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Home Cultura

A dieci anni dalla scomparsa, Aiken dedica una mostra all’artista orvietano Livio Orazio Valentini

Redazione 2 by Redazione 2
13 Aprile 2018
in Cultura, Archivio notizie
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ORVIETO – Nell’ambito della prima “Settimana dell’Arte” promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Orvieto(scorso 23 marzo), si è svolta a Palazzo Coelli, come è noto, l’anteprima delle celebrazioni in ricordo di Livio Orazio Valentini a dieci anni dalla scomparsa con un collegamento in videoconferenza dalla città americana di Aiken (South Carolina); la città gemellata con Orvieto dove l’artista dipinse la sua coinvolgente opera “Galassia” che rende omaggio a tutti quelli che subiscono la violenza della guerra, dedicato da Valentini agli studenti della University of South Carolina e oggi posta all’ingresso della Galleria inferiore dell’Etherredge Center.  Lo stesso Ateneo che, il 6 maggio 2003 gli conferì la laurea “honoris causa” per “l’arte raffinata che Livio Orazio Valentini aveva saputo esprimere e le molteplici attività culturali da lui svolte nella città di Aiken”.

E, proprio ad Aiken, lo scorso 26 marzo nell’ambito del Festival delle scienze umane del South Carolina, alla Galleria Etherredge Center della University of South Carolina Aiken, è stata inaugurata la mostra retrospettiva delle opere di Valentini dal 1997intitolata Livio Orazio Valentini Orvieto Heritage and Aiken Legacy curata dal Dr. Jeremy Culler che resterà aperta fino al  20 aprile prossimo.

Nell’occasione i professori Bob Alexander, John Elliott e Jeremy Culler della University South Carolina hanno ricordato la potenza del messaggio culturale dell’artista, la sua vivacità creativa ma anche i tratti umani che sono stati alla base della profonda amicizia con la comunità di Aiken.

Valori espressi anche nel libro Livio Orazio Valentini: An Artist’s Spiritual Odyssey scritto da Robert E. Alexander e John A. Elliott con Erika Pauli Bizzarri, che il 12 aprile prossimo alla presenza di Silvia Valentini (figlia dell’artista) e di Erika Bizzarri verrà presentato nell’ambito della mostra; i proventi del volume andranno interamente alla borsa di studio Valentini-Partners in Friendship per studenti dell’USC di Aiken.

 

Si tratta di una biografia illustrata che celebra la vita e l’eredità del famoso pittore e scultore italiano, riconoscendo il suo rapporto speciale con la gente di Aiken.  Il volume racconta le origini di Livio Orazio Valentini nato nel 1920, che visse la maggior parte della sua vita ad Orvieto dove divenne artista autodidatta; poi, a vent’anni, durante la seconda guerra mondiale, la chiamata al servizio militare e, dopo la cattura da parte dei tedeschi, il confinamento a Buchenwald e in altri campi di concentramento, dove subì due anni di lavoro fisico.
Per Valentini la vita stava cambiando, fu l’inizio di un risveglio spirituale che è diventato l’odissea spirituale di un artista. La sua arte e persino la sua esistenza tendevano alla libertà. I suoi dipinti, schizzi a carboncino e sculture formate da terracotta, ferro forgiato, piastrelle o pietra erano una dichiarazione sulla condizione umana, la germinazione e la rinascita, e la negatività e la violenza dell’umanità. Valentini parlava spesso di ingiustizia e oppressione attraverso la metafora di un uccello in gabbia, spiegando come la compassione potesse superare la crudeltà e l’arte potesse portare guarigione e speranza per vincere la paura.
“L’Amministrazione Comunale di Orvieto – commenta l’assessore alla cultura, Alessandra Cannistrà – è onorata dell’attenzione e della cura con la quale la Città di Aiken e la South Carolina University coltivano la memoria del messaggio culturale di Livio Orazio Valentini, un artista che da Orvieto e dalla sua terra ha saputo trarre alimento per la sua arte e che ha dedicato l’intera esistenza alla sperimentazione di un linguaggio originale e pienamente comunicativo che molto ha saputo e sa ancora raccontare al mondo.
Per il tramite della figlia Silvia abbiamo inviato al Sindaco di Aiken e ai referenti dell’ateneo un messaggio di amicizia e alcune pubblicazioni – tra cui il catalogo delle opere in ceramica realizzate da Marino Moretti per il ‘Giardino dei Lettori’ nella Biblioteca Comunale – nella prospettiva di una collaborazione culturale già in passato animata da Erika Bizzarri che tanta parte ha avuto nel gettare oltre oceano un ponte ancora solido e portante.

A dieci anni dalla sua scomparsa stiamo collaborando con la famiglia Valentini per far riscoprire una personalità artistica di primo piano, seppure schiva e concentrata più sull’impegno pedagogico che sul marketing e l’autopromozione.
E’ già in cantiere l’intitolazione di uno spazio pubblico a Livio Orazio Valentini e la valorizzazione della grande scultura totemica ‘Città Unita’ da lui realizzata nel 2004 per simboleggiare, in riferimento all’opera di consolidamento della Rupe, la sfida accolta dalla città e la capacità creativa nel conservare e costruire. 

Ma l’obiettivo più importante è senz’altro quello di coinvolgere la comunità orvietana per realizzare una grande mostra dedicata a Livio Orazio Valentini nella prospettiva del centenario della nascita nel 2020”.

Era un legame speciale quello che Livio Orazio Valentini aveva stabilito con la comunità di Aiken di cui, all’indomani del conferimento della laurea “honoris causa” da parte dell’Università statunitense, egli stesso evidenziò la “qualità umana della città di Aiken” parlando degli avanzamenti culturali che quella società aveva maturato, anche attraverso il coinvolgimento degli artisti e pittori americani verso l’espressione pittorica in genere.

“Dapprima – raccontò Livio Orazio Valentini tornando ad Orvieto con il prestigioso riconoscimento – si poteva avvertire una sorta di disagio culturale verso questo linguaggio figurativo, che ben presto però, attraverso il confronto e la simpatia, si è dissolto facendo registrare, oggi, una comprensione decisamente maggiore”. 
“La laurea ‘honoris causa’ – aggiunse durante la conferenza stampa svoltasi presso il Comune di Orvieto – mi ha sorpreso anche per il sussiego e la serietà con la quale mi è stata conferita che decisamente mi hanno provocato una intensa emozione. La committenza americana è stata stupefacente. In questo trovo quella certa lezione Signorelliana in cui si riconosce la scelta della progettazione, la libertà verso chi la faceva”.  

Ed era profondo il rapporto dell’artista con la Città di Orvieto. “Il mio legame con Orvieto – disse infatti Valentini – è particolare. Dopo un intenso periodo trascorso a Roma a contatto con grandi Maestri del Novecento, De Chirico, Guttuso, ed altri, sono tornato ad Orvieto perché Orvieto è una città formativa perché i monumenti, le opere d’arte sono a quattro passi da ciascun cittadino, perché quando cammini il monumento è personalizzato per ciascuno cittadino. 
Ai giovani voglio dire che ‘Orvieto ti forma’ perché in questa città c’è l’arte universale, non nelle piccole cose ma nella caratterialità dell’arte. Naturalmente nel mio percorso artistico ho sofferto anche le negazioni e i pregiudizi di questa stessa città, dai quali mi ha salvato la forza di crearmi.
Poi, sono giunti anche i primi incoraggiamenti, l’incontro con altri artisti del dopoguerra, il ricordo della guerra, della prigionia a Buchenwald, le sue grandi emozioni e le significazioni.

Anche in America ho ritrovato compagni di prigionia, oggi alti rappresentanti delle istituzioni di quel Paese, con i quali ho riflettuto sul ‘limite estremo della vita’ che abbiamo toccato. Dopo quell’esperienza così ancora presente in me, forse la laurea non mi occorreva, però tutto quello che poi mi è accaduto, ha un sapore di stupefacente realtà”. 

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