di Stefano Moretti
Il patrimonio pubblico che lo Stato o gli enti locali non riescono ad utilizzare, dovrebbe essere ceduto gratuitamente, magari con comodati di 99 anni, a chi dimostri di volerlo recuperare e funzionalmente utilizzare. Ad Orvieto, città titolare di un grande patrimonio urbanistico, siamo incollati da anni ad una logica perversa di difesa del possesso fine a se stesso, senza capire che, cosi’ facendo, inevitabilmente assisteremo al suo degrado e definitivo abbandono. L’esempio della Caserma Piave e dell’ex ospedale ci aiuteranno nel ragionamento.
Dalla vecchia struttura militare, in larga parte in grave stato di disuso, si diparte un continuum urbanistico pubblico di straordinario valore ma privo di qualunque supporto programmatico di riuso. In realtà, appresso alla caserma troviamo il carcere , che politica più accorta vorrebbe fuori dalle mura cittadine come e’ avvenuto per Terni e Perugia in strutture più funzionali ed adeguate, ed ancora l’ex Smef, che ospita attivitàdella Guardia di Finanza che potrebbero anch’esse trovare migliore allocazione ed a seguire l’ex Tribunale, sostanzialmente sottoutilizzato.
Una vasta area , una città nella città, che potremmo immaginare oggetto di un intervento complessivo come a Perugia per l’ex policlinico, senza doversi perdere in sterili argomenti sul loro ipotizzato giusto prezzo m , trattandosi di patrimonio tutto pubblico, discutere sulla sua utilizzazione sociale qualificata e produttiva, che e’ il vero scopo degli enti pubblici, nell’ambito di un progetto di sviluppo urbanistico compatibile e sostenibile, senza nuovi volumi ed ecologicamente evoluto, secondo modelli già realizzati in molte parti del mondo, in una lettura della città che la vuole prosecuzione qualificata’ di Roma capitale, a cui e’ funzionalmente collegata, più che isola sperduta nel cuore verde d’Italia. La stessa logica vale per l’ex ospedale. Concediamolo in comodato gratuito purché vi si possano realizzare strutture ricettive, commerciali ed abitative di qualità, i cui proventi formeranno corrispettivi compartecipativi a favore della pubblica proprietà. Nel contempo, pensiamo anche a forme di sostegno ed agevolazione fiscale per chi ristruttura il patrimonio privato di qualità, per disegnare insieme una città nuova nella città antica, invece di perderci in inutili e sterili polemiche od ipotesi irrealizzabili di utilizzo di tanta pubblica e derelitta ricchezza.