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Home Librosì Lab

Le farfalle di Ebensee

Redazione by Redazione
7 Settembre 2019
in Librosì Lab, LibroSì Lab - Lettura, Archivio notizie
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Lettura della blogger Paola Catalano

“Dimenticare sarebbe stato come morire… e lui non voleva morire dopo essere sopravvissuto a quella tragedia”

La trama

Stefano Rovati è un professore di lettere, che ha vissuto per 15 mesi la tragica esperienza del campo di sterminio nazista di Ebensee. Nonostante le sofferenze patite, l’uomo riesce a vivere con la moglie Lisa e con suo figlio Davide una vita affettiva che lo riconcilia con il mondo e con gli uomini. Testimoniando alle nuove generazioni la sua esperienza di “deportato sopravvissuto” con lo scopo di promuovere la cultura della pace, recupera anche la sua dignità di persona. Sullo sfondo resta però latente un profondo senso di colpa e la nostalgia per le persone care perdute durante la guerra. Tra queste c’è Rosalena, la sua ragazza, arrestata insieme a lui in quel lontano fine di dicembre del 1943 e di cui non si conosce il destino neppure a cinquant’anni di distanza dalla fine della guerra. Dall’incontro con Leonore Gabel, figlia di un ex Ufficiale della Wermacht, avvenuto durante un “Viaggio della memoria”, nasce l’esigenza di una ricerca interiore che lo porterà a rivedere il senso che aveva dato alla sua esistenza e a prendere con coraggio la decisione più importante della sua vita…
La recensione
Questo è un viaggio da percorrere in punta di piedi come se si stesse calpestando un pavimento di cristallo. Un percorso, quello di Stefano, raccontato con tenerezza, con delicatezza, con tanto coraggio e sopratutto profondo dolore, che diventa Storia attraverso i suoi ricordi e le sue parole dette e taciute; un’immersione in quei luoghi che non solo sono memoria per lui ma anche per il resto dell’umanità. Tutto ciò che resta, rimane conservato per poter essere tramandato non solo con pietre, oggetti, immagini e documenti, ma anche attraverso la testimonianza di tutti quei cuori spezzati ma sopravvissuti ad un’esperienza tragica e meschina.
Le farfalle di Ebensee è un percorso di guarigione personale e accettazione della propria natura, che verrà affrontato dal protagonista per trovare in sé la forza di andare oltre la contingenza del presente, andare verso un futuro ignoto, ricostruendo le propria esistenza sulle ceneri di una guerra che si è portata via tutto ciò che aveva: le persone a lui più care. Ogni volta che il protagonista torna in quei luoghi, visita Ebensee (uno dei sottocampi del campo di concentramento di Mauthausen, in Austria, dove furono deportati circa 27 mila prigionieri di cui quasi un terzo vi morì), viene distrutto, sempre più afflitto ed impietrito dalle sue emozioni tanto da sentirsi sempre più vecchio e stanco. Nonostante ciò, porta sempre con se qualche nuova storia da raccontare, sopratutto alla sue nipotine, descrivendo quel luogo come qualcosa di magico e incantato, popolato da gnomi e folletti, in cui
ogni primavera le farfalle di Ebesee tornano, insieme al profumo dei fiori, ad invadere l’aria e il cuore di tutti i bambini e di tutti gli uomini e le donne che passano da quelle parti.
Un viaggio straziante tra i ricordi, viene intrapreso non solo dal punto di vista di Stefano, il protagonista, ma anche di chi lo circonda, come sua moglie Lisa e suo figlio Davide, Lucia sua amica di infanzia e sopravvissuta e Loenore, personaggio importantissimo grazie al quale tutto verrà messo in discussione e ferite profonde verranno riaperte, smuovendo il cuore di un’anima ormai stanca e squarciata da ricordi troppi dolorosi per essere affrontati ancora una volta.
Un libro che non è solo un viaggio nella memoria, ma è una storia che parla d’amore, quello provato da Stefano per Rosalena, suo primo amore strappatogli troppo presto dalla guerra, per Lisa sua moglie e sua ragione di vita e per l’intera umanità, in quanto
se fosse stato necessario un’intera vita per spingere in quella direzione, bisognava provarci, perché solamente un grande investimento sull’amore e nella solidarietà poteva generare la speranza di un mondo che non avesse il bisogno di ricorrere alle armi per risolvere gli inevitabili conflitti tra i popoli;
di dolore causato dai ricordi soffocanti di un passato ormai lontano ma sempre presente nel cuore di chi è sopravvissuto all’olocausto; di rinascita fisica e interiore, perché il corpo sana le ferite molto più velocemente della mente e del cuore, ma bisogna trovare il modo giusto per andare avanti e non essere sopraffatto dai ricordi dolorosi che decidono di riaffiorare dai loro nascondigli come fantasmi impazziti ogni volta che si ascolta una parola, si respira un profumo o si compie un gesto familiare.

Paola Catalano: blogger di Le Pagine del cuore, si presenta così: “Mi chiamo Paola, sono una mamma, una moglie, una sognatrice e un’inguaribile romantica. Amo l’handmade, la musica, lo zucchero filato, i film sdolcinati ma sopratutto leggere, leggere tanto e scrivere… scrivere tanto. Ho pubblicato il mio primo romanzo “Allora mi ami” Seguila anche su Instagram @paolacatalano

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