ORVIETO – Con i fatti di questi giorni si concretizza la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea con tutte le conseguenze che andranno sottoposte in questi due anni a trattative serrate, sia tra l’Unione ed il Regno che internamente all’Europa stessa, soprattutto per la ripartizione dei fondi non assegnati e delle infrastrutture da trasferire.
Tra queste c’è il neonato Tribunale Unificato dei Brevetti (UPC) presente a in Inghilterra, struttura economicamente rilevantissima e prestigiosa che dovrà tornare sul continente e per la quale, su proposta della capogruppo del Movimento 5 Stelle, Lucia Vergaglia, approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Orvieto, la città ha messo a disposizione quale sede proprio l’ex caserma Piave al centro cittadino. “Sono cosciente dell’immensa difficoltà – sottolinea Lucia Vergaglia – nel raggiungimento di un tale risultato tuttavia ci mettiamo in gioco. La #Brexit è senza dubbio una occasione formidabile per raggiungere questo tipo di obbiettivo e per farlo serve volontà politica di tutti. Abbiamo fatto approvare gli atti propedeutici in tempo utile. Ora la responsabilità è nelle mani di Sindaco e Giunta che devono essere conseguenti alle scelte condivise dal Consiglio Comunale, anche se hanno spesso annunciato per l’ex caserma altri piani alternativi, alcuni ormai decennali od ancora più ammuffiti.
Questa finestra di opportunità invece ha un tempo limitato e necessita di capacità di coinvolgimento oltre ad una non comune volontà di dare prospettive realistiche e di lungo periodo alla città. Fatti salvi i capitolati già in essere per gli edifici attigui al corpo della Piave si immagini solo il valore che assumerebbero le nostre strutture d’accoglienza, ricettive e di ristorazione, in presenza di tale prestigiosissima Corte. Per darne una idea il contributo unificato, cioè l’equivalente della marca da bollo per iniziare un giudizio in un tale ente su un brevetto industriale, arriva a costare molti milioni di euro, e non hai ancora messo gli avvocati al lavoro. Si tratta quindi di tentare di competere per portare in città economia vera e quel riconoscimento internazionale del mondo della grande impresa internazionale che tanti hanno spesso dichiarato tra le “desiderata” per lo sviluppo cittadino, ebbene è proprio la grande industria che utilizza o si difende attraverso questo specifico ente, la Unified Patent Court, il Tribunale Unificato dei Brevetti. Da parte nostra consideriamo inoltre l’impatto sul nostro asfittico mercato del lavoro come parte integrante di questo progetto, di questa iniziativa per cui lottare e per la quale mettiamo a disposizione al nostra capacità di azione presente e futura. E’ un’occasione per cui non ci si può permettere di non lottare”.