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Home Economia

Cna Umbria: “Ecco cosa serve alla Regione. Le nostre proposte ai candidati alla presidenza regionale”

Redazione 2 by Redazione 2
21 Settembre 2019
in Economia, Secondarie, Archivio notizie
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PERUGIA – “Iniziare dalla programmazione dei nuovi fondi comunitari, dalla spending review, e la riorganizzazione dei servizi pubblici. L’Umbria esce dalla crisi con le ossa a pezzi, ma invertire la tendenza è possibile”.
Renato Cesca, presidente di Cna Umbria, è ottimista sulle possibilità del sistema regionale di fare uno scatto e porre le condizioni per una ripresa. E lo fa commentando i dati della ricerca che l’associazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese ha realizzato, in collaborazione con il centro studi Sintesi, per indagare il quadro macroeconomico, la dotazione infrastrutturale, la pubblica amministrazione, il credito, il mercato del lavoro e il sistema delle imprese dell’Umbria.
“Ciò che emerge con maggiore evidenza – ha sottolineato Cesca – dalla nostra ricerca è che in questi anni il tessuto economico della regione si è andato trasformando e che l’export ha rappresentato l’asso nella manica per la crescita del settore manifatturiero che anche durante la crisi ha continuato ad investire. Il dato drammatico, semmai, è quello del dimezzamento degli investimenti pubblici e degli 8 punti di Pil bruciati negli anni della crisi. Ciò nonostante siamo convinti che, con le scelte giuste, si possa ancora recuperare il terreno perduto e innescare un percorso virtuoso che valorizzi e rafforzi ciò che di buono abbiamo costruito negli anni e risolva i fattori che rappresentano un ostacolo allo sviluppo.” Nella ripresa i settori trainanti potranno essere oltre al manifatturiero anche il turismo, che in questi anni ha dimostrato di essere un settore anticiclico crescendo continuamente anche se in Umbria lo ha fatto con ritmi più contenuti rispetto al resto d’Italia.
A commentare i dati dell’indagine la Cna ha chiamato anche due docenti universitari come Sergio Sacchi e Francesco Musotti, che hanno rilevato da un lato le preoccupazioni per l’instabilità strutturale del sistema imprenditoriale considerato nel suo complesso e dall’altro la necessità di spingere molto sulla crescita dimensionale delle imprese per sviluppare attività a maggiore valore aggiunto.
“La sfida – ha affermato Sacchi – riguarda tutti a 360° e coinvolge anche le amministrazioni, le scuole e le famiglie. Le imprese, prima che di bandi o mance, hanno bisogno di certezze affinché i programmi iniziati si completino in tempi brevi”.
E per la Cna sono proprio il manifatturiero, insieme al turismo, i settori su cui puntare e attraverso i quali è possibile crescere.
“Sono questi gli obiettivi su cui indirizzare la gran parte delle risorse che arriveranno in Umbria con la nuova programmazione dei fondi strutturali europei 2020/2027 – aggiunge Cesca – che saranno superiori rispetto alla precedente tornata, ma comunque insufficienti per agganciare la ripresa in atto nelle aree più sviluppate del Paese. Non riusciremo a fare alcuno scatto se non libereremo risorse dalla spesa corrente per destinarle al sostegno allo sviluppo e alla realizzazione di nuovi investimenti pubblici. Le imprese crescono meglio se inserite in un territorio che è, esso stesso, competitivo. Perciò bisogna lavorare per potenziare le infrastrutture viarie e sottoporle a una manutenzione periodica, oggi del tutto assente; bisogna semplificare i procedimenti burocratici e quelli per gli appalti, azzerando una volta per tutte le gare al massimo ribasso; occorre riorganizzare i servizi pubblici, partendo dall’efficientamento del trasporto pubblico, ma anche dallo smaltimento dei rifiuti, cominciando a costruire anche in Umbria bio-digestori e termovalorizzatori come in altre regioni italiane e Paesi europei, utilizzando gli scarti non riciclabili per produrre energia per il territorio, e investendo nell’economia circolare. L’innovazione delle imprese parte dalla formazione degli imprenditori e dei lavoratori, ma per far crescere la produttività, dobbiamo sostenere l’innovazione tecnologica, la ricerca e l’internazionalizzazione delle imprese, sia delle piccole che delle medie e grandi, pensando linee di intervento specifiche a seconda delle loro dimensioni. In questi anni, infatti, abbiamo verificato che non esistono settori che vanno bene e altri che vanno male, ma imprese che funzionano e altre no, a prescindere dal settore e dalle dimensioni. E il discrimine tra le une e le altre sono sempre le competenze manageriali e professionali e la possibilità di accedere a linee di credito adeguate. Infine, in un territorio vocato prevalentemente a realizzare attività manifatturiere tradizionali, dobbiamo sostenere prevalentemente le start up che investono nell’innovazione del made in italy e nell’economia circolare. Tutto questo deve essere affiancato dalla possibilità di accedere agevolmente al credito, ricostruendo una filiera regionale della garanzia, perché la stretta sui prestiti alle piccole imprese continua”.
Ma Cna Umbria propone anche alcuni progetti di sistema.
“Pensiamo innanzitutto a un progetto che porti le nostre imprese della subfornitura a qualificare maggiormente i loro prodotti anche attraverso una maggiore integrazione con le imprese digitali. Accanto a questo crediamo che si debba favorire la strutturazione delle filiere esistenti affinché acquisiscano maggiore competitività internazionale, anche attraverso la promozione di iniziative comuni, realizzate da reti tra imprese, funzionali alla realizzazione di produzioni impossibili da portare avanti come individualmente. E per sviluppare il turismo bisogna pensare a un piano di marketing che metta in rete regione e comuni e attui politiche di incoming turistico che puntino ad aumentare arrivi e permanenze costruendo anche infrastrutture dedicate.”
“Come CNA – ha concluso Cesca – condividiamo i suggerimenti che ci sono stati dati dall’Università, ed in questo caso dai professori Sacchi e Musotti, e la sfida della crescita dimensionale delle imprese che ci è stata lanciata da alcuni anni, ma per l’esperienza maturata sul campo di battaglia sappiamo che in economia le imprese non crescono per decreto e che il processo di crescita è lungo ed interminabile. Sicuramente è più facile realizzarlo in un sistema che dà garanzie a chi investe ed infonde fiducia nei cittadini a partire dai giovani”.

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