Sembra esserci una parentela tra il Cinema ed “Engineering”, l’Azienda che ha generosamente sostenuto la seconda edizione de “I MESTIERI DEL CINEMA”! Una parentela basata sulla voglia di condividere visioni e narrazioni sotto forma di film, ed in cui l’esperienza non si esaurisca in una semplice fruizione ma si avventuri nell’esplorazione dei percorsi che portano alla costruzione di opere corali. I diversi mestieri, appunto, che sottendono alla realizzazione di un film, raccontati dai professionisti coinvolti dalla sceneggiatura alla distribuzione.
L’intenzione che muove la rassegna è quella di comunicare contenuti e saperi, spesso artigianali e sconosciuti, e di svolgere una funzione sociale, stimolando la cittadinanza ad uscire fuori, all’aperto, per condividere emozioni lontano dalle sparse solitudini in cui, troppo spesso, le visioni televisive relegano. E spingendo a riflessioni condivise. Perché il pubblico ha un ruolo, che non può essere solo quello della fruizione passiva. La progettualità cambia gli orizzonti, migliora la qualità della vita e nutre il desiderio di partecipazione.
Queste sono anche le idee guida che hanno portato alla realizzazione di ONE, Orvieto Notti d’Estate, un’iniziativa a cui hanno collaborato, credendoci profondamente, Associazione TEMA, Cantiere Orvieto, Comune di Orvieto, Multisala Cinema Corso, Centro Studi Citta’ di Orvieto e Digipass, all’interno della quale e’ inserita la Mini Rassegna I Mestieri del Cinema, che privilegia opere prime ed autori emergenti.
Quest’anno, i quattro film proposti ruotavano attorno ad uno stesso tema, quello della “sofferenza mentale”, della fragilità esistenziale, del bilico tra follia e normalità, tra dolore e comprensione, tra disturbo e cura.
Ogni film ha offerto un punto di vista diverso da cui osservare l’argomento, così che le differenti “inquadrature”, pur mantenendo una coerenza di fondo, potessero mostrare le molte sfaccettature, la complessità di un dialogo a più voci, a più registri.
“Ride” tratta della necessità della sofferenza. Soffrire nella giusta misura è necessario perché favorisce il cambiamento. La troppa sofferenza lo blocca mentre la completa assenza di dolore lo impedisce. Il film parla di una giovane donna che subisce un lutto e che non riesce a piangere. Le lacrime sono bloccate, al pari delle sue emozioni.
“Due piccoli italiani” tocca l’argomento della “cura”. Il film, in maniera ironica e a tratti comica, si pone domande su cosa sia la cura, quale sia la differenza tra cura e prendersi cura e cosa significhi guarire.
“Ovunque proteggimi” è un ritratto spietato della sofferenza, delle difficoltà che incontra chi soffre ad accettare la protezione di altri e dell’incapacità di proteggersi da se stessi.
“Il più grande sogno”, già visto nella scorsa edizione de I Mestieri del Cinema, in piazza del Popolo, con Mirko Frezza, sia nella finzione che nella realtà protagonista di una storia di riscatto, quest’ anno é tornato dentro, e proprio in carcere è stato proiettato. Qui la partecipazione é stata straordinaria, emotivamente fortissima: Mirko Frezza ha saputo infondere commozione e speranza anche tra i più giovani.
“Il più grande sogno” è la storia della realizzazione del più grande sogno che tutti i detenuti hanno: uscire dal carcere e non farvi rientro. La necessità di pensare che questo riscatto sia possibile diventa il motore stesso per il cambiamento. La condivisione di storie significative ci sembra che possa avere anche effetti terapeutici. La psicoterapia, in fondo, non è altro che raccontare la propria storia ad un’altra persona, che ci aiuta a vederla e, insieme, a capirla. È con questa finalità che abbiamo trasferito una parte dei “Mestieri” da fuori a dentro. Dall’arena al carcere, il cinema é tornato dentro con la speranza che il messaggio del film arrivasse anche alle persone che dentro quelle mura abitano.
Questo evento è stato pensato e organizzato, in stretta collaborazione tra il Ser.d (Servizio Dipendenze di Orvieto), l’Area Educativa del carcere coordinata dalla Dr.ssa Letizia Troianelli e la Prof. Emanuela Leonardi, Consigliera dell’ Associazione TEMA. L’elemento che accomuna queste tre diverse istituzioni, e che fa da guida agli interventi proposti, è la convinzione che le attività culturali possano favorire i processi di (ri)educazione, di (re)integrazione e di emancipazione personale. Qualsiasi attività si realizzi in carcere, per ragioni interne di sicurezza e di organizzazione, ha un supplemento di difficoltà rispetto ad altri contesti esterni per cui vanno ringraziati per il lavoro svolto in primo luogo il Direttore, Dr. Paolo Basco, le operatrici dell’Area Educativa, gli operatori che hanno curato gli aspetti organizzativi, gli agenti di Polizia Penitenziaria.
Questo é stato il secondo anno di una collaborazione, nata nel 2018, guidata dal desiderio di stimolare incontri e riflessioni, di contribuire a ristrutturare in maniera partecipata una Comunità che, in fondo, soffre della propria solitudine. Ci siamo ritrovati a vivere quest’esperienza con un entusiasmo che ci trascinerà nella terza edizione, grazie alla fiducia, all’aiuto e al sostegno della Dottoressa Concetta Lattanzio e dell’Ingegner Gianluca Polegri di Engineering, a cui vanno ringraziamenti e riconoscenza.
Emanuela Leonardi
Angelo Strabioli