di #LilliKnowsItBetter (alias Liliana Onori)
La morte della vecchia Carmela Calise – con cui inizia il secondo capitolo della saga “La primavera del commissario Ricciardi”, di cui ho parlato nella prima puntata della rubrica – toglie il sonno al commissario e a tutte le persone che la conoscevano e che si rivolgevano a lei in cerca di aiuto e, soprattutto, di risposte.
Risposte nascoste tra le figure di carte da gioco magiche in grado di predire il futuro, di svelare segreti e sentimenti non rivelati dai cuori di uomini e donne, innamorati o amanti clandestini. Una cartomante quindi, la signora Calise, che aiuta le persone bisognose di una voce dall’aldilà, in cerca del perdono da un’anima ormai lontana nello spazio e nel tempo ma che non può essere dimenticata perché certi legami sono impossibili da spezzare.
Neanche la morte del corpo può farlo. Legami più forti del diamante, dell’acciaio, dell’odio e dell’amore stesso che li ha generati. Legami che marciscono tra gli uomini che restano invece in questa Napoli che si sta risvegliando insieme alla primavera, che marciscono le vite di chi non può fare a meno di Carmela Calise, perché lei non è solo un’indovina, è anche una strozzina. Presta i soldi a chi, in difficoltà, non sa come risolvere i suoi guai, ed è proprio tramite lo stralcio di una cambiale macchiata di sangue che la verità circa la sua attività viene a galla, scoperchiando così un vaso di Pandora che porterà anche gli innocenti a non chiudere occhio la notte. Perché è questa la condanna del sangue, di quello versato, di quello di chi si ama e di quello che lega le persone di una stessa famiglia: l’impossibilità di staccarsi, di darsi pace. Così è per l’assassino della Calise, così è per un presunto colpevole che tenta il suicidio sperando di liberare la sua famiglia dai debiti portandoseli nella tomba, e così è per la famiglia di Maione, il fedele brigadiere che resta sempre al fianco di Ricciardi nelle indagini, che non sa ancora arrendersi al fatto che il maggiore dei loro figli, Luca, anche lui poliziotto sulle orme del padre, è rimasto ucciso poco tempo prima durante un arresto. Il sangue lega. Il sangue di cui ti macchi le mani ti lega alla tua vittima e alla tua colpa.
Il sangue lega, perché è la versione liquida dell’amore, perché è lì che lo senti, l’amore. Ti si gela quando hai paura per chi ami, ti si scalda quando ce lo hai vicino. Il sangue ti condanna, nel bene e nel male. Ti condanna a sentire di più, a sentire più in profondità dentro di te, lì dove l’amore mette radici e si aggroviglia al tuo animo come la gramigna e l’edera. E se è vero, come Ricciardi sente pronunciare all’anima della Calise, che ‘’O Padreterno non è mercante, ca pava ‘o sabato.’’, allora prima o poi, per ognuno arriva il momento di pagare per questo sangue. Pagherà chi ha ucciso, pagherà chi non lo ha fatto e pagherà chi ha amato e perso. Pagherà perfino chi continua ad amare da lontano, con la disperazione straziante di chi si condanna alla solitudine. Ricciardi è sempre affacciato alla finestra della sua stanza ed Enrica continua a fingere di non notare il suo sguardo, aspettando un suo gesto, un suo passo e pensando che se due strade sono destinate ad unirsi, prima o poi si uniranno, anche se dopo molti chilometri.
Chi ha ucciso la Calise? E perché? Per un debito impossibile da saldare? O per una lettura sbagliata delle carte? La risposta, anche in questa vicenda, è da ricercarsi tra la fame e l’amore, i motori di ogni azione peccaminosa e degna, secondo Ricciardi.
La canzone
La canzone che mi ha ispirato questo romanzo è More than a feeling dei Boston, perché l’amore descritto in queste pagine da De Giovanni è davvero più che una semplice sensazione. “Certe volte ci stanno delle cose, Commissà, che non vedi, non senti, non pensi e le capisci lo stesso. Questo succede con le persone che tieni dentro al cuore”, il senso è tutto qui.
Quando ami qualcuno, lo sai. Sai tutto, senti tutto. Lo senti oltre te stesso, oltre la ragione, oltre le distanze. Oltre qualsiasi cosa. E’ impossibile da spiegare a parole, perché è come la fame, la sete, il sonno. Lo senti, e basta. E lo senti forte, più forte di te. Più che se fosse una sensazione.
Il libro, La condanna del Sangue (Fandango Ed.): La seconda avventura del commissario Ricciardi, l’uomo che possiede il dono (o la condanna) di sentire le ultime parole pronunciate da chi muore di morte violenta, quello che lui chiama “il Fatto”. Napoli, aprile 1931. Il vento di primavera si annuncia nella notte di una giornata fredda e cupa e rimescola il sangue nelle vene di donne e uomini persi nei loro pensieri ma uniti dall’attesa del giorno che arriverà. Non è così per tutti: in un appartamento del popolare rione Sanità un’anziana donna, Carmela Calise, verrà trovata morta il giorno dopo, ridotta a un mucchio di ossa e sangue, barbaramente colpita a bastonate. Accorso sul luogo del delitto insieme al fedele brigadiere Maione, il commissario Ricciardi interroga la gente del palazzo e, nonostante il clima di omertà, scopre la doppia attività di Carmela, cartomante e usuraia. Al centro della vicenda è il decrepito appartamento dove la cartomante riceveva i suoi clienti, per predire in modo ingannevole il loro futuro o per garantirglielo, prestando denaro. Sono parecchi quelli che avrebbero avuto un motivo per ucciderla – strozzati dai debiti, succubi delle sue menzogne, delusi o disperati.
#LillyKnowsItBetter è la rubrica ideata e curata da Liliana Onori, l’autrice di Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì). In collaborazione con LibroSì Lab, Liliana ci racconterà dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria e soprattutto di abile narratrice di storie, cosa ne pensa di libri, fiction, personaggi e molto altro. Seguila anche sul suo canale Instagram: @cipensailcielo