di Valentino Saccà
ORVIETO – Dopo il Grand Prix Speciale della Giuria per Le meraviglie, suo secondo film da regista, Alice Rohrwacher viene richiamata alla Croisette per la 71A edizione del Festival di Cannes. Il suo terzo lungometraggio, Lazzaro Felice, è stato selezionato in competizione ufficiale al Festival (che si terrà dall’8 al 19 maggio 2018), annunciato a Parigi dal delegato generale del Festival Thierry Fremaux.
Con un consistente bagaglio filmico alle spalle, composto da due lungometraggi, un corto, due documentari e un’esperienza da montatrice, la 36enne regista orvietana è pronta a mettersi nuovamente in gioco presentando il suo nuovo lavoro. “Lazzaro Felice – ha detto in una recente intervista – è la storia di una piccola santità senza miracoli, senza superpoteri o effetti speciali: la santità dello stare al mondo, e di non pensare male di nessuno, ma semplicemente di credere negli altri esseri umani. Racconta la possibilità della bontà, che gli uomini da sempre ignorano, ma che si ripresenta, e li interroga con un sorriso”.
Lazzaro felice, prodotto da Tempesta, Amka Films Productions, Ad Vitam, Pandora Filmproduktion, Rai Cinema, vedrà tra gli interpreti oltre ad Alba Rohrwacher anche Nicoletta Braschi e il comico e cabarettista Natalino Balasso. Il film, scandito dall’alternarsi della stagione estiva a quella invernale tra città e campagna, racconta la vicenda di Lazzaro, un contadino che non ha ancora vent’anni ed è talmente buono da sembrare stupido, e Tancredi, giovane come lui, ma viziato dalla sua immaginazione, è la storia di un’amicizia. Un’amicizia che nasce vera, nel bel mezzo di trame segrete e bugie.
Un’amicizia che, luminosa e giovane, è la prima, per Lazzaro. E attraverserà intatta il tempo che passa e le conseguenze dirompenti della fine di un Grande Inganno, portando Lazzaro nella città, enorme e vuota, alla ricerca di Tancredi. Il mondo rurale tanto caro alla poetica della Rohrwacher qui si fa ambiente inglobante le storie e le vite di questi due giovani così diversi ma anche così vicini. Si pensa subito per assonanza a Olmo e Alfredo del Novecento bertolucciano, e le premesse ci sono tutte per essere un affresco di ampio respiro sia narrativo che estetico.