@ilariaticonsigliaunlibro ci parla di Ape Bianca, Adiaphora Edizioni, scritto da Valentina Villani. Un memorial intenso, toccante, sincero e straziante
recensione e interpretazione fotografica di @ilariaticonsigliaunlibro
Quando a mancare è una madre si apre il baratro sotto i piedi, perché il rapporto tra madre e figlio/a è la cosa più viscerale che esista. È un legame difficile da spiegare a parole perché è così intimo, profondo e unico che si può solo sperimentare. La Villani è riuscita nell’impresa di mettere nero su bianco i sentimenti, i ricordi, le emozioni legate a sua madre, a quella madre dalla quale era legata da un rapporto conflittuale, spesso difficile ma pur sempre un rapporto d’amore.
“La stessa luce che emanavi creava dal lato opposto un cono d’ombra nel quale venivo puntualmente imprigionata senza neanche che te ne accorgessi. Quante grida da quel buio, quanto silenzio, quanti sguardi cercati inutilmente”
Il momento della gravidanza è un momento emozionante e la vicinanza di una madre è una manna, è un sollievo poter parlare, confidarsi con chi ti ha generata. Stai per compiere il miracolo della vita così come è successo a tua madre, una delle più belle condivisioni d’amore. Per l’autrice questo momento è al contempo meraviglioso e straziante perché al miracolo della vita si affianca il dolore della malattia della madre e fa capolino lo spettro della morte.
“La diagnosi è piombata come un macigno sulla mia pancia, senza alcun preavviso e senza pietà. Il terrore non ha volto finché non lo si sente addosso. Sulla pelle, nelle giunture delle ossa, tra le mani, davanti agli occhi”.
La rabbia per l’abbandono della madre si fa sentire subito, la Villani non fa sconti alla madre, come può abbandonarla quando ha più bisogno di lei? Si ammala e muore rovinandole l’esperienza della gravidanza e del parto. La rabbia è una fase della gestione del lutto, l’autrice ci descrive passo dopo passo come ha gestito la mancanza lacerante della madre fino ad arrivare a rivedere di nuovo la luce.
“Un giorno mi sono accorta di esistere ancora, di respirare, di essere in grado di fare delle scelte, di poter raccogliere pezzi di me per poterli ricomporre in modi nuovi”
Alla fine la Villani riesce a fare pace con se stessa, con la madre e con il ricordo di lei dando una nuova possibilità a se stessa. Stupenda la descrizione del titolo del libro: Ape bianca, il nome con cui l’autrice chiamava la madre.
“Ape bianca, ti chiamavo. Non so perché quel nome. Forse per la natura conflittuale delle attitudini di un’ape: il pungiglione che inietta il veleno e il dolce prodotto del suo lavoro.”
Il racconto dell’autrice è un racconto intimo, sincero, commovente e straziante, le sue parole hanno un’anima, sono poetiche. Le foto alla fine dei capitoli e le relative didascalie impreziosiscono un racconto già di per sé speciale. Ape bianca è un memoir che lascia il segno, una carezza sul cuore per chi ha vissuto tale lutto.
L’ape bianca, la trama: La perdita precoce di un genitore è un’esperienza dolorosa e paralizzante. Chi la vive subisce una crudele disconnessione da una parte profonda di sé, tanto che pensieri ed emozioni paiono precipitare in un vortice sinuoso e inesorabile come l’interno di una conchiglia. E, quando il rapporto tra madre e figlia si rivela complesso, intricato, conflittuale, eppure intimamente profondo, quell’assenza si manifesta in tutta la sua brutalità dilatandosi in un atroce senso di irresolutezza. La nascita di un figlio durante la malattia fatale della madre conduce l’autrice in un luogo sospeso tra vita e morte, un regno di opposti dominato da un’atmosfera onirica. Le sue parole rievocano la faticosa esplorazione di sé alla ricerca di quell’assenza, di quella madre prima presente ma distante, affettuosa eppure eclissante, e delle sue reliquie ora spezzate e pungenti. L’analisi introspettiva del ricordo diventa, così, evento di riconciliazione.
L’autrice, Valentina Villani: Nata a Roma, dove vive e lavora come psicologa e psicoterapeuta, Valentina Villani coltiva la passione per la fotografia e la sceglie come mezzo per raccontare storie di vita, di dolore, intime sensazioni e denuncia sociale. Ha partecipato a diversi concorsi e organizza mostre fotografiche. Nel 2015 vince il concorso nazionale bandito dall’associazione Il filo di Eloisa, per la valorizzazione del pensiero e della creatività femminili, con un progetto di cinque foto e relativi testi. Il progetto è stato pubblicato nel volume “Lo spazio consapevole” (Iacobelli Editore).
La blogger @ilariaticonsigliaunlibro nel suo blog si presenta così: “Mi chiamo Ilaria e sono dottoressa in psicologia clinica in procinto di abilitarmi alla professione di psicologa. Per ora faccio la mamma ed è un lavoro a tempo pieno. Le mie passioni più grandi sono la lettura e la psicologia e quando le posso unire vado in estasi.” Seguila sui suoi canali social: Instagram Facebook, Pinterest, Goodreads e sul suo blog. L’appuntamento su LibroSì Lab con le sue recensioni e interviste che strizzano l’occhio alle novità e autori emergenti è ogni quindici giorni, di lunedì .