di Massimo Gnagnarini
Scoprono solo adesso che la TeMa ha un patrimonio netto negativo di oltre un milione di euro. Ma sono vent’anni che quel buco è sempre stato lì, dove si trova oggi, nonostante le cure di tutte le Giunte comunali che si sono succedute in questi anni sia di sinistra, di destra o semicivica come quella della trascorsa consigliatura.
La nuova Amministrazione non vuole dare corso a un regolare contratto pienamente in essere stipulato dopo l’assegnazione di una gara d’appalto pubblica vinta dalla TeMa nel 2017 e che gli affida la gestione del Teatro Mancinelli per una durata di tre anni più uno e ciò senza rilevare o segnalare alcuna inadempienza della TeMa necessaria per una eventuale recesso. Anzi considerano di fatto la TeMa fallita e già posta in liquidazione cosa che non è vera.
Con ciò mettendo a repentaglio, tra l’altro, gli equilibri stessi del bilancio comunale esponendolo a probabili ricorsi e richieste di danni da perte del contraente.
Da incarico a un qualunque commercialista di analizzare i conti della TeMa, come se gli stessi non fossero già noti e certificati dai bilanci e dalla due diligence operata in questi anni dal Comune. E’ chiaro a tutti che questo serve solo a comprare tempo per rimandare ogni decisione e diluire i dubbi e i sospetti che si addensano su annunciate e non meglio precisate decisioni. (3600 euro il costo della consulenza)
Pertanto, così come non salvò dalla peste i napoletani nel 1600 la pratica di mettere “il pepe nel culo dei topi”, anche mettere in liquidazione oggi la TeMa, com’è nell’intento del Sindaco Tardani, non annullerà neanche di un centesimo i debiti della TeMa. Se così si vuol procedere qualcuno dovrà pagarli e con ogni ragionevole certezza a doverlo fare sarà il Comune di Orvieto.
Se ne potrà fare carico volontariamente oppure costretto da una marea di sentenze, ricorsi, controricorsi, sequestri e così via con l’aggiunta di spese e ricche parcelle a favore di schiere di avvocati. Si perché se non fosse il Comune a pagare sarebbero decine di ex Amministratori e Soci della (ex) TeMa, ricompreso il Comune di Orvieto naturalmente, ad esser chiamati in causa dai creditori della TeMa. I creditori della TeMa sono Banche, Inps, Equitalia e alcuni fornitori piuttosto inclini, se non addirittura obbligati, a recuperare i crediti vantati nei confronti della benemerita Associazione.
Nel frattempo, non solo per qualche settimana o mese come si vuol far credere, Orvieto resterà orfana di uno dei suoi principali motori culturali e nel nostro Teatro cittadino non andranno in scena le prestigiose stagioni teatrali alle quali siamo abituati ma un’unica e triste commedia, quella del degrado. Desta stupore, ma non era inatteso, questo voltafaccia della Destra orvietana , che peraltro ha contribuito all’affossamento della TeMa negandogli 300.000 euro di contributi ordinari nel 2011 e 2014 salvo scaricarli come debiti fuori bilancio sull’Amministrazione Germani, nei confronti della fiducia verso TeMa e la sua capacità operativa e di risanamento dei propri conti, dopo che negli ultimi anni, in polemica acerrima con l’Amministrazione Germani, s’era fatta essa stessa strumentalmente paladina di ogni richiesta e rivendicazione dell’Associazione, anche di quelle prive di ogni fondamento e avventuristicamente supportate dal sindacato USB, che segnarono alcuni passaggi politici melodrammatici della passata consigliatura dove anche pezzi del PD si posero in malcelata sintonia con i gruppi consigliari di opposizione della destra orvietana.
Leggo oggi un comunicato ( ottimistico ) dello stesso sindacato USB che prende atto adesso del “fallimento” della TeMa , appoggia la Tardani nel chiedere la messa in liquidazione dell’Associazione e da per scontato l’inserimento del personale della TeMa tra gli organici del Comune previa reinternalizzazione del servizio di gestione del Teatro. Suppongo che abbiano avuto rassicurazioni in tale senso. Se le hanno avute si tratterebbe di una presa in giro poiche’ sono a tutti note le leggi e le regole che sovrintendono l’assunzione del personale nei Comuni d’Italia.
Cui prodest ?
Tutto questo polverone di oggi è funzionale a un’antica e stupida idea che tanto è stata sempre a cuore alla Destra orvietana ma anche a settori della pseudo Sinistra orvietana ovvero quella di liberarsi della TeMa e del Centro Studi quali retaggi seppur asfittici dell’ antico, ma unico, Progetto Orvieto di riformistica memoria accaduto nella storia politica della nostra città. Si vorrebbe così creare ad hoc, libero da pendenze e debiti pregressi, un diverso e nuovo carrozzone municipalizzato a cui affidare la gestione delle attività culturali, turistiche e di marketing che si svolgono a Orvieto.
Ovvero affidare a un unico soggetto il 50% del PIL orvietano tra diretto e quello indotto, distruggendo in un solo colpo le diversità e di fatto la ricchezza di iniziativa, poca o tanta dimostrata dagli orvietani in questi anni, per mettere tutto nelle mani di pochi. Non è una buona idea.