di Gabriele Marcheggiani
Parlando con Tiziano Rosati, candidato a sindaco per la lista “Bella Orvieto”, si torna ad affrontare la spinosa questione giovanile, di cui non sembrano esserci riferimenti attendibili nei programmi degli altri candidati. Capofila di una lista che raccoglie figure e sensibilità che prevalentemente si collocano a sinistra del Partito Democratico, trent’anni, consigliere uscente, Rosati non fa altro che puntare il dito contro i “politicanti di Orvieto”, colpevoli di non comprendere in pieno la portata dei problemi della città, autoeferenziali, di destra e di sinistra senza distinzioni, che si accusano e si assolvono a vicenda senza rendersi conto di recitare la loro parte in commedia oramai da decenni.
Come già era emerso nel colloquio avuto con Matteo Panzetta di CasaPound, pubblicato sul nostro giornale la scorsa settimana, il disagio dei giovani, il loro disincanto e la sfiducia verso chi ha amministrato la città begli ultimi decenni, emergono dal mare di parole che grandinano durante questo inizio di campagna elettorale. Paradossalmente Rosati non fa un discorso ideologico, non cade nel tranello di schierarsi aprioristicamente contro la destra estrema rappresentata da Panzetta: al contrario, pur rimarcando la sua storia politica e il suo profondo antifascismo, trova che l’avanzata di CasaPound e l’indubbio richiamo che questa formazione ha su molti giovani, sia il frutto avvelenato delle politiche di chi ha amministrato la città.
La questione giovanile appunto, di cui non sembra esserci traccia in alcun programma degli altri candidati ed anzi, accusa Rosati, “nelle altre liste si candidano giovani e ragazzi che in buona fede si prestano unicamente a portare voti, senza che ci siano punti che richiamino un’idea o un progetto concreto inidirizzato alle giovani generazioni”. E’ per questo motivo che lui non accetta l’accusa che “Bella Orvieto” sia semplicemente un’ulteriore lista di sinistra che divide il campo lasciando ampie possibilità di vittoria alla candidata di centrodestra Roberta Tardani: “Credo occorra rispedire al mittente questa accusa, perchè con le condizioni che si sono venute a creare, non era possibile fare un discorso unitario, nè con Germani, nè con Barbabella”.
Rosati crede di avere la coscienza pulita e di non avere rimpianti di sorta: se la destra dovesse guadagnare la vittoria sulla Rupe, lui non si sentirebbe in alcun modo responabile, anzi. Perchè lo schieramento di centrosinistra era già diviso da prima della sua discesa in campo, con le acerrime diatribe in casa PD e lo scontento di una parte dell’elettorato nei confronti dell’attuale sindaco che, secondo lui, hanno portato Franco Raimondo Barbabella a rompere gli indugi e ad anticipare tutti nell’annunciare la propria intenzione di tornare in campo da protagonista.
Il giovane candidato non nasconde di aver cercato di trovare in tutti i modi, nei mesi passati, un accordo con Germani e Barbabella, senza ottenere risultati concreti. “Arrivano i leghisti! Arrivano i leghisti! Ma nessuno che si ponga la domanda su quali siano i veri motivi della loro avanzata anche nella nostra città – aggiunge Rosati – visto che tornano a ripresentarsi volti e figure che, nel bene o nel male, hanno portato Orvieto a questa situazione”. Certo, non risparmia critiche feroci a questa destra a traino leghista, che nella consigliatura che volge al termine l’ha attaccato duramente su molte iniziative che ha cercato di portare avanti, senza che però dai banchi della maggioranza si siano levate parole di vicinanza.
Alla fine, la candidatura autonoma con la sua lista permette a Rosati di non scendere più a compromessi e di porsi alla testa di quella parte di elettorato di sinistra nauseato dalla guerra civile scatenatasi nel PD orvietano, dando voce e corpo alle istanze, soprattutto giovanili, che rischierebbero di rimanere orfane qualora non ci dovesse essere nessuno a rappresentarle nel nuovo consiglio comunale. Secondo lui, un vero programma dovrebbe ripartire da quello che già esiste in città, dando valore alla vita aggregativa, al sociale, alla cultura, senza bisogno di alambiccare su progetti roboanti che rischiano alla fine di tradursi in promesse irrealizzabili. Occorre dare una nuova immagine di Orvieto, provando ad investire sulle idee e sulle forze delle giovani generazioni, seppur lui non si senta un “giovanilista” a tutti i costi: certo, per fare occorre partire da un’idea e per proporla bisogna venire coinvolti, cosa che fin qui non sembra essere accaduto.
La politica – politicante a cui Rosati vuole contrapporsi, ripresenta di nuovo le stesse figure, senza che all’orizzonte si intraveda alcun che di diverso. La sua candidatura, come per certi versi quella di Panzetta, al di là dello schieramento politico, porta in emersione un drammatico scontro generazionale che non sembra preoccupare gli altri candidati a sindaco, che anzi finora non ne hanno fatto menzione. Eppure, oltre il forte richiamo alle radici di sinistra, dalle parole di Rosati emerge la presenza di un fronte vasto, ben più insidioso di quelli dei bilanci, degli Swap e delle discariche, con cui chiunque guadagnerà la poltrona di sindaco il prossimo 26 maggio dovrà fare i conti.