Si è svolto nel pomeriggio di giovedì 10 ottobre l’incontro promosso dalla Federazione civica “Umbria dei Territori” con alcuni dei candidati orvietani alle prossime elezioni regionali del 27 ottobre. L’appuntamento è stata l’ccasione per formulare “proposte di cambiamento capaci di rinnovare e rilanciare il ruolo dell’Umbria e in essa una nuova stagione per il territorio orvietano in una prospettiva interregionale”, come ha scritto Franco Raimondo Barbabella, uno dei promotori dell’iniziativa.
Di seguito il testo del documento che UdT ha rilasciato al termine dell’incontro:
“La federazione delle liste e dei movimenti civici “Umbria dei Territori” non partecipa alle elezioni del 27 ottobre per scelta consapevole. Ci abbiamo provato sulla base di una constatazione e tre ragionamenti. La constatazione: l’Umbria è stata portata sull’orlo del declino irreversibile da una classe dirigente impegnata più a garantire il proprio sistema di potere che a risolvere i problemi dei cittadini; un sistema di potere caratterizzato da centralismo, assenza di visione, clientelismo capillare. I ragionamenti:
1. Occorre un cambiamento radicale, di prospettiva, di contenuti, di metodo, di classe dirigente;
2. Per farlo occorre ripartire dai territori, fermare il dirigismo, rovesciare la piramide;
3. Si devono creare le condizioni di un’alleanza riformatrice che dia alla nuova legislatura regionale un carattere di svolta costituente. Non ci siamo rapportati alle forze schierate a destra perché fin dall’inizio queste si sono mosse con una logica di autosufficienza, come una presunzione inevitabile di vittoria e una sostanziale lontananza dalle istanze del civismo organizzato, politico, ambientale e sociale. In sostanza ci è sembrato che ad una nomenklatura si volesse semplicemente sostituire una diversa nomenklatura.
Volgendo lo sguardo dall’altra parte abbiamo trovato un candidato presidente già confezionato dal PD con tanto di finta patente civica, attivo per conto proprio con la logica di chi, dando già per persa la partita, pensa a distribuire i posti di consigliere di minoranza fra le varie correnti. Di qui l’immediata richiesta di un passo indietro di Andrea Fora e l’apertura di un confronto con gli altri che non condividevano questo metodo a cominciare dai 5Stelle.
I primi ad aderire sono stati il raggruppamento delle liste civiche di sinistra, alcune associazioni civiche perugine, i socialisti e i verdi, fino a prefigurare un’alleanza di forze riformatrici capaci di rappresentare il motore di un solido polo del cambiamento. Ciò che ha mutato all’improvviso lo scenario è stato l’accordo di governo tra DS e 5stelle, trasferito pari pari da Roma a Perugia ed attuato contro ogni logica di autonomia.
Ne è seguita la ricerca affannosa di un candidato che mettesse d’accordo le rispettive esigenze dei due contraenti senza spazio per ragionamenti su idee di riforma e cambiamenti di prospettiva. Ci siamo trovati di fronte alla pura conservazione di uomini e contenuti. In queste condizioni Umbria dei Territori non poteva partecipare alla competizione, proprio per salvaguardare la natura stessa del progetto di cambiamento. Ma questo non vuol dire rinuncia, anzi proprio il contrario. Siamo e saremo presenti sia nel dibattito politico che nell’iniziativa. Ecco perché sottoponiamo all’attenzione dei candidati di territorio le scelte fondamentali per cambiare radicalmente le logiche di governo dell’Umbria e in esse quelle dell’area di riferimento.
A. Le scelte generali per cambiare l’Umbria
1. La prossima legislatura abbia carattere costituente – si riscriva il profilo istituzionale della Regione: dalla “città-regione” al nuovo policentrismo basato su aggregazioni funzionali (servizi, scuola, trasporti, sanità, imprese) e su accordi infraregionali/extraregionali, demandando alla Regione il coordinamento e l’armonizzazione.
2. Si promuova la nascita delle “Conferenze territoriali” per gestire la programmazione regionale. Si facciano i piani di settore con visione integrata e con al centro la valorizzazione delle risorse specifiche territoriali.
3. Si riscriva la legge elettorale regionale garantendo diritto di tribuna alle diverse articolazioni territoriali della regione.
4. Si esca dalla logica della regione autosufficiente e si impostino all’interno le aggregazioni intercomunali e verso l’esterno iniziative che prefigurino la macroregione dell’Italia mediana.
B. Le scelte specifiche per lo sviluppo del territorio orvietano
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Assumere come emergenza dell’Umbria l’uscita del territorio orvietano e della più vasta area ad esso collegata, il Trasimeno-Pievese, dalla marginalità storica e recente indotta dalla politica verticistica regionale.
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Affidare perciò al territorio orvietano un ruolo strategico interregionale nell’area umbro-toscano-laziale nel quadro di una nuova politica regionale a piramide rovesciata. Concepire di conseguenza i piani regionali di settore (sanità, scuola, viabilità e trasporti, ambiente, energia, cultura, turismo, economia) come strumenti funzionali non solo di politica interna ma per accordi con le regioni confinanti. A questo fine sarà determinante il modo di programmare e la finalizzazione dei fondi strutturali europei 2021-2027.
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Nel frattempo assicurare efficienza e adeguatezza qualitativa e quantitativa ai nostri servizi territoriali, elemento strategico di attrattività territoriale (servizi sanitari e ospedalieri, servizi ambientali, servizi scolastici, servizi di trasporto, servizi a rete, approvvigionamenti energetici). In particolare sono da affrontare come assolutamente urgenti le diverse questioni che riguardano i rifiuti, la sanità territoriale e l’ospedale, i pendolari e l’alta velocità, il sistema scolastico e formativo, le fonti energetiche non inquinanti.
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Sostenere da subito alcune scelte qualificanti in tema di valorizzazione ambientale e dei beni culturali: Orvieto porta d’ingresso dell’Umbria e dell’Etruria, Orvieto patrimonio dell’umanità, piano straordinario di riuso del patrimonio storico pubblico (ex ospedale, ex Piave, complesso di San Giovanni, ex tribunale, ecc.)
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Nel quadro di una nuova politica culturale centrata sui territori, valorizzare Orvieto come centro attrattivo per attività culturali di livello elevato e di formazione superiore: funzione interregionale del Teatro Mancinelli; ruolo formativo ad ampio raggio del Centro Studi; istituzione di percorsi formativi di livello superiore nel campo dell’enologia, dall’ITS (Istituto Tecnico Superiore) alla FIE (Facoltà Internazionale di Enologia)”.