ORVIETO – Quella che segue è la cronaca di un martedì d’inferno. Quello, appunto, dei pendolari orvietani che ogni mattina, chi alle 5, chi alle 6, quelli più fortunati poco più tardi, salgono su convogli di ferro che li portano a lavoro. E la sera, a casa. Con l’incongnita, però, sempre dell’orario. Con il terrore, frequente, della contingenza che, puntualmente, si trasforma in un problema lungo ore.
Ore che tengono lontani padri, madri, figli dalle proprie famiglie. Ore, tempi, che ormai sono trascorsi e che non possono essere più recuperati. Allora, ecco, che lo sconforto diventa rabbia con la quale i pendolari sono costretti a convivere perchè, i fatti ne sono la testimonianza, nulla si riesce a cambiare. E l’ennesima odissea serale diventa il racconto di un altro giorno passato nell’attesa snervante di ritornare a casa in tempo per cenare insieme alla famiglia. Invece ci si torna quando tutte le finestre sono chiuse, le strade si ammutoliscono e gli occhi dei propri figli già sognano l’indomani.
Tiziana ogni mattina si sveglia alle 5 per raggiungere la Capitale, è tornata a casa che ormai era buio e grazie al marito che l’ha raggiunta in macchina dando il passaggio ad altri pendolari. Anche ad Alessandra è toccata la stessa sorte. Valeria, è stata più fortunata. E’ riuscita a ad arrivare a casa alle 19.30, ma dall’ufficio era uscita alle 15.30. La maggior parte di questi lavoratori sono tornati a casa dopo 15 ore che ne erano fuori. Il tutto con un abbonamento in tasca che, tra la tariffa annuale a la Carta Tutto Treno Umbria, vale più di 1500 euro.
La cronaca – Sono le ore 15.05 del 24 settembre, le chat di gruppo dei forzati del viaggio ferroviario si infiammano. Si condivide una breve nota di Rfi che informa di “rallentamenti” al traffico ferroviario per un problema elettrico a Roma Termini. Poco chiara è l’entità del rallentamento, ma visti i precedenti, l’esperienza insegna che Trenitalia, Rfi e i vari, intrigatissimi soggetti che gestiscono il traffico ferroviario risolvono le criticità in non meno di 10/12 ore.
Ognuno si fa due conti, chi può anticipa l’uscita dall’ufficio, chi deve rimanere cerca di seguire la situazione tra l’app di viaggiatreno e gli scambi su Whatsapp. Passa poco più di mezzora ed è il panico. A Roma Termini i cartelloni rilanciano impazziti ritardi – che superano abbondantemente i 60 minuti – e soppressioni. Nessuna informazione precisa, si sale sul primo treno in partenza sperando almeno di avvicinarsi a casa, ma da quello che sembrava un convoglio in partenza il capotreno fa scendere tutti, non si muoverà da lì.
Si scende, si spera in un miglioramento, ma i comunicati di Trenitalia sono un copia e incolla dei precedenti. Parte un Intercity che sembra farà “coincidenza” ad Orte con un altro treno che ferma ad Orvieto. Ci si ammassa a bordo, si viaggia in piedi, nella speranza che l’incubo finisca. A metà viaggio c’è un contrordine, chi doveva prendere la coincidenza per Orvieto non potrà farlo, il treno da là è stato fatto già partire. A bordo intanto si moltiplicano le “benedizioni” alle ferrovie. Intanto a Roma continua l’odissea. Chi raggiunge la stazione tra le 16 e le 19 trova una situazione drammatica. Oltre ai treni che servono i pendolari si ammassano in arrivo i Frecciarossa che si sa, contengono i viaggiatori di serie A, perciò quelli di serie B devono aspettare che gli altri partano.
Tiburtina sembra esplodere, si corre tra i binari, cercando di ascoltare gli annunci degli altoparlanti che continuano a elencare i regionali soppressi. Le indicazioni arrivano poco tempestive e incomplete. Molti treni non sono soppressi ma partono da Orte, peccato che nessuno abbia avvisato alla stazione di Roma quale treno poteva essere utilmente preso dai viaggiatori diretti oltre. Psicosi collettiva, non arriva più nulla, tantissimi orvietani scendono al binario 16 dove pare debba arrivare un Intercity che ferma anche ad Orvieto. L’attesa è snervante perché è preceduto da altri quattro treni Alta Velocità che partiranno prima. Il ritardo è ora di 65 minuti in arrivo, calcolati sempre per difetto. Facce stanche, arrabbiate e soprattutto rassegnate, si guarda l’abbonamento che sembra colpito da una crescente inflazione… un amento vertiginoso del costo a fronte di questo servizio inesistente. Un servizio che passa non solo dai treni, ma anche basilarmente da una corretta informazione, che aggiunge emergenza all’emergenza. (Un pendolare arrabbiato)