ACQUAPENDENTE – Recentemente, in data 12 settembre 2018, è arrivata al sindaco una importante comunicazione del presidente della Regione Lazio che viene integralmente riportato qui sotto.
Caro Sindaco,ti ringrazio per la nota inviata, che descrive con dovizia di particolari la vicenda della Casa di Riposo per anziani San Giuseppe e le annose problematiche di natura amministrativa e burocratica che ne hanno messo a repentaglio la stessa sopravvivenza. Come sai, dopo le tue sollecitazioni, abbiamo avviato un approfondimento delle questioni poste con tutti gli uffici regionali coinvolti, al fine di poter risolvere le problematiche che ci hai rappresentato cercando di agire con celerità e con l’obiettivo di superare anche i contenziosi di natura giuridica che interessavano l’intera vicenda.
Con la deliberazione n. 447 del 02/08/2018 penso si sia fatto un enorme passo avanti in tal senso: la rinuncia ai contenziosi da parte dell’IPAB e del Comune di Acquapendente nei confronti della Regione, la contestuale concessione dell’immobile a canone ricognitorio all’IPAB stessa e l’attribuzione all’immobile della funzione socio sanitaria necessaria per l’accreditamento al Sistema Sanitario Regionale, finalmente pongono le basi per dare un futuro più certo e stabile agli anziani ospitati nella struttura, ai lavoratori che vi operano e più in generale a tutta la comunità aquesiana.
Ora, con la rapida sottoscrizione degli atti transattivi già nelle prossime settimane da parte della Regione Lazio, del Comune di Acquapendente e dell’IPAB San Giuseppe e con la successiva trasformazione della Casa di Riposo in RSA accreditata al SSR credo faremo un ulteriore passo in avanti. Sono convinto che con lo stesso spirito di collaborazione istituzionale e con la tenacia che contraddistingue il tuo operato, riusciremo a portare a compimento questo progetto ed a risolvere le questioni che ancora devono essere definite.
Ti ringrazio per le parole di stima, che contraccambio, e ti saluto cordialmente. Nicola Zingaretti
Perché è importante questa lettera? Perché pone fine ad un lungo periodo di incomprensione e di difficoltà di comunicazione.
Si affrontano finalmente con lucidità e decisione le due questioni principali che rendevano impossibile un rilancio della struttura:
1. la questione della titolarietà dell’IPAB sull’immobile e del riconoscimento della sua funzione socio-sanitaria, su cui da anni ci sono incomprensioni con i vari uffici regionali, a causa di una visione sempre parziale e mai complessiva dei problemi;
2. la questione del riconoscimento della Residenza Sanitaria Assistita (RSA), che assicura alla struttura le risorse necessarie per operare in riferimento ai reali bisogni, che essendo in gran parte riferibili a ospiti non autosufficienti, sono più di tipo sanitario che assistenziale.
Tra le due questioni c’è una stretta relazione perché il secondo risultato dipende anche dalla soluzione del primo problema.
Per inquadrare il problema e per capirlo è necessario ripercorrere sinteticamente tutta la storia.
Al momento la Casa di Riposo S. Giuseppe è un’Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficienza (IPAB) provvisoriamente amministrata da un Commissario Straordinario nominato dalla Regione Lazio.
La nomina dell’attuale Commissario, il dott. Franco Colonnelli, è avvenuta dopo un periodo di circa un anno in cui l’IPAB è stata priva di rappresentanza legale.
La situazione critica trovata dal nuovo commissario è il risultato storico di una situazione in cui gli amministratori che si sono succeduti hanno lavorato in condizioni di difficoltà, sia sul piano normativo sia su quello gestionale.
Far quadrare i conti non è mai stata cosa facile, aggravato dal fatto che l’ente non dispone di personale amministrativo.
Il Comune, che ha sempre considerato la struttura un bene della comunità, negli anni si è fatto carico di supplire a diverse mancanze, mettendo a disposizione risorse umane e finanziarie che hanno aiutato la sopravvivenza del servizio.
A giugno del 2016 la situazione trovata dal Commissario della casa di Riposo San Giuseppe era la seguente:
1. enorme indebitamento fuori controllo;
2. insoddisfazione del personale impiegato a causa dei ritardi negli stipendi;
3. forte preoccupazione dell’utenza e delle famiglie per la continuità del servizio.
Inoltre, è emersa in tutta la sua paradossale situazione la questione della proprietà dell’immobile nel quale opera la struttura che vale la pena ricordare nei suoi passaggi fondamentali.
L’immobile della Casa di riposo fu acquistato nel 1970 dall’allora Ospedale Civile di Acquapendente, grazie a donazioni dirette dei benefattori e grazie al prezzo irrisorio pattuito con la Curia Vescovile (20 milioni di lire rispetto al suo valore reale stimato all’epoca in 80 milioni).
Con la Riforma del Sistema Sanitario Nazionale del 1978 gli enti ospedalieri venivano soppressi in favore delle USL, le quali non avendo capacità giuridica non potevano risultare proprietari di beni. La proprietà veniva quindi trasferita ai Comuni con trascrizione nei registri immobiliari.
In seguito, con il DLGS 502/1992 le USL venivano trasformate in ASL, munite di personalità giuridica.
Ai sensi dell’art 5 comma 1 del citato decreto quindi si disponeva il trasferimento di tutti gli immobili entrati a far parte del patrimonio comunale in favore delle ASL.
Nel 1999 in forza di una delibera di giunta regionale l’immobile destinato ad ospitare la casa di riposo San Giuseppe di Acquapendente confluiva nel patrimonio della GEPRA , società incaricata della gestione degli immobili da reddito della Regione Lazio.
In seguito a questa delibera il Comune di Acquapendente e l’IPAB hanno fatto causa alla Regione Lazio per riparare l’errore e ripristinare la corretta allocazione della proprietà dell’immobile.
Sia il Comune sia il Commissario regionale, ravvisando come unica soluzione possibile quella di un accertamento davanti al giudice ordinario quale sia il legittimo proprietario dell’immobile, hanno avviato nel corso del 2016 una causa contro la Regione Lazio. Parallelamente hanno richiesto alla Regione Lazio l’applicazione di un canone ricognitorio che è pari al 10% del canone di mercato in attesa del pronunciamento del giudice in merito alla vicenda relativa alla proprietà.
In questo periodo, la costante preoccupazione dell’Amministrazione comunale e del Commissario regionale è stata quella di garantire la continuità del servizio per gli ospiti e di lavoro per il personale, che in alcuni casi ha visto migliorare la propria posizione contrattuale. A tal fine sono stati concordati specifici piani di rientro del debito con i principali creditori. Uno dei creditori, non avendo accettato il piano di rientro, ha fatto emettere un decreto ingiuntivo al quale sia il Comune sia la IPAB si sono opposti, confidando ancora in una soluzione bonaria.
Peraltro, è proseguita l’opera di adeguamento e di efficientamento della struttura attraverso investimenti realizzati grazie alla dismissione degli immobili della IPAB, che è stata finalmente autorizzata dalla Regione Lazio dopo decenni di vani tentativi.
Altra importante azione intrapresa durante lo scorso anno è stata quella di emanare un bando europeo per l’individuazione di un gestore affidabile che potesse traghettare, insieme alla IPAB, la Casa di Riposo verso la RSA.
All’esito del bando e dopo il superamento dei ricorsi al TAR, è stata affidata la gestione della struttura alla cooperativa sociale Progetto Colonna la quale ha provveduto ad assumere tutto il personale in servizio. Attualmente la gestione, seppur in sofferenza, è in sostanziale pareggio economico.
Grazie al canone di gestione, la IPAB è in grado di fronteggiare i piani di rientro concordati con i creditori.
Attualmente è in corso la richiesta di accreditamento presso la regione Lazio per 60 posti di RSA, per 10 posti di casa di riposo e per un centro diurno specialistico.
Finalmente si comincia ad intravedere l’uscita dal tunnel di una vicenda lunga e complessa.
L’attuale amministrazione comunale ha voluto fortemente salvaguardare e rilanciare la struttura, proponendo il subentro del Comune alla IPAB al momento della sua liquidazione.
Complessivamente si cerca di delineare un quadro istituzionale e gestionale più chiaro e più efficiente in modo da garantire a questo importante servizio migliori condizioni di lavoro ed una più qualificata assistenza per gli ospiti.
Senza questa operazione sarebbe perdurata una situazione di confusione e di incertezza che avrebbe ulteriormente aggravato una situazione sempre più insostenibile, ormai prossima al fallimento.
Serviva un atto di coraggio e di responsabilità ed un progetto, concordato con la Regione, che indicasse una strada chiara da percorrere.
Solo così sarà possibile porre le basi per il rilancio di un servizio pubblico fondamentale e necessario alla nostra comunità.