Un’amicizia nata con l’amore per il cinema. Una chiacchierata che diventa un’intervista tra un giovane regista di cortometraggi sperimentali, Lorenzo Lanza e la scrittrice Liliana Onori. Nella sua rubrica del venerdì, #LillyKnowsItBetter ci trasporta in un mondo meraviglioso, quello della regia in cui si dà sostanza ai sogni…. Aspettando Hollywood!
di #LilliKnowsItBetter (alias Liliana Onori)
Lorenzo Lanza, laureando in arti e scienze dello spettacolo e regista esordiente di diversi cortometraggi sperimentali, stacca per un attimo l’occhio dalla cinepresa per raccontarci del suo sogno e del suo mondo di celluloide.
Mark Twain una volta ha scritto che sono solo due i giorni veramente importanti nella vita di una persona: quello in cui nasce e quello in cui capisce perché. E quando nasci con un sogno, il tuo perché lo sai da subito. E non è come cercare qualcosa in un baule, qualcosa che non sai bene dove è stata messo, no. Lo senti chiaramente dentro di te, perché è prepotente, intenso, è più forte di tutto il resto. Non lo puoi ignorare neanche volendo. Tu lo sai il tuo sogno qual è e quindi sai anche chi sei tu. È un po’ come provare una continua sensazione di spinta, una violenta spinta che ti costringe a seguire quella che senti essere la tua natura. È esattamente questo, un obbligo biologico. Non si può descrivere in un altro modo.
Non so dire bene se è come nascere con qualcosa in più o con qualcosa di diverso, o forse, nonostante tutto, con un privilegio perché, in qualche modo, il tuo sogno ti rende speciale, prezioso, quasi. La sola cosa che so per certo è che sei fregato quando nasci sognatore perché è qualcosa da cui non avrai mai scampo, non potrai sfuggirgli, né ribellarti, dovrai seguire il tuo sogno ovunque ti porterà perché è il motivo per cui sei nato, è il senso che deve avere la tua vita. E il senso di Lorenzo è il cinema.
È stata proprio la passione condivisa per il cinema la fiamma che ha fatto nascere l’amicizia tra me e Lorenzo e nonostante le tante differenze tra noi, le discussioni infinite su Kubrick e le divergenze di opinione su film e serie tv, devo dire che ho trovato in lui molto più di quello che mi aspettavo. Il mondo che si porta dentro è più di sola celluloide e cineprese. È una visione universale del tutto che è difficile da spiegare. Vede le cose così in profondità che persino io ho paura del suo sguardo.
Sul set, dietro la macchina da presa, lui smette di essere una persona e diventa il suo film. Diventa quello che vede attraverso la lente, quello che immagina nella sua mente. Prende quell’immaginazione, quella fantasia, e la fa diventare vera, le dà una forma, la fa diventare una cosa che tutti possiamo vedere. E quando accade, è come se ti lasciasse guardare dentro di sé, dentro la sua storia. Senti quello che sente lui ed è come se i confini si assottigliassero talmente tanto da non esistere più. Lui perde i contorni di se stesso e diventa la scena, gli attori, le battute e la visione d’insieme del film così come lo ha pensato e quando te lo racconta, a te succede la stessa cosa.
Lorenzo dice che l’uomo con la sua arte deve creare qualcosa di simile a se stesso. Io ho pensato tanto a questa frase dopo che me l’ha detta e mi sono resa conto che è proprio questo che succede. Noi siamo i nostri sogni e quando scriviamo, filmiamo, cantiamo o disegniamo, è di noi che stiamo parlando e raccontando.
Quella che doveva essere un’intervista si è trasformata subito in una delle nostre solite lunghe chiacchierate. Mi ha detto tante cose che mi hanno dato parecchio da pensare a quello che avrei dovuto scrivere in questo articolo, perché non è semplice parlare di qualcuno come Lorenzo, bisogna trovare le parole giuste, quelle più adatte per far sì che anche gli altri capiscano quanto è fuori dal comune.
Per esperienza, so che i sognatori si sentono soli per gran parte della loro vita. È difficile essere compresi da chi un sogno non ce l’ha, da chi non sa che cos’è questa smania dentro di te che ti tiene sveglio, che ti leva la fame, la sete, per la quale sacrificheresti tutto perché niente è più importante, niente vale altrettanto la pena. Alla fine, la solitudine sembra diventare quasi una condizione inevitabile. Eppure, nella solitudine, Lorenzo confessa di aver trovato se stesso e attraverso questo ha capito anche qual è la strada per arrivare agli altri e per capirli. Dice che è un viaggio di sofferenza, ma anche di maturazione.
Dice anche che la sceneggiatura è la bibbia del regista e che va seguita alla lettera, ma che per il bene del film si deve trovare un equilibrio tra osare e sacrificare. Anche lì dove soffri nel tagliare una scena o nel modificare un dialogo, devi pensare non a quello che sacrifichi, ma a quello a cui permetterai di arrivare al pubblico, imprimendolo per sempre sulla pellicola.
Il regista tende a pensare per conto suo, a vedere il mondo a modo suo, eppure Lorenzo è consapevole che il cinema non è un lavoro che si può fare da soli. Ci sono tanti reparti che collaborano e spesso si lavora con persone che sono anche più in gamba di te, quindi può succedere che la purezza dell’idea iniziale non rimanga tale nella sua interezza. Qualcosa può contaminarla, ma il messaggio deve poter arrivare comunque. Lo spettatore deve capirlo il tuo animo, cogliere il senso del tuo mondo, deve poterlo sentire dentro di sé, che gli trafigge il petto e che gli resta lì anche una volta uscito dalla sala del cinema. Se lo deve portare a casa e deve mettere radici così profonde in lui che non se lo possa più scordare.
Ogni regista ha il suo messaggio da inviare: Spielberg ha il mito dell’escluso, Kubrick la deviazione della natura umana, Hitchcock ha il mistero e la suspense, Cameron l’evoluzione della specie… Lorenzo vuole parlare solo dell’uomo, della sua maschera sociale, del suo bisogno di sopravvivenza e di quello che è disposto a fare per preservarla, di quello a cui si piega e di quello a cui si ribella, anche quando non c’è speranza. Perché c’è una vita che è ancora più vita della vita stessa, ed è quella dentro di noi. Lui di quella vuole raccontare.
Quando gli ho chiesto cosa conti di più per lui, se fare film famosi o fare film e basta, lui mi ha risposto che conta solo fare film, non importa chi li finanzia, conta solo girarli e il pubblico che li guarderà. Ma ammette pure che se Hollywood buttasse un occhio sui suoi lavori, non sarebbe male per niente. Chissà, magari l’idea di trasferirci là un giorno, di stringere una collaborazione tra regista e sceneggiatrice, comprare due ville una attaccata all’altra e invecchiare ricchi e famosi non rimarrà per sempre un’idea. Non è poi un futuro così brutto da immaginare, in fondo. È un viaggio che farei volentieri.
La canzone
Mentre parlavamo, ho pensato a che canzone avrei potuto abbinare alle sue parole e ho scelto la pluripremiata Shallow, di Lady Gaga. Shallow si può tradurre semplicisticamente in acqua bassa. Quando decidi di seguire il tuo sogno, ti allontani parecchio dalla riva, dall’acqua bassa e cominci a nuotare in quella alta, e dopo un po’ capisci che non c’è un altro posto dove vorresti stare. La riva non fa più per te, vuoi continuare a stare lì, al centro del tuo oceano e non ti importa se ogni tanto vai sotto la superficie e un po’ di acqua ti entra nei polmoni, non importa se la corrente ti trascina e non importa nemmeno se hai paura. Non lasceresti mai quel posto con l’abisso sotto di te, neanche se in cambio ti dessero tutto il resto del mondo intero.
Una volta, mentre gli parlavo di un libro che avevo letto e della recensione che ci stavo scrivendo sopra, lui mi ha guardata serio serio e mi ha detto:’’Qualsiasi cosa dovrà essere detta su di me un giorno, voglio che sia tu a scriverla.’’. Io non so quale sarà il destino di Lorenzo, anche se sono convinta che una persona speciale ha sempre un destino speciale, ma ho fede nel fatto che nemmeno lui lascerà mai il suo posto in mezzo all’oceano e quindi, sì, sono certa che un giorno scriverò di lui.
#LillyKnowsItBetter è la rubrica ideata e curata da Liliana Onori, l’autrice di Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì). In collaborazione con LibroSì Lab, Liliana ci racconterà dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria e soprattutto di abile narratrice di storie, cosa ne pensa di libri, fiction, personaggi e molto altro. Seguila anche sul suo canale Instagram: @cipensailcielo