ORVIETO – “Abbiamo bisogno di una grossa mano da parte di chiunque possa e voglia darcela, faccio appello anche alla stampa affinchè anche tramite l’informazione si riesca a costruire una rete che ci consenta di aiutare concretamente chi ha bisogno”.
L’appello accorato viene da Lorena Cupello, presidente dell’associazione “Senza monete” e promotrice del nuovo market sociale che aprirà i battenti lungo la strada dell’Arcone il prossimo 9 settembre: un vero e proprio emporio di “prossimità sociale”, come la stessa Cupello ha definito l’iniziativa che prenderà il via grazie alla fattiva collaborazione di associazioni di volontariato e privati, tutti uniti attorno a questo progetto.
Attiva dal 2013 a Orvieto, l’associazione “Senza monete” gestisce un emporio che vanta oltre 1800 soci in via Sant’Anna, un vero ritrovo per coloro che credono nello scambio, nel baratto, in un tipo di economia circolare dove nulla viene scartato e che è di aiuto concreto a tante famiglie in difficoltà. E’ da questa esperienza che nasce il market solidale, una sorta di evoluzione di quanto già accade nell’emporio di Orvieto Scalo. “Ci siamo resi conto che i bisogni di molte persone partivano non già dalla necessità di acquistare dei beni di utilità quotidiana ma finanche dal cibo: c’era bisogno di sviluppare un nuovo tipo di intervento che partisse dai bisogni primari delle persone”, inizia Lorena Cupello.
Come vi siete mossi per iniziare?
Abbiamo reperito un locale lungo la strada dell’Arcone che grazie all’aiuto di alcuni privati siamo riusciti a ristrutturare. Per il momento apriremo tre volte a settimana ad orari definiti, mattina e pomeriggio, per permettere a chiunque abbia bisogno di poter usufruire del market.
Dal punto di vista pratico come funziona, chiunque può venire e fare la spesa?
No, non può venire chiunque, ovviamente. Grazie alla collaborazione con i servizi sociali del comune di Orvieto e dell’ambito sociale 12, saranno proprio questi a segnalarci le persone o i nuclei familiari che potranno usufruire del servizio, pertanto chiunque abbia bisogno si deve rivolgere prima di tutto a loro. Tutto verrà gestito partendo dall’ISEE, quindi non ci sarà nulla di improvvisato, si partirà da un dato oggettivo che ci permetterà di avere chiari i reali bisogni delle persone; successivamente noi doteremo coloro che ci sono stati segnalati di una card, del costo di cinque euro, caricata con dei punti a secondo del tipo di necessità: come avviene per una qualsiasi carta ricaricabile, questi punti vengono scalati ogni volta che si fa la spesa al nostro market e vengono azzerati alla fine del mese, non sono cumulabili, questo per evitare qualsiasi inconveniente.
Quante persone o nuclei familiari assistete?
Finora, nei primissimi giorni e senza che la notizia si sia ancora diffusa più di tanto, ci sono stati segnalati ben 50 nuclei familiari, residenti in tutto il comprensorio orvietano. Francamente non pensavamo a numeri così elevati e crediamo che una volta uscita la notizia, il numero possa aumentare considerevolmente.
Questo potrebbe rappresentare un problema per voi, immaginiamo…
Assolutamente sì, noi lavoriamo su base volontaria, non veniamo pagati da nessuno. E’ chiaro che contiamo sull’aiuto di molti che vorranno darci una mano, soprattutto conferendo derrate o facendo una piccola donazione che tra l’altro è completamente scaricabile dalla dichiarazione dei redditi; non nego che la stampa possa darci, da questo punto di vista una grossa mano, faccio appello affinché si riesca a creare una rete, un meccanismo che ci consenta di poter soddisfare il primario bisogno delle persone che è quello di mangiare. Magari anche con la fornitura di cibo che altrimenti sarebbe scartato o che si trova in prossimità della scadenza…chi vuole partecipare può trovare senz’altro il modo di darci una mano.
Che tipo di situazioni vi siete trovati di fronte, qual è la realtà di chi è in difficoltà reale nel nostro territorio?
Francamente lavorando con la Cooperativa “Il Quadrifoglio” ero già venuta a contatto con alcune situazioni al limite, cose incredibili alle quali io stesso facevo fatica a credere: parliamo di famiglie che non solo non avevano soldi per pagare le bollette o l’affitto ma proprio non avevano di che sfamare i bambini! Certo, sono situazioni al limite, la maggior parte di chi si rivolge a noi sono persone o nuclei familiari che per svariati motivi, percorsi di vita spesso molto complicati, si trovano in serie difficoltà economiche. Spesso mi sento dire che di tutta la roba che raccogliamo, che di tutto quello che facciamo sono gli stranieri a beneficiarne: premsesso che in questi casi non si possono fare distinzioni, una persona che ha bisogno resta tale a prescindere, ci sono moltissimi italiani, orvietani o residenti nei comuni limitrofi, che versano in condizione di povertà molto pesante. [suggeriti]
(Gabriele Marcheggiani)