di Valentino Saccà
Italo Calvino “Ciò che è accaduto va al di là delle parole. Abbiamo esaurito ogni capacità di commento. Che cosa si può dire? Sono molto preoccupato per il futuro delle nostre libertà democratiche che oggi sono il bersaglio di un complotto di vaste proporzioni la cui matrice rimane sempre più oscura”. Franco Fortini “Da mesi si discute sui giornali del terrorismo e nulla di nuovo è da aggiungere”.
Questi i commenti a caldo sull’omicidio di Aldo Moro pronunciati da due dei maggiori intellettuali del 900 italiano.
Si perchè dopo il fatidico ritrovamento del corpo dell’allora presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, rinvenuto all’interno della Renault 4 il 9 maggio 1978 a Roma in via Caetani, il vento della politica italiana stava radicalmente cambiando direzione. L’opinione pubblica rimase sconvolta da questo fortissimo segnale che fece tremare l’intero Paese, perchè il delitto Moro è stato una chiusa definitiva e brutale a un’epoca di sogni e ideologie. Il peso politico di questo gesto ideologicamente estremo è stato talmente forte da creare difficoltà nel rielaborarlo culturalmente anche da illustri intellettuali novecenteschi come Calvino e Fortini, di cui sopra.
Oggi sono passati quarant’anni da quel tragico evento, perno fondamentale della nostra Storia e politica contemporanea, e forse è possibile contestualizzare meglio i vari dati cronachistici per avere un quadro più chiaro ed emotivamente meno empatico rispetto alle analisi e alle riflessioni realizzate all’epoca.
Si perchè Moro resta l’agnello sacrificale di un’epoca, colui che aveva tentato la pratica politica della mediazione e del coordinamento tra le correnti che si agitavano all’interno della DC. Nei suoi 55 giorni di prigionia ha consumato tantissima carta compilando il proprio memoriale, documento che venne poi battuto a macchina dagli esponenti delle Brigate Rosse che lo tenevano prigioniero. La ferita politico-ideologica aperta dal caso Moro resta emblematica per quanto riguarda il divisionismo partitico tra DC e PCI, decretando la fine del cosiddetto Compromesso Storico instaurato solo due anni prima dalle due forze politiche.
Tanto è stato scritto in quarant’anni di separazione da quel 9 maggio 1978, intellettuali, giornalisti, politologi, filosofi, registi hanno cercato di rielaborare il lascito luttuoso di questo evento. Oggi 9 maggio 2018 è possibile dire qualcosa in più sull’omicidio Moro, quale anello di passaggio nella nostra cultura politica. Diradati i fumi delle stragi, e dopo l’era del PSI craxiano e del berlusconesimo, forse è doveroso cercare di annodare un prima a un poi e rileggere con occhi nuovi e con la giusta distanza storica la figura di un uomo diventato la chiave di volta di un’intera epoca.