di Valentino Saccà
ORVIETO – All’interno della giornata-convegno dal titolo Gli Etruschi nell’arte e nell’immaginario del mondo contemporaneo, tenutasi lunedì 24 settembre presso il Campus Vetrya di Orvieto, l’antica civiltà etrusca è stata riletta e interpretata all’interno di varie forme e stili della cultura e dell’arte. L’iniziativa, realizzata in collaborazione tra la stessa Biennale, Vetrya, la Fondazione Luca e Katia Tomassini e la Fondazione per il Museo “Claudio Faina”, ha dato ampio spazio ad arte contemporanea, letteratura novecentesca, televisione e persino al cinema per poter avere una piena sovrapposizione tra le forme di comunicazione contemporanea e la civiltà etrusca.
Guido Barlozzetti, scrittore e autore RAI, ha presentato nel suo intervento un punto di vista che l’immaginario cinematografico ha applicato al popolo etrusco, partendo però da un excursus storico-filmico di ampio respiro. Barlozzetti ha aperto il proprio intervento parlando della grecità e della romanità nel cinema hollywoodiano come mytos del guerriero e della strapotenza conquistatrice, passando poi per il peplum italiano e l’imperialismo egiziano del Cleopatra di Joseph Leo Mankiewicz che segnò la fine del kolossal.
“ Gli Etruschi invece – ha chiosato Barlozzetti – sono stati protagonisti indiretti della settima arte, lontani da riferimento storici ma restituiti come demoni e incubi alimentati da misteri e leggende popolari. Il cinema italiano di genere ha rappresentato attraverso film come L’Etrusco uccide ancora di Armando Crispino e Assassino al cimitero Etrusco di Sergio Martino, la cultura di questo popolo legata all’oscurità dell’oltretomba e alla ferocia di un popolo fiero che non vuole essere disturbato dal proprio sonno eterno”.