evasione che esige una città viva, abitata, che offre le sue tradizioni, i suoi modelli alle esperienze del visitatore il quale, nei giorni che resterà ospite pagante, sarà un cittadino orvietano desideroso di interagire (fare esperienze) con la comunità.
La Fabbrica dei Prodotti Esperienziali sarà il nuovo volano economico della città. Intorno ad essa si formano della attività, piccole attività che assecondano la permanenza dei giovani e un processo sovvertitore, rivoluzionario per il quale la città condiziona, orienta il turismo piuttosto che esserne, come attualmente, condizionata e depauperata.
La seconda direzione è la Città Sento molte persone che non fanno altro che parlare di eventi, sparano eventi in tutte le direzioni come se questi fossero il toccasana di ogni politica turistica. È un errore. (Su questo farò un discorso a parte). Il vero Evento, quello che funziona è la Città. Vado a visitare Orvieto perché la Città/evento lascia un’esperienza unica, piacevole, da non dimenticare.
Tale ristrutturazione in Città/Evento non potrà prescindere da una “distruzione creatrice” da una ripulitura di tutte quelle brutture, incoerenze, sovrapposizioni accumulatesi nel tempo nella totale assenza di una corretta grammatica estetica consona a una città d’arte come Orvieto.
Su questo lavoro va modulata un’operazione di branding city, la formazione di un Marchio Città attraverso il quale colpire l’immaginario globale. Immaginare di mettersi in concorrenza commerciale con le vendite via Internet o con i supermercati è impensabile. Il negozio del Centro può vendere se il visitatore acquista la Città, ne gode dell’atmosfera, apprezza il clima d’insieme. Vive un’esperienza che non dimentica.
La terza direzione riguarda i cosiddetti Contenitori cittadini. Come si può pensare che in una città piccola e concentrata come Orvieto la singola struttura possa funzionare se non è intimamente collegata con le altre. Come si può pensare a un Palazzo dei Congressi non collegato al Teatro o al Pozzo, al Palazzo dei Sette o del Gusto ecc.. Il contenitore principe è la Città ed è dalla città che deve scaturire una forte attività promotrice che ha bisogno di strutture interconnesse, saldamente collegate. E collegare le varie strutture significa integrarne le varie funzioni, i diversi prodotti esperienziali innescando un forte effetto moltiplicatore dell’offerta stessa. Domanderete, ma chi le fa tutte queste cose? Chi creerà prodotti esperienziali per la rivoluzione turistica della città, chi formerà il Brand Città di una città da ricostituire, vestire in città-evento? E chi gestirà la dinamica interconnessa dei contenitori?
Io ho parlato (ne parlo e scrivo da otto anni) di un’Agenzia per la città espressione del Comune che parta con un finanziamento ricavato dalla tassa di soggiorno, ma che nel breve periodo produca utili dei quali si possa servire il Comune per abbassare le tasse o per farci ciò che ritenga più opportuno.. ..Ma facciamo un passo indietro.
Ho letto di Casa Civita, una partecipata del Comune di Bagnoregio il cui amministratore delegato è l’ex sindaco di Bagnoregio Francesco Bigiotti, mio amico che sono andato a trovare. Bene. Casa Civita, mi ha spiegato Francesco, è una partecipata al 100% del Comune di Bagnoregio. È una società di capitali che, soltanto in virtù della totale partecipazione del Comune può agire con la massima spigliatezza come un’azienda qualsiasi pagando a breve, commissionando lavori senza pastoie di appalti, facendo in un minuto quello che un’amministrazione pubblica può fare in un mese.
Meraviglioso. Questo è quello che serve. Ecco cosa serve che il nostro Comune faccia. Tutto dovrà partire da qui, da questa “partecipata” secondo un processo centralizzato, diretto giorno su giorno, di respiro ampio, aperto, libero, spigliato, co-creativo che potrà utilizzare, in forme diverse, anche esperienze lavorative precedenti. Ah, dimenticavo. Le tre parole ispiratrici di qualsiasi iniziativa sono BELLEZZA, QUALITÀ, RICONOSCIBILITÀ perché ci ricongiungano a una Città “altra e strana”. Quanto sopra è dedicato a tutti coloro che si dibattono nella ricerca di un nuovo modello di città.