di Franco Raimondo Barbabella
Viviamo nell’epoca delle fake news, delle gare a chi le spara più grosse, del circo massmediatico, del complottismo, del giornalismo velinaro, e di quant’altro impegna eserciti di specialisti della falsificazione e dell’esagerazione per catturare l’attenzione delle folle o follemente ignare o volontariamente distratte.
Non ci si può dunque meravigliare se alcuni politici di professione si mettano giù di buzzo buono sotto Pasqua a dare la caccia ai Calandrini, cioè a quella categoria di elettori che boccaccianamente e senza offesa potremmo chiamare gonzi, insomma, più o meno simpaticamente sprovveduti, o anche il pendant del presuntuoso ‘furbismo’ nostrano.
Ha cominciato Silvio Berlusconi, che con mossa a sorpresa si è presentato tirato a lucido, in smagliante cerone e capello perfettamente colorato, con il biberon in mano infilato nella bocca si presume ignara di un agnellino in fasce, fratello di altri quattro piccoli, tutti candidati al sacrificio pasquale ma appunto salvati dal Silvio nazionale in versione buonista, con il che anche candidato quasi sicuro alla santità animalista. Sembrava il massimo della sceneggiata pasquale per catturare un po’ di Calandrini nel variegato mondo vegetarianvegano e animalista, ma ci si sbagliava.
È arrivata infatti puntuale, seppure buona seconda, la Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha letteralmente bruciato lo scoop del Silvio salvando ancora due agnellini, anzi due agnelline, che sono sì tre di meno di quelli salvati da lui, ma vuoi mettere?, intanto sono femmine e poi sono state anche battezzate con due nomi splendidi, Gaia e Gioia, mica scherzi! Oddio, non li ha potuti ospitare a casa sua per non creare problemi a Gigi il gatto: “Non ho un giardino – ha detto – e il mio gatto, Gigi, potrebbe risentirsi”. Ma che cosa non si farebbe per arrivare primi nella gara per catturare la simpatia di un po’ di Calandrini nello stesso mondo della Brambilla?! Siete arrabbiati? Vi è scoppiata l’orticaria? Fermi, non è finita.
Zitti tutti, in questa gara oggi così popolare (la cattura dei Calandrini) è arrivato, terzo ma arditissimo, Luigi Di Maio, il giovane pentastellato futuro candidato premier (forse, occhio a Casaleggio junior), gaffeur quanto si vuole, ma deciso a catturare anche lui la sua quota di Calandrini, questa volta nel campo meloniansalviniano della caccia allo straniero, meglio se con il bollino di delinquente a prescindere. Sarà bene riportare le sue parole autentiche. Eccole: “L’Italia ha importato dalla Romania il 40% dei loro criminali. Mentre la Romania sta importando dall’Italia le nostre imprese e i nostri capitali. Che affare questa UE!”. Fantastico, meglio non si poteva dire, ma attenti all’operazione massmediatica.
Di Maio fa appunto un’operazione massmediatica di inversione ad U dei significati utilizzando ‘sapientemente’ le parole del procuratore aggiunto di Messina, l’ormai famoso Sebastiano Ardita, pronunciate nel convegno organizzato da Davide Casaleggio ad Ivrea e riferite a parole suppergiù simili dette anni fa da un ministro del governo rumeno. Ma ecco quanto detto dal dott. Ardita: «Qualche tempo fa – qualche anno, ma la situazione non è cambiata – il ministro rumeno, degli Interni se non sbaglio, ci comunicò che di tutti i mandati di cattura europei che riguardavano cittadini rumeni il 40% proveniva dall’Italia. Quindi questo significa che quattro rumeni su dieci che avevano deciso di andare a delinquere avevano scelto il nostro paese come luogo nel quale andare a delinquere».
Come si vede, non è esattamente la stessa cosa detta da Di Maio. Ed ecco allora il fact-checking di dir@agi.it: “Il magistrato ha detto insomma che, tra i criminali rumeni che avevano ‘deciso’ di farlo in un altro paese, quattro su dieci avevano ‘scelto’ l’Italia. Di Maio ha preso questa affermazione, l’ha ampliata e l’ha in qualche modo invertita: non è stata la minoranza dei criminali ‘in trasferta’ ad avere scelto in quattro casi su dieci l’Italia, ma c’è stata addirittura un’importazione di quattro persone su dieci tra chi faceva già il criminale in Romania”. Sottigliezze? No, spia di un modo artefatto di catturare consensi. Studiato, parac, ecc.
A che serve dunque tutto ciò? Nulla di utile ad affrontare seriamente né i problemi della criminalità (una volta ribadito lo stereotipo rumeno=delinquente che cosa cambia?) né quelli dell’immigrazione. Ma utile a presentarsi come il paladino della sicurezza, dicendo parole che sversano miele nelle orecchie dei Calandrini disposti ad applaudire chiunque dia a vedere di sapere dove stanno i delinquenti e a colpirli a colpi di voce grossa.
Chi l’avrà vinta questa gara pasquale alla cattura di Calandrini? Dite voi, sapendo tuttavia che si tratta di gara aperta, che andrà oltre il periodo pasquale, con personaggi forse uguali o forse diversi e senza forse di più. Allora, per una decisione sensata magari converrà aspettare ancora un po’? Fate voi. Io per intanto stilo la mia classifica: prima Boldrini, secondo Berlusconi, terzo Di Maio. Ma in questa gara non è detto che chi arriva terzo catturi meno prede. Evviva!