di Gianluca Foresi
Prendo spunto da un fatto di cronaca locale cercando poi di allargare il discorso allo stato generale delle librerie, dei lettori e della lettura.
Parto da alcune domande:
Chiude La Libreria dei Sette, che prese il testimone da quella storica dei Fusari e che per molti nel tempo è diventata un polo culturale, il centro principale di scoperta, di novità editoriali, di incontro e incontri letterari?
Chiude, o meglio, viene chiuso un franchising Mondadori che, come qualsiasi altra attività commerciale, guarda al fatturato, al mercato e a far semplicemente, ma giustamente, quadrare i conti?
Sono costretti a chiudere dei librai che svolgono il loro lavoro con passione, dedizione, impegno sul campo, per offrire anche un servizio al cliente con suggerimenti, consigli e altro?
O chiudono gli imprenditori, che necessariamente vedono nel libro un bene, un oggetto come lo sono le scarpe, la frutta, o un elettrodomestico?
Chiude una libreria che era meta quotidiana di veri e propri divoratori compulsivi di libri, i cosiddetti lettori forti, perché lì trovavano quasi sempre il testo che cercavano, dalla poesia, alla filosofia, passando per le scienze e la psicologia.
O chiude una sorta di supermarket del libro (e non mi riferisco solo alla Libreria dei Sette, ma a tutte le librerie in franchising dalla Mondadori alla Feltrinelli), dove il cliente sceglie il libro in base a quello che certi programmi tv consigliano o a seconda della fama dell’autore, dal cuoco fino all’attore o al calciatore, vedi la biografia di Francesco Totti. Cliente che entra in libreria solo in quell’occasione e casomai in un’altra simile l’anno successivo.
Sugli scaffali i libri durano quanto le uova, sono edizioni fresche di giornata, se va bene e se il libro è un best seller o se ha fatto parecchi passaggi televisivi lo trovi per qualche mese poi sparisce, a meno che non diventino libri virali, perché di un personaggio televisivo o adesso in modo ancora più sorprendente se di uno youtuber.
Oggi se desideri acquistare un libro che non sia una novità e che non abbia superato i sei mesi di vita, eccezion fatta per i classici, e lo vuoi avere in tempi rapidi, lo devi per forza di cose acquistare on line: Amazon, IBS, bookdepository ecc. o anche presso gli stessi editori che anche se con qualche lungaggine in più però ormai si sono attrezzati con la vendita on line.
Per non parlare poi dello sconto del 15 per cento su tutti i cataloghi, che per chi acquista molti libri all’anno alla fine fa la differenza. In questo le librerie hanno provato ad adeguarsi applicando lo sconto del 15% cercando di fidelizzare il cliente con la tessere, anche se questo era utilizzabile solo sulle ultime novità con un eventuale buono sconto che si accumulava in base agli acquisti.
Ecco, credo che una libreria che si basi solo sulle “grandi” , che di grande hanno solo la campagna pubblicitaria che li supporta, e roboanti ,che di roboante hanno solo il nome dell’autore che spesso non è il vero autore, tanti avvalendosi di ghost-writer. Dicevo dunque che una libreria che si basi sulle grandi e roboanti edizioni abbia perso lentamente, ma inesorabilmente, chi frequentava la libreria ogni giorno e ne usciva minimo con un volume sottobraccio, quando andava male, portando alla fine dell’anno nelle casse diverse centinaia se non migliaia di euro fissi, regolarmente e non una tantum come fa il cliente che entra il libreria come si va dal dentista, o perché c’è il natale, o c’è da comprare il libro del personaggio famoso di turno. Non voglio dire che quelli non siano clienti e non siano da prendere in considerazione, per carità, ma sono i clienti che spesso acquistano non per un prodotto specifico o in modo continuo, ripeto, ma sull’onda del momento. Un’attività commerciale, qualunque essa sia, deve poter contare su uno zoccolo duro che gli garantistica introiti sicuri e certi durante tutto l’arco dell’anno.
A lungo andare credo che questo abbia ha fatto la differenza: selezionando al ribasso i titoli, sia quantitativamente che qualitativamente, si è cominciato ad allontanare quelli che con un flusso continuo e omogeneo frequentavano la libreria e conseguentemente davano linfa alle casse come una sorta di salvadanaio. Questi hanno incominciato a rivolgersi alle librerie on- line non tanto perché trovavano prezzi vantaggiosi, ma soprattutto perché trovavano testi che in libreria ormai non ci stavano più, e non sarebbero nemmeno più arrivati. E non è nemmeno vero che il lettore elettronico abbia soppiantato il libro cartaceo, perché il lettore forte e amante del libro è anche una sorta di collezionista, sfiora il feticismo. Il libro deve essere presente fisicamente, con le sue copertine colorate, con la sua costola, con nome e titolo deve respirare in mezzo alle altre anime di carta che popolano la sua biblioteca.
Perché se anche i libri possono deteriorarsi, sbiadire, e anche bruciare come ci insegna amaramente Fahrenheit 451, ogni libro rappresenta il suo autore, cosa che non potrebbe fare un freddo e impersonale e-reader dove tutti gli autori in modo impersonale vengono rinchiusi.