di Valentino Saccà
ORVIETO – Dopo i primi due anni di scavi prodotti presso la Necropoli del Crocifisso del Tufo, per i tre anni previsti di concessione ministeriale, sono stati portati alla luce una miriade di reperti. Nella serata dell’11 agosto presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto si è tenuto un incontro in cui gli archeologi Claudio Bizzarri e Paolo Binaco hanno pubblicamente spiegato lo svolgersi degli scavi avvenuti in questi due anni e la moltitudine di reperti rinvenuti.
Ha introdotto la serata Luana Cenciaioli, direttrice del museo, che ha presentato i due relatori e ha portato i saluti dell’Amministrazione Comunale che non ha potuto prendere parte all’incontro.
“Lo scavo al crocifisso del Tufo è aperto al pubblico, e viene richiesta un’attenzione particolare a chi guarda – ha principiato Claudio Bizzarri – un approccio specifico che ha coinvolto vari soggetti tra pubblico e privato e stasera presenteremo i risultati ottenuti durante i primi due anni di lavoro. In questi anni abbiamo raggiunti dei risultati scientifici, grazie alla collaborazione e al sostegno di studenti universitari internazionali, il Gruppo Archeologico dell’Alfina e l’azienda locale Italmec, con l’obbiettivo comune di riportare alla luce il nostro patrimonio culturale”.
“Le ricerche che abbiamo condotto fino a ora – ha esordito Paolo Binaco – hanno prodotto risultati inaspettati. Si è partiti dal ritrovamento di materiali risalenti all’Età del Bronzo fino al rinvenimento di migliaia di frammenti. Nel proseguo dei lavori è stata trovata una Tomba a Circolo, la struttura funeraria più antica dentro alla Necropoli, fulcro di tutti gli altri materiali e al suo interno è stato trovato il corpo di una donna con resti di stoffa.
All’esterno è stato trovato un piccolo sarcofago e una brocca in bucchero databile attorno alla metà del VI° sec. A.C. Siamo poi passati ad analizzare delle Tombe a Camera e al loro interno abbiamo trovato diversi utensili ammucchiati, lasciati da scavatori dell’800 che probabilmente non ritenevano materiale degno di interesse.
Tra questa moltitudine di materiali accatastati spicca un’anfora tirrenica, tra i pezzi più prestigiosi rinvenuti all’interno della Tomba a Camera n. 203. Abbiamo inoltre individuato delle Tombe a Cassetta, strutture funerarie di dimensioni molto ridotte, composte da lastre di tufo e sormontate da cippi. L’analisi comparata di tutti questi materiali ritrovati ci restituisce un’immagine della vita e della cultura dell’epoca”.
“I materiali da poco citati – ha concluso Bizzarri – sono ora in mostra presso la Necropoli del Crocifisso del Tufo e chiudo presentando uno degli oggetti a mia vista più belli, un ascos, piccola anfora in bucchero a forma di colomba con la testa umana che risulta essere la versione etrusca di molte rappresentazioni greche di Sirena o Arpia. L’oggetto è ora qui presente al Museo Archeologico Nazionale di Orvieto”.