di Valentino Saccà
TUSCANIA – Alla sua seconda edizione l’iniziativa culturale tuscanese Cinque piazze e due chiostri, organizzata da Assotuscania, con la supervisione della presidente Maria Rita Fiasco, il patrocinio del Comune di Tuscania-Assessorato alla Cultura e la comunicazione curata dal giornalista Stefano Mattei, ha chiuso ieri, domenica 5 agosto i suoi incontri con un ospite d’eccezione: Pupi Avati.
Cinque piazze e due chiostri spazia in tutti campi culturali possibili dal giornalismo alla narrativa al cinema.
Dopo Concita De Gregorio, Mimmo Locasciulli, Ottavia Fusco Squitieri, Sergio Urbani, Lino Capolicchio quest’anno il cartellone si è chiuso in bellezza con Pupi Avati, il grande regista bolognese ha disvelato sé stesso e il proprio cinema ai tuscanesi.
Affiancato da Ennio Cavalli, moderatore di lusso e direttore artistico della manifestazione, Avati da buon affabulatore ha incantato il suo pubblico raccontando la propria passione per il cinema, come 8 1/2 di Fellini lo ha convinto ad intraprendere la carriera di regista, muovendo i primi passi in una Bologna ancora provinciale impregnata di quegli umori tetri fra nani e signori X. Quella che traspare dai racconti di Avati è una realtà in altalena tra il probabile e l’improbabile in cui la nostalgia del ricordo si confonde con l’artificio narrativo, elementi che da sempre hanno alimentato la sua cifra stilistica.
Pupi, dopo aver esercitato le sue grandi doti oratorie di arcano incantatore del cinema italiano, passando dall’ironia alla malinconia, dalla tenerezza al quadretto grottesco, ha raccontato il suo ritorno al genere gotico con il romanzo Il Signor Diavolo, che presto diventerà un film.
Era il 2007 quando Avati ha messo mano l’ultima volta al suo genere d’esordio, l’horror gotico, con Il Nascondiglio, filone che grazie a titoli come La casa dalle finestre che ridono,Tutti defunti… tranne i morti e Zeder è diventato uno dei suoi marchi di fabbrica.
Il Signor Diavolo è un romanzo di mistero che diventerà film, riportando nuovamente Avati al suo genere d’origine, anche se come è stato sottolineato da Ennio Cavalli, Pupi è un autore eclettico, narratore prismatico che pur raccontando sempre sé stesso, i propri sogni e le proprie fantasie imbevute di ricordi riesce a farlo con sfumature diverse, degne di un grande autore, capace di padroneggiare il cinema e i suoi generi.