di #LillyKnowsItBetter (alias Liliana Onori @cipensailcielo)
…O meglio, c’erano una volta gli anni ’80
In quel decennio, furono girati alcuni tra i film più belli ed emblematici della storia intera del cinema. Quando sono iniziati, io non avevo ancora nemmeno un anno e quando sono finiti, invece, ne avevo quasi undici, quindi molti di quei film li ho potuti vedere ed apprezzare solo anni dopo, ma molti di loro hanno segnato la mia adolescenza oltre che la mia formazione emotiva e mentale. Mi hanno insegnato valori e principi che hanno fatto da base per il mio futuro di adulta e mi hanno fatto vivere delle emozioni che ancora oggi mi porto dietro e che mi fanno venire il sorriso ogni volta che ricordo una battuta o una scena di uno di loro.
Per quelli della mia generazione, non credo ci sia un solo film di quegli anni che non rappresenti una tappa importante della propria vita o di cui non sappiano citare una battuta adattabile ad una qualsiasi situazione di vita quotidiana. Sono film che hanno veramente marchiato a fuoco un’epoca che non è più tornata. Un’epoca fatta di tanti sogni e di grandi aspettative, che si stava staccando da quella precedente e ci stava trasportando tutti in una nuova realtà, straordinaria, che veniva proiettata su un maxischermo cinematografico portando ognuno di noi in un altro mondo da cui, in qualche modo e in un certo senso, non è più uscito. Forse io sarò un po’ nerd e questo articolo risulterà ai più pesante e troppo dettagliato, ma, credetemi, non è stato possibile tagliare più di quello che ho fatto e, vi assicuro, i film che non verranno nominati sono comunque nella mia memoria.
I film degli anni ’80 sono ricchi di archetipi che hanno dato vita a saghe e personaggi indimenticabili. Le tematiche di eroi forti e vincenti contro quelle di cattivi intelligenti ma rovinosamente destinati alla caduta, di alieni privi di sentimenti in contrasto con loro simili più miti e capaci di umanità, di condottieri e soldati leggendari in lotta con re tiranni e maghi malefici, di militarismo positivo sulla cresta della fine della Guerra Fredda, di eroi quotidiani in cerca di riscatto, di cyborg contro uomini, di Dark Lady e sedicenni romantiche alle prese con prime cotte e amori apparentemente impossibili, hanno reso eterne decine e decine di pellicole.
Tra i tanti, registi come Ridley Scott, Oliver Stone, Richard Donner, Steven Spielberg, George Lucas, James Cameron e Robert Zemeckis hanno regalato al mondo e alle generazioni future storie impareggiabili e scene che rimarranno per sempre nella memoria collettiva. Mi rendo conto che da allora ad oggi di film magnifici ne sono stati girati tanti, ma come quelli non ne sono stati fatti più. C’è qualcosa in quei film che li rende ineguagliabili e, anche se non unici, eccezionali. Ci hanno tenuti svegli la notte, ci hanno mostrato la realtà fuori dal nostro mondo, ci hanno fatto saltare sulla sedia, ci hanno fatto piangere, ridere, sperare e sognare. Ci hanno letteralmente presi per mano e accompagnati in un viaggio fatto di celluloide lungo dieci anni. Per quelli come me, questo viaggio è stato il più fantastico di tutti i viaggi. Uno dal quale non si deve tornare per forza e che si può rifare ogni volta che si vuole.
Per quelli come me, quindi, non credo sarà difficile starmi dietro in questa breve passeggiata sul viale dei ricordi, mentre per quelli cresciuti in un’altra epoca e con un’altra testa, spero di far venire loro voglia di correre a guardare tutti i film di quegli anni (TUTTI!), perché possano capire di che grandiosità sto parlando… Di che impossibilità a dimenticare sto parlando! Perché non si può dimenticare la spettacolare e ingiusta morte di Elias per mano del terribile e violento Barnes in Platoon, dove una durissima tagline ci ha insegnato una grande verità e cioè che La prima vittima della guerra è l’innocenza; il cucciolo alieno E.T. che, rimasto solo sulla Terra, fa amicizia col piccolo Elliot che cerca di salvarlo dai nemici ostili che vorrebbero catturarlo ma che sarà costretto poi, suo malgrado e col cuore a pezzi, a lasciarlo tornare a casa, quando la nostalgia inizierà a farsi sentire e l’atmosfera terrestre diventerà per il piccolo extraterrestre un pericolo; il cammino Jedi del giovane Luke Skywalker che in Star Wars scoprirà la via per arrivare alla Forza, insieme alla bellissima principessa Leila, il sarcastico ma affidabile Han Solo e gli immancabili R2D2, Obi-Wan Kenobi, Chewbacca e C3PO, nella spettacolare ribellione contro Lord Fener e la sua Morte Nera; le rocambolesche avventure del professore e archeologo Indiana Jones che, dopo aver salvato la biblica Arca dell’Alleanza dalle mani dei nazisti, libererà degli innocenti bambini da un culto sacrificale indiano e svelerà il segreto del Santo Graal custodito dai guerrieri templari; il viaggio nel tempo a bordo di una elegante DeLorean guidata da un giovanissimo Marty McFly che grazie ad un eccentrico scienziato, una buona dose di plutonio, un flusso canalizzatore e 88 semplici miglia orarie, cambierà la storia in Ritorno al futuro; le razionali giocate a poker di Dustin Hoffman in Rain Man; i voli rovesciati sui Mig28 dei caccia americani di Top Gun insieme a Maverick e Goose; i capelli verdi e il sorriso paralizzato del fantastico Jocker nel Batman di Tim Burton; il mal di denti di John McLean nella notte della Vigilia di Natale nel primo capitolo della saga di Die Hard; la cantilena ‘’Guerrieri, giochiamo a fare la guerra’’ nell’omonimo film I guerrieri della notte; le ingiustizie subite dal reduce ex berretto verde John Rambo che, tornato dalla guerra del Vietnam, troverà un mondo ostile ad accoglierlo, perfettamente incarnato nello spietato sceriffo Teasle con cui intraprenderà una caccia all’uomo nel fitto della foresta della città di Hope; la caccia sanguinaria nella giungla messicana alla ricerca del camaleontico alieno di Predator; l’emblamatica frase conclusiva del replicante Batty di Blade Runner con cui, prima di morire, affida alla pioggia tutti i ricordi della sua vita, dalle navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione fino ai raggi B che balenano nel buio vicino alle porte di Tannahuser; l’uomo di Marshmallow dei Ghostbusters, tre spiantati professori universitari che, insieme allo scettico Winston, cercheranno di sconfiggere l’antico Dio Gozder e gli ectoplasmi che infestano tutta New York; l’esperimento biorobotico di Robocop che ha reso prossimo il futuro in una pellicola in cui un poliziotto, Alex Murphy, rimasto vittima di un attentato, torna in vita dopo che alcune parti del suo corpo vengono innestate in quelle di un super robot; la caccia alla benzina di Mad Max, il guerriero post apocalittico della strada in cerca di giustizia per la morte della sua famiglia; l’inseguimento di Sarah Connor da parte dell’implacabile Terminator, un cyborg mandato indietro nel tempo con la missione di mettere fine ad un futuro non ancora imminente ma già scritto; il coniglio bollito di Attrazione fatale; l’insolenza di Bottondoro ne La storia Fantastica; il viaggio sulla groppa di Falcon e la tristissima morte di Artax ne La storia infinita; il gioco con le sfere di David Bowie in Labyrinth; le tre semplici regole per prendersi cura dei piccoli Gremlins, che non vanno assolutamente esposti alla luce, nutriti dopo la mezzanotte ma soprattutto, non vanno mai e per nessuna ragione, bagnati; le scintille negli scontri con le spade di Highlander per la conquista della reminiscenza e per la sopravvivenza perché, alla fine, ne resterà solo uno; l’angolo in cui Johnny non permetterà mai che Baby venga messa nel sensuale Dirty Dancing; la fiamma della saldatrice della giovane ballerina Alex in Flashdance; il maledetto hotel di Shining e il ghigno di Jack Torrence che dichiara dolcemente alla sua Wendy che le sta per spaccare la sua bella testolina; l’eccitante spogliarello di Kim Basinger in 9 settimane e ½; il durissimo addestramento del sergente Hartman del Full Metal Jacket di Kubrick; l’avventurosa ricerca di un cadavere per avere una foto in prima pagina di quattro giovani adolescenti nell’estate del 1959 in Stand by me, tratto da un romanzo di Stephen King; la lotta al crimine e ad Al Capone ne Gli intoccabili; la faccia sfigurata di Freddy Kruger in Nightmare; il machete di Jason Voorheess nella saga di Venerdì 13; la maschera bianca e inespressiva di Michael Myers di Halloween; il sorriso di Chucky, La bambola assassina; la trasformazione de La Mosca che trova il suo pari solo in quella de Un lupo mannaro americano a Londra; la tensione sugli ultimi minuti di Rocky II, quando lui e Apollo finiscono al tappeto sul ring e non si sa chi dei due ce la farà ad alzarsi prima del suono della campanella; i fiumi di birra e la demenzialità di Animal House; la missione per conto di Dio dei Blues Brothers; la maledizione che tiene separati il cavaliere Navarre dalla sua Isabeau in Lady Hawke e la speranza in una eclissi che spezzi l’incantesimo; la partita di calcio e il grandioso gol in rovesciata segnato da Pelè in Fuga per la vittoria e la guerra nucleare giocata al pc in WarGames.
Tra tutti questi film, ce ne è uno che ho volutamente saltato perché è quello che più in assoluto ha segnato la mia adolescenza e la mia crescita, insegnandomi valori come l’amicizia, l’uguaglianza, il coraggio, la giustizia, e a cui voglio dedicare questo articolo: I Goonies.
E naturalmente I Goonies!
Ispirato al romanzo di James Kahn, è forse il primo caso nella storia in cui il film è migliore del libro. Ho comprato il romanzo convinta che lo avrei amato addirittura più del film, perché di solito è così che succede, ma stavolta no. Stavolta, la carta non ha battuto la pellicola.
La storia inizia a Goon Docks, un quartiere di Astoria, nell’Oregon, che sta per essere raso al suolo da alcuni imprenditori per fare spazio ad un enorme campo da golf. Quattro ragazzini, i Goonies, chiamati così proprio dal nome del loro quartiere, vivono e affrontano la vicenda ognuno a modo suo: Mickey non si dà pace all’idea di perdere per sempre i suoi amici, Data si concentra sulle sue invenzioni, Mouth vorrebbe passare l’ultimo weekend tutti insieme bevendo birra come i ragazzi più grandi sulla spiaggia mentre Chunk pensa, come al solito, solo a mangiare. Durante un’incursione nella soffitta del signor Walsh, il papà di Mickey e Brandon, il palestrato fratello maggiore, i ragazzi trovano una vecchia mappa del tesoro appartenuta al famigerato pirata Willy l’Orbo, un corsaro del XVII secolo morto con tutto l’equipaggio a bordo del suo veliero, L’inferno, una nave ormai perduta insieme ad un’inestimabile quantità d’oro. La mappa riporta una fatidica scritta: ‘’Oh voi intrusi, guai a voi, dolori cocenti e morte, intrisi nel sangue, aspettano chi si impossesserà di questa mappa.’’. Nonostante l’avvertimento, i quattro si mettono alla ricerca del tesoro che potrebbe salvare Goon Docks. Accompagnati da Brandon e dalle due amiche Andy e Steph, i Goonies si addentreranno nei sotterranei di un vecchio ristorante attraverso la griglia di un camino, inseguiti dalla banda Fratelli, un trio di malviventi senza scrupoli che si metterà a sua volta sulle tracce del tesoro di Willy l’Orbo, e dove i Goonies faranno la conoscenza di Sloth, un uomo sfigurato, terzo figlio di Mamma Fratelli, che prenderà le parti dei ragazzi, instaurando un fortissimo legame con Chunk. Tra indizi scritti in antica lingua spagnola, tracobetti mortali, organi fatti di ossa umane che vanno suonate per uscire da anguste gallerie scavate nella roccia, pozzi dei desideri e dobloni, i sette ragazzi riusciranno a trovare il tesoro, salvando se stessi e anche la loro città.
“I Goonies appartiene ad una generazione di ragazzi che ancora oggi portano dentro le emozioni che questo film sa suscitare, più di qualunque altro del suo genere, e che non possono dimenticare come si sono sentiti la prima volta che lo hanno visto. È come se ti graffisse dentro, lasciandoti una cicatrice, ma è una ferita che non fa male”
Ancora oggi, a distanza di 34 anni dalla sua uscita, la storia di questi sette ragazzini mi fa sentire ogni volta come quella bambina di sei anni che sono stata e che sognava di vivere con i suoi amici un’avventura straordinaria come la loro.
Credo di averlo visto almeno un paio di volte l’anno da quando è uscito, quindi sfioro le ben 70 visioni eppure non mi stanco mai una volta di guardarlo. Potrei tranquillamente togliere il volume e recitare ogni singola battuta di ogni singolo personaggio, persino di quelli secondari, oppure chiudere gli occhi e descrivere le immagini in sequenza perché quando i Goonies entrano dentro di te la prima volta, fanno il nido. Mettono le radici e queste radici crescono e dal cuore avvolgono i polmoni, poi salgono attraverso la gola fino alla testa, mentre dallo stomaco scendono lungo tutte le gambe fino ai piedi. Anche tu diventi un Goony. Uno sfigato , proprio come loro!
Quello che rende unico questo film è la semplicità dei protagonisti, dei loro legami, delle loro azioni. Per quanto irrealistica possa essere, la storia dei Goonies non è altro che la storia di sette amici che, per una buona causa, affrontano pericoli a volte anche più grandi di loro, ma spalleggiandosi sempre e comunque, nonostante i litigi, nonostante la paura e l’incertezza della riuscita di fronte alla minaccia di morte sicura. Restano uniti perché, in fondo, i Goonies non dicono mai la parola morte (The Goonies never say die).
Per una come me, sognatrice e sempre con la testa da un’altra parte, fare amicizia non è mai stato semplice, anzi… Nei film e nei libri, però, sono riuscita a trovare molto di quello che cercavo e che fuori di me non c’era o per il quale, probabilmente, non ero ancora pronta. I Goonies, in particolare, mi ha insegnato che il coraggio porta sempre ad una ricompensa finale, ma soprattutto mi ha fatto capire che la vera magia in un’amicizia sta in quello che un amico può essere per l’altro (non fare, ma essere!) e che l’unità è sempre più della somma delle sue parti.
Il giuramento
Stavolta ho deciso di non abbinare una canzone all’articolo, ma la formula di un giuramento. Il giuramento dei Goonies:
Gli amici di Goon Docks non tradirò mai. Insieme affronteremo gioie e guai. Attraverso l’inferno della guerra nucleare, insieme sapremo camminare. In città o in campagna, al mare o in montagna, fra gli altri e gli uni, con orgoglio mi dichiaro un Goony
Stephen King scrive che gli amici che si hanno a dodici anni non si hanno mai più nella vita. Forse è vero o forse no, ma, di certo, ognuno di noi dovrebbe avere un Goony nella propria, ed esserlo in quella di un altro.
#LillyKnowsItBetter è la rubrica ideata e curata da Liliana Onori, l’autrice di Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì). In collaborazione con LibroSì Lab, Liliana ci racconterà dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria e soprattutto di abile narratrice di storie, cosa ne pensa di libri, fiction, personaggi e molto altro. Seguila anche sul suo canale Instagram: @cipensailcielo