Orvietosi.it ha parlato con tutti i candidati a sindaco che alla data del 16 aprile 2019 hanno annunciato ufficialmente la loro partecipazione alle prossime elezioni amministrative. I colloqui avuti hanno inteso tracciare soprattutto un profilo delle persone, prima che dei personaggi politici: fatta salva la diversità di vedute e di appartenenza politica, quel che è scaturito è il frutto di discorsi che sono andati ben oltre i problemi contingenti, cercando di offrire al lettore la possibilità di vedere i candidati al netto delle chiacchiere da social network e delle ovvie, sacrosante e conosciute appartenenze politiche di ciascuno. Abbiamo parlato con tutti, nessuno escluso, con l’intento di voler contribuire al dibattito cittadino circa i mali che affliggono Orvieto, sulle cause che li hanno determinati ma soprattutto sulle soluzioni diverse per uscire da questo innegabile stato di cose. Siamo convinti, in quanto giornalisti, che il nostro dovere sia quello di raccontare fatti e persone, senza prendere parte agli inevitabili e aspri scontri verbali che immancabilmente hanno già preso il via sui social network e che, come in un crescendo wagneriano, potranno solo aumentare di tono durante la campagna elettorale. Gli articoli verranno pubblicati al ritmo di uno al giorno a partire da martedì 16 aprile, in rigoroso ordine cronologico rispetto agli incontri avuti con i candidati a sindaco; qualora nei prossimi giorni, ai cinque che hanno annunciato ufficialmente la propria candidatura (Barbabella, Panzetta, Germani, Tardani e Rosati) dovessero aggiungersene altri, saremo ben lieti di incontrarli e di scriverne.
_____________________________________
di Gabriele Marcheggiani
Giuseppe Germani ha le spalle grosse, su questo nessuno ha dubbi. Anche Roberta Tardani, suo avversario nella prossima tornata elettorale, l’ha ammesso candidamente, senza alcun problema. Perché del sindaco, alla fine, ognuno può farsi l’opinione che vuole ma sulla persona, sulla sua integrità e sulla sua capacità di farsi carico degli oneri dell’amministrazione di una città come Orvieto, subendo evidenti attacchi anche da una parte rilevante del Partito Democratico a cui è iscritto, nessuno solleva dubbi. Se poi a questo aggiungiamo l’uragano scatenato dalle inchieste perugine che hanno visto coinvolti i vertici politici e amministrativi del PD regionale, che costringerà il sindaco uscente ad una poderosa vogata controcorrente, non c’è dubbio alcuno sulla sua capacità di accollarsi pesi che schianterebbero un toro.
Parlando con gli orvietani, è capitato spesso di ascoltare questo refrain: “Germani è una brava persona ma dice di sì a tutti…”. Che sia una persona disponibile è fuor di dubbio, forse proprio in questo, rilevano in molti, sta il suo grande limite; perché in politica, quando ti trovi ad amministrare una realtà complessa come un comune, devi saper dire anche dei no fragorosi, a costo di inimicarti una parte di elettorato. La comunicazione probabilmente non è il suo forte e molti dei risultati ottenuti dalla sua giunta non sono stati trasmessi efficacemente all’esterno: Germani ha sempre dovuto rincorrere i suoi avversari, rintuzzando gli attacchi subiti senza aver mai dato l’impressione di essere in grado di contrattaccare. Eppure, al di là delle facili chiacchiere su Facebook, che da quando è arrivato il marchingegno di Zuckerberg hanno spodestato quelle dei tavolini del bar, i risultati ottenuti dalla sua amministrazione non sono irrilevanti.
Molte delle sue scelte politiche, piaccia o meno, sono state orientate unicamente a porre un argine alle enormi difficoltà economiche e finanziarie nelle quali versava il comune di Orvieto nel 2014, difficoltà ereditate dalla giunta Concina, certo, ma che a sua volta le aveva ereditate da decenni di amministrazioni di centrosinistra, alle quali lui stesso ha partecipato. Nessuno dei suoi avversari può negargli il merito di aver fatto uscire Orvieto dal pre-dissesto molto prima di quanto previsto, casomai gli rinfacciano il metodo, il centrodestra addirittura il fatto che con questa operazione si siano tolti soldi agli investimenti. Germani si difende a spada tratta, para i colpi e prova a rispondere con un esempio semplice, facilmente comprensibile da tutti: “Quando tu hai i debiti è come in famiglia, prima devi definire come pagarli, poi una volta che hai messo i conti al sicuro, puoi programmare il futuro: avevamo nove milioni e mezzo di euro di buco, io lascio con zero euro di debito, con il disavanzo ripianato ed un bilancio in equilibrio”.
Un’operazione azzeccata secondo alcuni che potrà permettere alla prossima amministrazione di non avere sulla testa la spada di Damocle del debito, mentre i suoi avversari lo accusano di aver fatto un’operazione puramente ragionieristica, che non è andata incontro ai cittadini e alle imprese in difficoltà. Se la vicenda degli SWAP è diventata un derby nel quale ciascuno, a destra e a sinistra, ha provato ad intestarsi il merito e ad accusare l’altro di non aver fatto nulla per vincere in Tribunale, l’attuale primo cittadino elenca le cose fatte in questi ultimi cinque anni, consapevole che chi ha avuto responsabilità amministrative in un contesto delicato, difficilmente troverà la folla plaudente sotto le finestre del Municipio. Chi siede nelle stanze dei bottoni è spesso una persona sola, il potere, inteso come responsabilità e capacità decisionale, porta sovente a chiudersi nel palazzo, ad isolarsi, a concentrarsi unicamente sui problemi da risolvere e Germani non ha mai accettato le lusinghe del consenso facile ma di breve durata.
Sull’allargamento della discarica delle Crete, sa di aver giocato una partita decisiva per la sua città, operando una scelta radicale dal punto di vista ambientale, lanciando un messaggio chiaro alla Regione Umbria e a livello nazionale: “Qui non si passa, lo stop al terzo calanco ha significato rivedere alla radice i paradigmi che regolavano la gestione e il trattamento dei rifiuti”. Germani ha ben chiari anche gli obiettivi per la prossima amministrazione, qualora dovesse essere riconfermato sulla poltrona di primo cittadino. Avendo gestito in prima persona il progetto delle Aree Interne, conosce l’enorme impatto economico che potrà avere la ristrutturazione dello scalo merci di Baschi che, assieme ai lavori di miglioramento stradale della strettoia dei Fori già appaltati da Anas, farebbe di Orvieto uno snodo fondamentale nel trasporto merci combinato gomma – rotaia.
A quest’opera, secondo il suo auspicio per il prossimo quinquennio, è affiancato il secondo stralcio della complanare, un’opera fondamentale e strategica per la città, che toglierà dall’isolamento logistico la zona industriale di Orvieto. Per Germani, una volta azzerati i debiti di bilancio, la prossima amministrazione potrà avere tutti gli strumenti in grado di operare il rilancio definitivo della città, posta ormai al centro di un territorio vasto che fa del comprensorio orvietano il quarto dell’Umbria per numero di abitanti, dopo i due capoluoghi e Foligno: un risultato ottenuto grazie alla gestione delle Aree Interne e a un lavoro certosino di aggregazione di realtà spesso in competizione, che potrà porre al centro delle politiche regionali un territorio spesso marginalizzato, che ancora oggi non ha alcun rappresentante in seno al consiglio di Palazzo Cesaroni a Perugia.
Capitolo a parte meriterebbe la battaglia, tutta scatenata da una parte del PD, nei suoi confronti. Chiunque sia in buona fede, sa che Germani fin dal 2014 ha dovuto districarsi in mezzo alle Forche Caudine che il suo stesso partito gli aveva preparato; la sua stessa candidatura sembrò allora un esperimento di coinvolgimento della società civile che non ebbe la benedizione ufficiale da parte degli organi cittadini del partito. Ed anche in consiglio comunale, il sindaco ha avuto parecchie gatte da pelare con quelli che, almeno in teoria, avrebbero dovuto far parte del suo schieramento.
Quando lo abbiamo incontrato nel suo ufficio in Comune, si era alla vigilia della riunione presieduta dall’allora segretario regionale Gianpiero Bocci, che avrebbe sancito l’appoggio ufficiale del PD alla sua riconferma, in barba ai malpancisti della segreteria cittadina del partito e in barba anche, così si diceva, a quanto Bocci stesso auspicava.
L’ex segretario regionale ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco, visto che la maggior parte degli iscritti e dei presidenti di circolo erano schierati con Germani, ma non è un mistero che non godesse delle sue simpatie. Le spalle grosse di Germani dovranno servirgli anche e soprattutto a difendersi dalle inevitabili accuse di far parte di quel partito al centro dello scandalo dei concorsi truccati all’ospedale di Perugia; quella che è già stata ribattezzata la Concorsopoli umbra, ha visto Bocci finire agli arresti domiciliari e la presidente della regione Catiuscia Marini indagata e dimissionaria. In questi giorni frenetici, in cui tutti gli occhi sono puntati sulla Procura di Perugia e sulle intercettazioni che quotidianamente escono sui giornali, in un clima da ultimi giorni di Pompei in casa PD, non sarà facile per il candidato sindaco del centrosinistra rintuzzare gli attacchi, spesso pretestuosi e poco rispondenti alla realtà dei fatti, che gli pioveranno addosso; se è vero che già al netto dell’inchiesta perugina, la corsa per Germani fosse comunque molto difficile, le cronache di questi giorni non gli faciliteranno di certo il percorso. Lui stesso ne è consapevole, nonostante abbia sempre rivendicato un’alterità rispetto agli organi ufficiali del suo partito.