di Claudio Lattanzi
La gaffe e le successive dimissioni di Gnagnarini potrebbero essere un bene per la città, ma sicuramente non per il sindaco, vediamo perché. Se Germani accetterà queste dimissioni lo farà con due possibili motivazioni: o perché ritiene davvero che lo sdegno per una stupidaggine sfuggita dalla tastiera possa prevalere sul valore politico del suo più stretto collaboratore o perché a quel valore politico lui non crede più e potrebbe cogliere al volo l’occasione propizia per voltare pagina. Gnagnarini è stato il software ideologico di questa sindacatura. Germani ha condiviso con lui la decisione di imporre per quasi tre anni un’austerità inutile e dannosa ad un tessuto economico in larga misura alla canna del gas (nonostante le favole raccontate dallo stesso assessore) senza attuare la minima politica redistributiva; tutto in funzione della futura campagna elettorale in cui poter mostrare i galloni dei “risanatori del bilancio”, laddove il piano di risanamento di Concina avrebbe invece consentito di ripagare nel tempo i debiti senza far venire meno il fondamentale ruolo economico che l’ente comunale deve svolgere in una realtà come questa, a favore di famiglie e piccole imprese. Germani ha lasciato briglia sciolta a Gnagnarini quando questi offendeva i consiglieri comunali di opposizione, quando ha cercato di far passare pubblicamente per bugiardo un imprenditore, quando ha giocato a fare la Margareth Tatcher, sconfiggendo con compiacimento i sindacati sulla vicenda TeMa, quando hanno elaborato insieme il progetto per affidare ai privati tutto il palazzo del Popolo al canone mensile di una mansarda a Ciconia e tante altre cose ancora. Mollare adesso l’assessore potrebbe far nascere il sospetto di non avere più bisogno di colui che ha fatto il lavoro sporco e ingrato per un rientro anticipato dal predissesto da cui ci si accinge ora ad incassare i dividendi politici e, forse, elettorali. Germani non deve lasciare andare Gnagnarini per spirito di lealtà e per coerenza e credo che non lo farà perché ha fiuto politico e sa che questo coincide a volte con l’opporsi al conformismo del momento. Gnagnarini, uomo non simpatico ma coraggioso, ha dato forza, contenuti e sostanza alla perenne cavalcata di Germani contro il fuoco di sbarramento del Pd e questa sostanza è stata tutta racchiusa nella concezione rigorista, “montiana”, di una politica locale che scimmiotta in modo grottesco quella europeista, tutta protesa verso i bilanci pubblici in pareggio e insensibile alla dimensione sociale e comunitaria della politica. Gnagnarini è la mente neoliberista che ha azzerato ogni residuo di sinistra dal governo cittadino, ma è la mente che sostiene l’ambizione del sindaco di passare alla storia orvietana come il Risanatore. Giuseppe e Massimo: simul stabunt simul cadent.