di Valentino Saccà
Il 2017 inizia con un altro vuoto incolmabile all’interno del tempio culturale, dopo la dipartita di Umberto Eco durante lo scorso Febbraio e quella di
Dario Fo a Ottobre, il 5 Gennaio del 2017 viene a mancare Tullio De Mauro il piu’ insigne linguista italiano, morto all’età di 84 anni. De Mauro ha tradotto il Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure e influenzato non poco il pensiero strutturalista, diventando il maggior linguista italiano è stato presidente della Società Linguistica Italiana dal 1969 al 1973 e della Società di Filosofia del Linguaggio dal 1995 al 1997.
Diverse generazioni di intellettuali si sono abbeverati alle preziose ed erudite pagine del suo capolavoro, Storia linguistica dell’Italia unita e i fortunati che hanno seguito i suoi corsi universitari ricordano le lezioni di De Mauro come dei momenti di intensa formazione culturale, ma anche di divertimento in cui il professore sapeva diffondere il sapere in modo non cattedratico, difatti durante i suoi corsi le aule erano sempre piene e si seguivano le lezioni persino in piedi.
L’ex ministro della pubblica istruzione e fondatore insieme al professor Alberto Asor Rosa della Facoltà di Scienze Umanistiche all’università Sapienza di Roma, ha lasciato detto in un’intervista che bisogna eliminare la figura del docente in cattedra puntando ad una forma di insegnamento piu’ democratica senza la figura assolutista del professore come unicum del sapere, ma con un lavoro congiunto svolto da piu’ docenti.
Fratello del giornalista Mauro De Mauro, rapito e ucciso dalla mafia nel 1970, Tullio De Mauro resta il modello di riferimento fondamentale per gli studi sulla Filosofia del Linguaggio e grande apripista del pensiero strutturalista in Italia.