Se da una parte il segretario nazionale Zingaretti non perde occasione ogni giorno di puntualizzare il suo obiettivo di far terminare le correnti interne al PD e di accusare l’attuale governo di attaccamento alle poltrone, i suoi sostenitori e collaboratori locali si comportano esattamente come corrente per poter difendere le loro traballanti poltrone, fregandosene di regole, statuti e soprattutto del rispetto nei confronti di iscritti e simpatizzanti.
La difesa della rendita di potere, della possibilità di preservare poltrone e determinare candidature, in vista delle prossime elezioni politiche e regionali, in un PD ormai minoranza in Umbria è il solo comune denominatore di un gruppo dirigente che alla presunta illegalità di quello precedente ha sostituito la sicura irregolarità di quello attuale come fondamentale caratare distintivo. Si vuole, insomma, nascondere con l’arroganza il fallimento dei risultati conseguiti nelle ultime elezioni amministrative ed europee.
Ci siamo assunti la responsabilità di cercare di evitare la deriva fallimentare che l’attuale minoranza del PD di Orvieto in pochi mesi ha determinato per il nostro partito. Abbiamo cercato di contrastare il ritorno a “vecchie” logiche correntizie che stanno provocando il ritorno di una classe dirigente minoritaria in Città e già sonoramente bocciata dagli elettori. Riteniamo che oggi sia urgente aprire un serio dibattito in città, che veda il PD dare segnali di unità ed intraprendere linee politiche diverse rispetto al passato.
Ci troviamo, purtroppo, a scontrarci con il comportamento e la bramosia di potere di una minoranza che invece continua a perseguire la strada della violazione delle regole statutarie, del mancato rispetto nei confronti della maggioranza degli iscritti, del “sequestro”, da qualche mese a questa parte delle tessere 2019 (forse per paura che un tesseramento regolare ribadisca il loro ruolo di minoranza) e alla definizione di pseudo organismi e direttori (composto da iscritti e non iscritti) tipici di partiti e organizzazioni lontani anni luce da quelli che si possono appropriarsi la parole “Democratico”.
CUI PRODEST!
Insomma un fronte trasversale che accomuna solo una corrente del PD di sinistra che alla luce dell’elezione di Zingaretti ha visto un’opportunità di poter spostare indietro le lancette dell’orologio. Il nostro senso di responsabilità non significa, però, disponibilità ad accettare azioni di forza fuori da regole statutarie a partire dal quello che sta succedendo nel PD di Orvieto e dell’Umbria.
Auspichiamo un ravvedimento che vada verso un chiarimento dei ruoli nel partito e chiediamo formalmente le dimissioni del Commissario Verini per aver perseverato in azioni e metodi che hanno dimostrato inequivocabilmente di non essere garante di tutto il partito ma solo di una “Parte Minoritaria”, per aver mancato di rispetto a iscritti e dirigenti attraverso convocazioni illegali e procedure contrarie allo statuto, per l’inadeguatezza personale e formale nell’eseguire il proprio incarico in un momento così delicato e complesso del partito e della situazione politica generale.
I reggenti Pd Orvieto
Renato Piscini, Massimo Marinelli, Massimo Ciotti