di Valentino Saccà
ORVIETO – E’ possibile rintracciare un trait d’union fra l’umano e il robotico? E qual è l’elemento che invece tende maggiormente a separare il pensiero naturale da quello artificiale? Robot Sapiens è uno dei temi della variegata 5a edizione di OrvietoScienza tema che è stato ampiamente dissezionato durante la mattinata di venerdì 24 febbraio presso la sala dei 400 a Palazzo del Popolo.
Dopo i saluti istituzionali del primo cittadino Giuseppe Germani e quelli della dirigente scolastica Elvira Busà, l’argomento della mattinata è stato introdotto dalla dottoressa Alessandra Magistrelli. “OrvietoScienza abbiamo pensato di farlo cadere in corrispondenza del Darwing Day – ha principiato la Magistrelli – e si basa fondamentalmente su tre pilastri: i docenti (oggi ospiti anche quelli del liceo di Ischia) i docenti e i ricercatori in materia. In più sono annessi degli spettacoli a tema realizzati dall’attore Andrea Brugnera con i ragazzi del liceo Maiorana“.
Dopo il cappello introduttivo si è entrati nel vivo dei lavori con la moderatrice della giornata, Rossella Panarese che ha presentato i relatori. Il professor Giuseppe Longo ha introdotto l’argomento del robot perturbante, partendo dalle origini mitiche e letterarie dell’automa fino a giungere alle nuove intelligenze artificiali e parlando a proposito di esse dell’elemento perturbante ossia, quello stato in cui l’individuo si trova quando non riconosce ciò che gli è famigliare.
Il robot di per sé è simile all’uomo ma non identico quindi perciò perturbante. Ha successivamente preso la parola il fisico Settimo Termini che ha sezionato il termine cibernetica partendo dai concetti teorizzati da Norbert Wiener fino al modello di calcolo di Alan Turing. Ha concluso poi la prima parte dei lavori il professor Bruno Siciliano con il suo intervento dal titolo: I robot: sogno e bisogno della vita quotidiana.