di Loretta Fuccello
Da qualche giorno, di fronte alla preoccupazione crescente per il silenzio intorno alle sorti del Teatro Mancinelli e della nuova stagione, mi ero posta come cittadina, da sempre affezionata al nostro teatro e alle istituzioni culturali della città, il problema di trovare le parole giuste per dire una semplice verità, che Pino Strabioli ha riassunto con grande chiarezza e lucidità: non lasciamo che il nostro teatro chiuda, non lasciamo che si compia questo “delitto”.
E’ difficile da parte di una semplice cittadina trovare le parole, non perché non si abbia chiarezza sui contenuti, ma perché nel tempo che stiamo vivendo la comunicazione è oggetto continuo di distorcimento e di manipolazione e, sempre, si rischia di entrare in questioni che non sono attinenti ai fatti e alle questioni che ci stanno a cuore. Ho seguito il teatro da quando ero bambina, ne ho attraversato le vicende sempre con passione e partecipazione, ho scritto un testo, “Un teatro voluto dai cittadini” Fuccello – Teatro Mancinelli uscita nel dicembre 2018, che metteva insieme passato e presente cercando di far capire la dimensione collettiva, comunitaria che fa assurgere il Teatro Mancinelli di Orvieto a valore imprescindibile per la nostra storia e il nostro futuro, non un luogo qualunque, ma il luogo di riconoscimento e di appartenenza, al di là del fatto di essere assidui o meno frequentatori delle stagioni teatrali.
Sappiamo per esperienza che ciò che si chiude difficilmente ritrova vita, è così per i negozi, lo è ancora di più per tutti i luoghi culturali che come le librerie, le biblioteche, i teatri, i centri di aggregazione, le scuole di musica, hanno vita difficile, sempre sul filo della sopravvivenza; di questo stiamo facendo esperienza a Orvieto e non da ora, quindi sarebbe inopportuno e soprattutto inefficace entrare in una querelle politica dove da sempre si esercita uno scaricabarile storico, che vanifica ogni ragionevole tentativo di mediazione.
Sì, perché di mediazione si tratta, di quella capacità, che può diventare una nobile arte, di comprendere tutte le ragioni che si trovano alla base di questa assurda e lunghissima storia di incomprensione, probabilmente incapacità, ma che oggi ci fa trovare a questo punto: rischiamo di perdere il nostro bene prezioso, rischiamo di non rivivere quei momenti di attesa, di scambio, di gioia di ritrovarsi nel “nostro” teatro, con quella tesserina da socio tra le mani che mi conferisce senso di appartenenza e soprattutto mi garantisce un diritto democratico, ritrovarmi in un luogo dove si fa cultura, dove si ascolta, si incontrano persone di varie provenienze, si vivono e rivivono emozioni, si pratica la memoria, si incontrano scuole e giovani, e dove le persone della mia generazione, i cosiddetti anziani, hanno la possibilità di sentirsi inclusi. Tutto questo è il teatro e molto di più, viste le grandi potenzialità e l’allargamento di visione e prospettive degli ultimi anni. Allora cosa facciamo? Dobbiamo avere una semplice e lucida consapevolezza: se la stagione teatrale 2019-20 non parte il Teatro Mancinelli rimarrà chiuso.
Da questa immagine che si profila davanti ai miei occhi lancerei un appello rivolto in primis alla Sindaca di Orvieto, Roberta Tardani, che è anche la nostra assessora alla cultura, ma anche a tutti coloro che sia nei luoghi della politica come nelle altre istituzioni hanno a cuore le sorti della città e il simbolo di cultura e civiltà che il Teatro rappresenta: non permettete che ciò avvenga e che il Teatro diventi oggetto di contendibilità di nessun tipo, svincolate la sopravvivenza dell’attività teatrale dalle questioni della sua gestione che sicuramente e in tempi brevi vanno risolte e che il governo della città legittimamente potrà e dovrà affrontare, dateci per una volta la speranza che esiste un interesse superiore che è quello della comunità e della cittadinanza che vuole avere il suo meraviglioso teatro, conosciuto e apprezzato su tutto il territorio nazionale e internazionale, aperto.
Il mio appello si estende a tutti i cittadini, ai soci con i quali speriamo presto di ritrovarci e confrontarci in assemblea, alle tante associazioni grandi e piccole di cui la città pullula, agli studenti che in questi anni, grazie a una avveduta e lungimirante programmazione specifica hanno avuto l’occasione di conoscerlo e frequentarlo su temi di passione civile e di esercizio della memoria, a tutti coloro che anche per una sola volta ne hanno calcato le scene nei tanti spettacoli popolari che vi si sono tenuti: il teatro è luogo di incontro e come ho ribadito di esercizio di cittadinanza attiva, come tale ci appartiene e è nostro dovere esercitare questo diritto di cittadinanza spendendo parole, impegnandoci direttamente per poterlo salvaguardare.
Personalmente mi sento al fianco di Pino Strabioli e di quanti in maniera disinteressata in questi anni hanno cercato di trovare strade e soluzioni non certo facili, ricordando i tanti lavoratori che hanno espresso competenze e professionalità senza le quali il nostro Teatro non sarebbe quel gioiello da tutti riconosciuto e riconoscibile. Salviamo il nostro Teatro e lasciamolo aperto!