ORVIETO – Un impianto di ultima generazione per il trattamento del percolato potrebbe sorgere all’interno della discarica de Le Crete. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal nostro giornale, Acea Ambiente che gestisce una parte della discarica orvietana, avrebbe già fatto pervenire in Regione uno studio di fattibilità per la realizzazione dell’opera. Il percolato è il liquido che si origina dall’infiltrazione delle acque piovane nella massa di rifiuti o dalla loro decomposizione: è palese che questo liquido contenga agenti fortemente inquinanti e che vada quindi trattato con sistemi adeguati.
Tra l’altro, come risulta da varie ricerche effettuate, il percolato è uno degli inquinanti più difficili da trattare. Attualmente, non viene trattato in loco ma trasportato con camion appositi in altri siti, con il forte rischio che un incidente o un qualsiasi inconveniente durante il trasporto ne possano causare lo sversamento, magari durante l’attraversamento in un centro abitato, oppure in un corso d’acqua o in un campo coltivato.
L’impianto di trattamento, quando e se verrà realizzato (l’iter infatti potrebbe durare diversi mesi, ndr), sarà di ultima generazione, chiamato ad osmosi inversa a tre stadi: in pratica, attraverso complessi trattamenti del percolato, gli agenti inquinanti verrebbero drasticamente abbattuti, rientrando all’interno dei parametri previsti dalle norme vigenti. Secondo le nostre indiscrezioni, il liquido trattato tramite prodotti chimici, verrebbe poi riversato in un fosso vicino, il fosso di Palongo, che è spesso in secca ma che aumenta la sua portata durante le piogge.
Le acque di questo fosso vanno a confluire nel fiume Paglia dopo aver percorso diverse centinaia di metri. Secondo lo studio presentato, non dovrebbero esserci pericoli di sorta, anche perché la natura argillosa del luogo permetterebbe la massima impermeabilizzazione, rendendo impossibili le infiltrazioni all’interno del terreno.
Di certo però, con le piogge più o meno abbondanti, il liquido trattato andrebbe comunque a finire all’interno del corso del Paglia, fiume già di per sé sotto continuo monitoraggio per l’alto contenuto inquinante di cromo, residuo delle lavorazioni delle vecchie miniere dell’Amiata.
Al momento non è comunque chiaro se nell’impianto verrà trattato solo il percolato della nuova discarica oppure anche quello del primo calanco, la parte più vecchia destinata ai rifiuti a Le Crete. Stesso discorso vale per un eventuale trattamento di percolato proveniente da altre discariche fuori Orvieto, magari sempre di proprietà di Acea. Un’altra criticità potrebbe rivelarsi il trasporto verso il nuovo impianto dei prodotti chimici necessari al trattamento, con il potenziale rischio collegato ad un incidente sempre presente.
La richiesta per la costruzione dell’impianto sarebbe stata presentata agli appositi uffici in Regione ed attualmente in attesa di essere protocollata; la domanda sarebbe stata presentata alla fine dello scorso mese di giugno. L’iter autorizzativo potrebbe durare diversi mesi ma secondo le stime più ottimistiche, l’impianto potrebbe sorgere nel giro di 18/24 mesi. Fausto Galilei, direttore del sub-ambito 3 e 4 dell’AURI, l’autorità umbra per i rifiuti e l’idrico, non conferma e non smentisce l’indiscrezione, ricordando come già in passato comunque fossero state sollecitate tutte le discariche regionali al fine di dotarsi di un impianto per il trattamento del percolato.
“E’ innanzitutto una questione di costo, esordisce Galilei, perchè se il liquido viene trattatato sul posto e si evita di mandarlo in giro in varie regioni italiane, è chiaro che c’è anche un vantaggio economico per il cittadino. Per quel che so, l’iter di queste procedure è abbastanza complesso, ci vorrà circa un anno solo per avere tutte le autorizzazioni necessarie, andrà convocata una conferenza dei servizi alla quale certamente saremo chiamati noi come AURI ed anche il comune di Orvieto. Resta inteso che l’ultima parola spetterà comunque alla Regione Umbria. Come Autorità noi interverremo per capire se il prezzo dell’impianto è congruo, se cioè il tutto non vada ad appesantire ulteriormente le tasse sui rifiuti, pagate da tutti i cittadini”, conclude.
Sara Simonetti
Gabriele Marcheggiani