di Valentino Saccà
Puntuale come le ferie estive esce il quarto romanzo di Alessandra Carnevali, primo capitolo di un nuovo ciclo giallo con protagonista la coriacea e autoironica Adalgisa Calligaris, commissario del distretto di Rivorosso Umbro. Dopo la fortunata trilogia che ha lanciato il carattere del commissario Calligaris nel mare magnum della giallistica italiana contemporanea, imponendo uno stile giallo-rosa-mondano con numerose concessioni al dialetto umbro, la Carnevali delocalizza l’azione del nuovo capitolo fuori dal provincialismo bozzettistico di Rivorosso, ambientando Delitto in alto mare interamente a bordo di una nave da crociera, come del resto suggerisce il titolo.
Delitto in alto mare conferma la scrittura abile e diretta della Carnevali, che aumenta la dimensione comica riservando al giallo l’intelaiatura narrativa della vicenda. Data l’ambientazione sofisticatamente modaiola, la penna dell’autrice orvietana impazza tra grottesche macchiette da rotocalco rosa e descrizioni ironiche su un’italianità sempre più vuota che ne fanno una vera e propria commedia di costume. L’uso del dialetto umbro rimane anche fuori dal paese, incontrando quello romanesco e frequenti calembour e ovviamente l’immancabile finale con gli indiziati chiusi in stanza in attesa del verdetto, come reclama ogni whodunit che si rispetti.
Le ipotetiche vicinanze di scrittura con Andrea Vitali o Camilleri si fanno più labili, attraverso uno stile sovraesposto che in questo quarto volume abbandona(forse momentaneamente) il cliché umoristico-provinciale per quello da gossip-citazionista. Delitto in alto mare ha lo scopo di divertire, intrattenere e a tratti regalare un pizzico di suspense, un giallo da ombrellone da leggere sotto il sole di Riccione o di qualsiasi altra spiaggia.