Sono passati tre anni da quelle scosse del 24 agosto, mille giorni, mille giorni, che necessitano soprattutto di risposte per chi abita nelle casette, uomini e donne, persone che seppur abbiano avuto un ricovero, vedono i propri paesi le proprie case nella migliore delle ipotesi dalle macerie rimosse, ma la ricostruzione ancora lontana. Nei prossimi giorni, in occasione di manifestazioni ufficiali, saranno fatte statistiche, snocciolati numeri, fatti bilanci, ma la situazione rimane ancora ben lungi da essere positiva.
E allora si pongono delle domande alle quali le Istituzioni hanno il dovere di dare risposte. Perché la ricostruzione è così in ritardo? Che cosa sta bloccando questo processo? La Burocrazia, le norme tecniche troppo complicate, la mancanza di finanziamenti, l’insufficienza di personale per sbloccare le pratiche?
Certamente le difficoltà sono molteplici, non bisogna dimenticare che dopo quella del 24 agosto vi è stata una seconda scossa ancora più forte nell’ottobre, tuttavia la ricostruzione non è partita con quella accelerazione che più di una volta era stata annunciata. Siamo tornati in questi giorni come volontari in quei luoghi che ci hanno visti presenti fin dalle prime ore, abbiamo rivisto quei volti quelle persone con le quali è nato un rapporto, abbiamo trovato stati d’animo misti di rabbia e rassegnazione, ed una frase su tutte ci ha colpito, siamo stati abbandonati, dallo Stato, dalla Regione, solo i sindaci ci sono rimasti accanto, ma spesso troviamo anche in loro momenti di rassegnazione, una sorta di impotenza sullo stato delle cose.
Come ci hanno colpito le frasi di chi, come i Familiari di Matteo Gianlorenzi e Barbara Marinelli morti ad Amatrice, che stanno aspettando ancora una prima udienza per capire se esistono responsabilità per la loro morte. Noi “volontari e cittadini” di questa Regione possiamo capire che la ricostruzione è cosa complicata, ma pensiamo che proprio le Istituzioni dovrebbero avere uno scatto, dovrebbero denunciare con forza questo stato di cose, anche denunciando, se esistono, ritardi all’interno delle proprie strutture o nei gangli farraginosi delle strutture preposte del Commissario.
E’ tempo di promuovere un vero dibattito pubblico, qualificante e non burocratico, coinvolgendo le popolazioni, le istituzioni locali, le Regioni, le associazioni sociali e sindacali le forze del volontariato. Per uscire dallo stallo serve valorizzare le energie che vengono dal basso per recuperare e rilanciare l’impegno corale per costruire nuove comunità, dandosi strumenti che aiutino i piccoli Comuni ad affrontare questa sfida impegnativa. Sono tante le criticità da affrontare: l’economia, il lavoro, la sicurezza, la legalità, la qualità della ricostruzione, le zone rosse ancora con le macerie, la gestione delle macerie private.
Se lasciamo il tutto nelle mani della burocrazia, senza una spinta ideale e una visione del futuro, è probabile che fra 2-3 decenni le case siano di nuovo in piedi ma nella desertificazione sociale ed economica. E serve pianificazione e programmazione, finora grandi assenti. Su questo terreno possono anche i “volontari cittadini” dare il proprio contributo. E allora è tempo di porre domande dal nostro punto di vista. La Regione dell’Umbria in caso malaugurato di un nuovo sisma sarebbe in grado di intervenire? Ha materiali e mezzi per rispondere ad una eventuale nuova emergenza? La struttura regionale di protezione civile ha forze sufficienti? Quanti sono i tecnici e gli operatori di protezione civile oggi effettivamente in organico con esperienza in questo campo? Quanto si è fatto e si fa sul piano della previsione, prevenzione e della pianificazione? Possiamo davvero ogni volta fare conto principalmente sul volontariato? La Regione dell’Umbria ha una legge sul volontariato vecchia di 20 anni!
La recente crisi politica che ha scosso la giunta regionale umbra per le note vicende, ha decurtato di oltre 200.000 euro i finanziamenti per il volontariato non è stato un buon segno, nulla si è fatto per trovare una soluzione. Il continuo cambio dei dirigenti del Servizio di Protezione Civile con figure dirigenziali altamente professionali ma ha fine carriera può essere una scelta valida? Perché ridurre questo servizio ad una sorta di parcheggio per fine carriera?
Esistono professionalità interne giovani preparate non sufficientemente valorizzate. ntro regionale, la sua struttura, l’UFO, vuole tornare ad essere quel punto di riferimento nazionale o solo una bella struttura architettonica?
Ci aspettiamo dalla nuova Giunta Regionale che verrà dalle prossime elezioni di qualunque colore sia una diversa e maggiore attenzione su questo tema. “I Volontari Cittadini”, come le popolazioni in attesa della ricostruzione, si aspettano delle risposte concrete, le celebrazioni in questo momento sono importanti. “Facciamo in modo che non lascino il tempo che trovano”.
Giuliano Santelli – Presidente consulta regionale del Volontariato di Protezione Civile
[suggeriti]