Con piacere annunciamo la nuova collaborazione tra Orvietosi e Gabriele Polleggioni che, per tutta la durata del campionato, intervisterà tecnici, allenatori e personalità del mondo del calcio orvietano. Novanta minuti di intervista, tanto è la durata di una partita di calcio, durante i quali, Gabriele farà conoscere ai nostri lettori lati e esperienze non ancora note delle personalità del mondo del calcio orvietano.
Gabriele Polleggioni, classe 1983, una carriera appena conclusa da calciatore “di basso livello” come gli piace dire, e una passione grande per il Sud America, i suoi colori, la sua cultura. “E’ bello leggere le emozioni nello sguardo di chi racconta la sua storia, perché ogni attimo, nel calcio come nella vita, può diventare unico”.
di Gabriele Polleggioni
La prima “uscita” è dedicata a Sandro Tonelli. Una vita dedicata al calcio, prima difensore e capitano del “mitico” Orvieto scalo, poi la carriera di allenatore anzi, da “Insegnante” di calcio…
Ciao Sandro, cosa ti ha avvicinato al mondo del calcio e che ricordi hai dei primi anni da calciatore?
Come la maggior parte dei miei coetanei ho iniziato giocando in strada, non si poteva ancora parlare di settore giovanile, bastavano due alberi a far da porta e un amico dai “piedi buoni” a metter dentro palloni uno dietro l’altro. Cosi ho affinato il colpo di testa che è diventato il mio punto di forza nei successivi anni di prima squadra. Ricordo l’esperienza nei NAG (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori), poi l’Orvieto scalo, 15 anni tutti d’un fiato dove ho mosso i primi passi da istruttore di settore giovanile.
C’è stata una persona che ti ha fatto amare particolarmente questo sport?
Se devo fare un nome ti dico Oscar Achilli, figura storica del calcio orvietano. Un “eterno” ragazzo dal sorriso contagioso e con la grande capacità di creare un ambiente sereno all’interno di qualsiasi spogliatoio. Rimasi a bocca aperta nel vedere la sua collezione di maglie storiche da gioco, il suo modo di essere mi ha fatto amare questo sport.
Se potessi avere una bacchetta magica, cosa cambieresti nel mondo del calcio e in tutto ciò che lo circonda?
Vorrei che nei ragazzini e nelle ragazzine potesse prevalere il “piacere” di giocare a calcio, troppo spesso il calciatore viene considerato “merce di scambio”, le sue prestazioni hanno un prezzo e i giudizi diventano severi in caso di risultati insoddisfacenti. Chiederei maggior rispetto per la persona che, come in tutti gli sport, viene prima dell’atleta.
Ti dedichi (da più di 30 anni) all’attività di settore giovanile, qual’e la condizione attuale in Italia?
Per ciò che riguarda la scuola calcio sono dispiaciuto per il “fallimento”, a livello regionale, del progetto “SEI BRAVO A SCUOLA DI CALCIO”, con prove tecniche riservate alla categoria esordienti, sarebbe stato possibile verificare annualmente l’attività svolta nelle scuole calcio e valutarne gli aspetti positivi e negativi. Ad oggi manca programmazione e quelle linee guida necessarie per chi,come me e tanti altri, considera la scuola calcio principalmente un “agenzia educativa”…
Hai da poco iniziato una nuova avventura sportiva, parlami della scuola calcio Federico Mosconi
È intenzione mia e dei miei collaboratori creare un ambiente sereno e accogliente dove ci si prenda cura del ragazzino che per la prima volta si avvicina al mondo dello sport. Puntiamo molto sull’alta competenza dei tecnici abbinata ad una formazione pedagogica, il compito più arduo è educare allo sport, ma lavoriamo ogni giorno verso questa direzione.
Quali sono gli obiettivo a medio e lungo termine?
Andiamo verso una crescita collettiva che riguarda tutte le componenti (genitori, bambini, tecnici). La priorità è consolidare la nostra struttura grazie alla partecipazione attiva di tutti. Seguiamo 2 binari paralleli: uno mirato alla formazione di una cultura sportiva, l’altro dove si parla di competenze tecniche, di crescita individuale e di squadra. Il tutto in completa serenità.
Hai visitato Londra e il “pianeta Arsenal”, cosa porti nel tuo bagaglio dopo questa esperienza?
Quando penso a Londra mi viene in mente la community Arsenal, ovvero un mondo parallelo, lontano dalla luce dei riflettori, dove le persone possono condividere attimi di vita, non solo la passione per il calcio. Campi da gioco aperti 24h al giorno con istruttori qualificati a disposizione di ragazzi e ragazze di tutte le età che vogliono praticare questo sport anche solo per un’ora. Un mondo in cui i più piccoli trascorrono il proprio tempo libero con Peter Cech (tra i migliori portieri al mondo) senza ostacoli o chissà quale barriera da superare..
C’è un momento che ricordi che ti fa ancora venire i brividi, legato al Sandro Tonelli allenatore?
Certamente!!! Allenavo gli esordienti(classe 1984), raggiungiamo per il secondo anno consecutivo la finale nella manifestazione SEI BRAVO A SCUOLA DI CALCIO. Dopo la sconfitta dell’anno precedente ci ritroviamo a lottare per il titolo, le prove tecniche finiscono con un punteggio di completa parità e i delegati F.I.G.C. presenti decidono di far battere i calci di rigore che non erano previsti da nessun regolamento (era il primo caso di punteggio complessivo pari tra le due finaliste). Essendo anche io delegato F.I.G.C. in quel periodo ero a conoscenza del regolamento ma ritenni giusto soprassedere, nonostante la sconfitta arrivata proprio ai calci di rigore. A fine partita strinsi la mano ai miei giocatori e agli avversari senza inoltrare alcun ricorso. Qualche tempo dopo questa “strana” vicenda ricevetti il PREMIO NAZIONALE FAIR PLAY e tutt’ora ne vado davvero fiero!
Hai avuto soltanto una piccola esperienza da allenatore di prima squadra, proprio nel F.Mosconi, come è andata?
Ho ricordi piacevoli, facemmo dei buoni risultati nel campionato di promozione ma, a metà stagione, cambiarono gli obiettivi della società, si pretendeva molto di più da una squadra costruita per ottenere una tranquilla salvezza. Rassegnai ben presto le dimissioni perché non avevo intenzione di subire pressioni di nessun tipo riguardo il lavoro che stavo svolgendo! Pensare che eravamo quinti in classifica!
Cosa auguri al calcio orvietano per il futuro?
Più che un augurio, la speranza di vedere un’unica scuola calcio (bambini dai 5 ai 12 anni) per tutto il comprensorio orvietano, con la specializzazione (dai 13 anni in su) nelle squadre limitrofe, spero un giorno non tanto lontano di veder realizzato tutto questo!
Concludo ringraziandoti per il tempo che mi hai dedicato, facendo un grande in bocca al lupo ad un appassionato “insegnante” di calcio, innamorato del settore giovanile.