ORVIETO – Relativamente alla chiusura del gruppo FAI di Orvieto, questione sollevata in questi giorni anche dal Prof. Franco Raimondo Barbabella e ripresa in consiglio comunale dalla consigliera del Pd Martina Mescolini, l’assessore alla cultura, Alessandra Cannistrà ha voluto fare un po’ di chiarezza spiegando quanto segue:
“Il Comune si è fatto promotore della Settimana dell’Arte, un progetto di comunità che è stato ispirato dalla Scuola, in particolare il liceo artistico classico e istituto professionale di Orvieto, ma che potrà svilupparsi accogliendo tutti gli enti le associazioni che vorranno esserne parte.
Già quest’anno ‘Il Giglio’ di Corbara, il Centro Studi, Uni 3, l’Opera del Duomo, l’ISAO, hanno partecipato attivamente e a loro va un grande ringraziamento insieme a tutti coloro che hanno collaborato.
Questa prima edizione ha scelto come tema Art Bonus perché Orvieto non ha finora primeggiato e l’Amministrazione da tempo ha cominciato a lavorare per superare impasse. Peraltro in questo periodo molti hanno scritto e richiamato l’importanza di un’azione pubblica su Art Bonus, anche all’interno del Consiglio Comunale. Ma nessuno di loro poi ha fatto la sua parte (magari con una donazione?), nessuno si è visto in questa occasione.
Ma abbiamo già visto da ieri alcune donazioni e l’incontro di sabato sera potrà essere determinante per rilanciare finalità e strumenti. Sarà importante per valorizzare la grande voglia di partecipazione e impegno sui temi del patrimonio culturale.
Chi è stato in questi giorni alle visite ai tesori nascosti della città, ai beni Art Bonus, ha trovato tanti volontari e tanti studenti come parte già attiva e da anni sulla tutela e valorizzazione. Sono loro il cuore e lo spirito di queste giornate! Sono loro che ci richiamano con l’esempio concreto alla responsabilità che abbiamo verso il patrimonio culturale che più ci appartiene che abbiamo ricevuto in eredità dalla nostra storia.
All’esito delle due Giornate Art Bonus di Orvieto 24 e 25 marzo, precedute da altri momenti importanti di incontro sui temi culturali, possiamo dire che oltre ad essere state giornate bellissime, la città ha risposto e partecipato con ca 700 presenze tra tutti i luoghi e le attività proposti.
Ma molti chiedono: ma le giornate di primavera? Le giornate Fai?
Allora mi sento personalmente chiamata in causa insieme a tanti volontari che per oltre 10 anni hanno dato il loro impegno per animare il patrimonio della città più bisognoso o meno conosciuto. Sono loro che possono dire oggi e spiegare, solo loro non altri.
Invece vediamo da parte di alcuni che non hanno mai dato un minuto del loro tempo per animare le attività di quelle Giornate (al massimo, e lo spero, avranno visitato qualche bene aperto…), dichiarazioni e comunicati pubblici che parlano di “emarginazione”, “autoemarginazione” o addirittura suggeriscono in modo del tutto strumentale e sfacciatamente politico che sia colpa, anche questo, dell’Amministrazione… Senza vera solidarietà o almeno ascolto e informazione.
All’esito di queste giornate e in risposta, non a chi spende parole per proprio tornaconto, ma per chi anche in questa occasione ha messo tempo, passione, impegno e competenza, e per chi ha accolto l’invito e ha voluto essere parte di questo progetto – e sono stati tanti, più di quanti speravamo! – analizziamo.
E’ evidente che siamo ‘orfani’ del Fai ma non dei Volontari che da oltre 10 anni si impegnano per il Fai ma soprattutto per Orvieto. I gruppi Fai di Orvieto sono stati chiusi d’imperio dalla presidenza regionale Fai Umbria.
Non sono state fornite motivazioni nonostante sia stato emesso un comunicato stampa e inviata una comunicazione anche al Sindaco, ma nella laconica comunicazione è stato espresso il dispiacere per il fatto che in 10 anni i volontari avevano fatto molto e con impegno. Il sindaco stesso, insieme alla dirigente scolastica Gabriella Struzzi hanno scritto al presidente nazionale della Fondazione chiedendo ragioni e motivazioni oggettive di una chiusura immotivata e irragionevole proprio perché è riconosciuto il valore di un gruppo che tanto bene ha lavorato e per tanto tempo, accanto alla Scuola e per la comunità. Mai una irregolarità, mai un richiamo, mai una minima questione: e invece anche in recenti dichiarazioni, interpretate ad arte e senza scrupolo di correttezza dai cronisti, non si forniscono motivazioni ma piuttosto velate insinuazioni.Per maggiore chiarezza:
Un gruppo fondato nel 2007/8 da Ilaria Borletti Buitoni quando era presidente regionale Fai Umbria, amica dell’Umbria e di Orvieto, che ci chiamò personalmente a questo impegno. Un gruppo che ha aperto e fatto conoscere decine e decine di luoghi (e mandato al Fai decine di migliaia di euro in donazioni e centinaia di quote associative), collaborando con enti e privati per rendere fruibili beni straordinari da conoscere, da recuperare o in pericolo; che ha convinto e sostenuto i privati ad aprire la propria casa e far entrare la città per non “privarla” di una parte della sua storia. Un gruppo aperto e cresciuto negli anni.
Siamo orfani del Fai ma non degli Studenti, quei giovani ciceroni che fanno da guida anche quest’anno ai tesori da recuperare con Art Bonus. Centinaia, migliaia, generazioni di ragazzi che conoscono il Fai ma perché conoscono i volontari Fai di Orvieto che li hanno formati, accompagnati, hanno trasmesso il loro sapere stabilendo un rapporto profondo e creativo, non solo trasmettendo conoscenze ma con il proprio comportamento, con l’esempio.
E’ soprattutto per loro che non si è voluto far cadere questo progetto meraviglioso in cui la comunità si ritrova da anni, su cui abbiamo costruito un sistema efficiente, una struttura operativa sperimentata e consolidata di anno in anno dove ognuno dei volontari ha un ruolo preciso messo a punto grazie alla frequentazione e all’assiduità.
Quando i gruppi orvietani sono stati chiusi non ci si è preoccupati minimamente che questo progetto si perdesse, che i programmi già avviati con studio e impegno andassero in malora, che gli studenti perdessero con grave disagio ore già previste come ‘alternanza scuola-lavoro’ – ed è anche per questo che è stata istituita la Settimana dell’Arte con le Giornate Art Bonus.Allora cosa vuol dire? Che il Fai non ha capito cosa perde. O il Fai non è interessato a tutto questo?
Ed è stata una delusione.
Quello che ha deluso i volontari è che il Fai centrale, la Fondazione abbia lasciato che una persona sola per problemi di relazione o di insensibilità, una sola persona, seppure rappresentante sul territorio della Fondazione Fai (benché anch’essa figura volontaria non di struttura), arrivasse a chiudere i gruppi locali senza motivazioni reali e oggettive, gettando così diffamazione e discredito sui volontari e sulla città. Ma soprattutto aprendo il fronte della sfiducia totale sull’operato della fondazione stessa.
La delusione è per il fatto che la struttura gerarchica piramidale di questa organizzazione non ha consentito alla base di avere voce direttamente e non è stata considerata con il rispetto dovuto per l’impegno e la fedeltà dimostrate. Ma viene vista solo attraverso il filtro di una rappresentante gerarchica benché essa mostri con l’evidenza del suo comportamento di deviare dallo spirito e dai valori fondanti.
Questa delusione è diventata sfiducia perché ci ha portato a riflettere che, se il Fai “è” questa rappresentante, ci sarebbero gravi carenze in termini di democrazia, partecipazione e accoglienza, valori prioritari e propedeutici a qualunque impegno sociale volontaristico. Delusione e sfiducia perché ciò dimostrerebbe che la gerarchia nel Fai ha più importanza dei valori fondativi.
Da questo è venuta una riflessione ulteriore sul fatto che abbiamo a disposizione lo strumento di Art Bonus che ci consente di essere Attivisti culturali senza delegare a nessuno (donazione minima Art Bonus è 20 euro, ben meno della tessera Fai), facendoci ‘apprendisti mecenati’ senza dover delegare appunto a una macchina, una ‘macchina da guerra’ come viene definita, ma che forse per questo è carente anche di umanità.
Anzi, per la verità, dopo questa esperienza e l’incontro con gli esperti nel seminario di sabato 24, viene da chiedersi come mai lo Stato non enfatizzi con iniziative e comunicazione il progetto Art Bonus, anziché delegare la gestione e l’animazione di tanto patrimonio al Fai e dare voce al trionfalismo che connota le iniziative Fai.
Proprio come in questi giorni ha evidenziato Federico Giannini su ‘emergenza cultura.org’. L’idea delle Giornate Art Bonus non potrebbe essere progetto nazionale? Penso troverebbe molti volontari e tanti studenti.
I volontari si sono accorti di aver lavorato 10 anni per il Fai ma di non essere il Fai – si sono accorti di aver lavorato nel Fai ma come orvietani e per la propria città. E hanno reagito alla delusione.
E anche quest’anno a Orvieto le giornate a primavera le hanno fatte loro. Il Fai non c’è ma ci sono i volontari e la Scuola con tanti giovani Ciceroni. Il Fai non c’è ma i volontari di Orvieto ci sono. Con impegno.
Possono farlo con il Fai, ma sulla cultura nessuno ha l’esclusiva. Lasciamo alla Fondazione la possibilità di recuperare se lo riterrà.
Ancora una considerazione però.
Pur condividendo alcune critiche di Giannini, da volontario già Fai credo che parli di una cosa che non conosce realmente: senza aver forse fatto quest’esperienza, sottovaluta l’importanza e il valore del volontariato, del donare il proprio tempo e competenza gratuitamente senza nulla in cambio se non la diffusione della conoscenza e della passione culturale.
I giovani hanno bisogno di questo esempio e di questa esperienza in cui non si sfrutta il loro lavoro ma si sviluppa la loro anima, si accresce di passione il loro cuore facendolo battere per l’arte e la cultura”.