ORVIETO – Il prossimo sabato 19 ottobre alle ore 11, al Museo “Claudio Faina” di Orvieto, s’inaugurerà la mostra personale di Giuliano Baglioni dal titolo “RITAGLI D’AUTORE”, articolata nelle sezioni denominate “BaglioRi” (incentrata sulla pittura) e “Nerorvieto” (a sintetizzare le creazioni in ceramica).
L’esposizione si avvale del patrocinio del Comune di Orvieto, del Comune di Castel Viscardo e della Fondazione per il Museo “Claudio Faina”. Le opere dell’artista orvietano saranno esposte nelle due sedi in cui si articolerà l’esposizione: Palazzo dei Sette (19 ottobre – 3 novembre 2019) e Museo “Claudio Faina” (19 ottobre – 30 novembre 2019).
Per l’occasione è stato edito un catalogo con note critiche di Aldo Lo Presti, curatore della medesima esposizione. Da esso si estrapolano alcune valutazioni: la mostra di Giuliano Baglioni permetterà di sperimentare un privilegio, quello di ammirare un artista compiuto ma non ancora sperso nella foresta dell’ovvio, del già fatto, della routine quotidiana, ripiegato su sé stesso a copiare all’infinito i propri stilemi.
Al contrario, le due diverse sedi della mostra racconteranno un’inesauribile gioia creativa che, senza sconti, ha imposto alle sue mani di danzare leggere e sicure tra “crete & acrilici”, inseguendo suggestioni e intuizioni che si sono materializzate sia in lavori ceramici, che dalla tradizione etrusca hanno ereditato l’eleganza del “Nerorvieto” nobilitati da patine e screziature morbidissime a movimentarne il decoro, sia in composizioni pittoriche capaci d’incantare chi vorrà lasciarsi meravigliare da “sberleffi” colorati e da velature coraggiose di sorprendenti carte giapponesi.
Così, nei suoi “RITAGLI D’AUTORE”, Giuliano Baglioni ha sentito il bisogno di non accontentarsi più di ciò che aveva proposto in passato destinando, ad opere già storicizzate, l’epopea della rinascita. Ma non semplicemente ritornandovi sopra, a distanza di tempo e luogo, ma facendo un’altra cosa, del tutto nuova: Baglioni ha preso i suoi quadri e li ha ritagliati, distruggendoli e rivitalizzandoli allo stesso tempo, riconoscendovi al loro interno dettagli che dettagli non lo erano più.
Dettagli come lampi improvvisi catturati dall’autore nella rete dei suoi stessi palinsesti senza tradire l’opera “sorgente”, ma come trasfigurandola a lumeggiare altri “bagliori”. “BaglioRi” che diventano, in questo originalissimo gioco serio (al modo della serietà giocosa e divertita di Bruno Munari) lo specchio di una ricercata ispirazione intesa a rendere illimitata la realtà nella oggettiva limitatezza delle sue “nuove” carte d’Autore. Opere sperimentali e tradizionali allo stesso tempo le sue, in grado, cioè, di sollecitare in chi guarda l’arte del giudizio estetico: questo mi piace, questo non mi piace. Lasciando agli spettatori l’ultima parola.