ACQUAPENDENTE – Nell’ambito della presentazione del libro “La Scuola di cucina. Libro reconsato a quattro mani” la parlamentare del Partito Democratico Alessandra Terrosi ed il vice sindaco di Acquapendente hanno splendidamente omaggiato la figura dello scomparso Antonio Pietretti: “Questa mattina (ieri, ndr) – hanno sottolineato – abbiamo potuto vivere una esperienza speciale, nella calda atmosfera tra le mura del Teatro Boni, spazio versatile e multifunzionale, perché non solo teatro ma luogo di incontro e di cultura “.
Stamani (ieri, ndr) il libro “La Scuola di cucina. Libro reconsato a quattro mani” è stato presentato alla platea degli studenti, alcuni dei quali coinvolti nel progetto che si è trasformato in questo volume e degli insegnanti che li accompagnavano.
Un bell’esempio, il progetto, di lavoro d’insieme attorno a temi della cultura popolare, quali la cucina e i proverbi, che sono parte di noi, che ci appartengono e ritornano nella nostra quotidianità. Lorena Fiorini, madrina del premio letterario Donne tra ricordi e futuro, insieme all’artista Dalisca, ha raccolto le ricette, i disegni e i proverbi realizzati dagli studenti delle scuole medie di Acquapendente e di Bolsena e li ha trasformati nella pubblicazione presentata questa mattina.
Antonino Pietretti, per noi Tonino della Cappannaccia, ha attraversato le nostre vite disseminandole di idee, passione, poesia, persone. Lorena Fiorini è una di queste. Arrivarono insieme quando Tonino aveva già intuito che Torre Alfina, uno dei Borghi più belli d’Italia, avrebbe potuto diventare luogo della poesia e della letteratura per eccellenza. Da qui, da quella sua precisa volontà di mettere sempre Torre Alfina al centro di progetti importanti, nasce la collaborazione con il premio letterario di Pratovecchio Stia Donne tra ricordi e futuro; e dalla intelligente e generosa visione di Tonino, unita al lavoro di Lorena, si consolida la collaborazione con le scuole dei comuni di Acquapendente e Bolsena sulle Ricette della tradizione del nostro territorio.
Pubblicare un libro di cucina di questi tempi, in cui abbondano le trasmissioni televisive con chef che descrivono meravigliose ricette e impiattano abilmente le pietanze, può sembrare una vera propria prova di coraggio. Se lo avete letto o se avrete il tempo e la voglia di farlo, vi accorgerete che questo non è un libro di ricette come gli altri.
C’è l’elenco degli ingredienti, certamente; e la descrizione del procedimento. Ma questo libro racchiude anche un prima e un dopo. Il prima è rappresentato dal bellissimo lavoro della ricerca delle informazioni che gli alunni hanno condotto intervistando i genitori e i nonni, facendosi spiegare il perché e il percome di ogni piatto.
E in questo raccontare sono usciti fuori inevitabilmente episodi in cui quella precisa ricetta è stata realizzata per la taluna ricorrenza o per la talaltra festività. E i genitori e i nonni si sono lasciati andare ai ricordi di come una zia avesse apportato una variante alla ricetta aggiungendo qualche ingrediente segreto o di come il cugino non avesse voluto nemmeno assaggiare quel piatto preparato con tanto amore.
Ecco allora che cinque, sei righe di ricetta hanno fatto tornare alla memoria di una intera famiglia episodi, circostanze, fatti e persone che nello stesso momento sono stati tramandati ai nostri alunni artefici del progetto.Molti dei quali conserveranno e tramanderanno a loro volta il dubbio: questo piatto lo cucino alla maniera della mamma o come mi ha insegnato il babbo, o, per togliermi d’impaccio, seguo il procedimento della nonna?E fa parte del prima anche l’accostamento di ogni ricetta ad un mese e, ad esso, di un proverbio.I detti erano parte fondamentale della vita dei nostri antenati e, specie in campo agrario, riscuotevano grande attenzione. Conoscerli, comprenderne il significato, saperli utilizzare con proprietà: anche questa può essere considerata un’arte al pari del cucinare e del saper scegliere le pietanze giuste per le varie stagioni dell’anno e per le diverse occasioni della vita. È la sapienza popolare che, nel caso dei proverbi e della cucina della tradizione, ci viene in soccorso levandoci d’impaccio istintivamente, come qualcosa che possediamo avendone memoria ma non coscienza. Il dopo è il lavoro della scelta, delle ricette e dei disegni che le accompagnano, del tocco artistico impresso su ciascuno di essi senza snaturare l’originale, dell’assemblaggio, del farne libro, che passa di mano in mano e continua l’opera del tramandare.Il progetto prende forma nel 2015, un anno importante per il cibo: l’esposizione universale di Milano ha avuto sicuramente il merito di far riflettere il mondo sull’importanza di conoscere il cibo, il proprio e quello degli altri, di conoscerne l’origine e la composizione, di conoscere il lavoro che sta dietro ad ogni cibo che portiamo sulle nostre tavole. E ha avuto il merito di mettere in luce le grandi contraddizioni che caratterizzano il nostro Pianeta che ospita nei Paesi ricchi milioni di persone affette da patologie alimentari dovute all’eccesso di cibo mentre in Paesi meno ricchi milioni di persone sono malnutrite e muoiono per fame.Gli ingredienti necessari per preparare i piatti descritti sono semplici e provenienti dalle locali attività agricole o della pesca: gli alunni e i loro insegnanti sono le sentinelle di guardia al fortino dei sapori della nostra tradizione, della cultura popolare che insegna come cucinarli. E mentre traghettano verso il futuro queste nostre ricchezze, siamo certi, sapranno ulteriormente arricchirle mescolandole ai nuovi ingredienti provenienti dalle tante, diverse culture che il mondo ci offre.