ORVIETO – Domenica mattina al Palazzo del Capitano del Popolo gremito di operatori economici della Città e del territorio, è stato presentato il programma di comunicazione 2017 “Orvieto diVino” del progetto di promozione delle peculiarità del territorio, dal vino alla cucina, dall’arte all’artigianato della Città della Rupe delineato dal Consorzio Vino di Orvieto e dal Comune di Orvieto.
L’obiettivo è quello di favorire il “Rinascimento” di Orvieto attraverso azioni e iniziative volte a intercettare più destinatari, non solo in Italia ma anche all’estero, a partire dagli USA, grazie anche al supporto di un prestigioso e qualificato comitato scientifico coordinato da Riccardo Cotarella.
Un progetto che punta a tutelare qualità e immagine dei vini di Orvieto. Diffondere la loro conoscenza, sempre più capillare e diffusa a tutti i livelli, trasmettendo l’unicità del territorio. Ma anche valorizzare la produzione dei propri associati, favorire l’integrazione della filiera, in particolare attivando sinergie con operatori economici locali.
Svolgere, inoltre, attività di promozione sul mercato del territorio. Accrescere la conoscenza dei prodotti tipici dell’enogastronomia attraverso lo sviluppo dell’integrazione delle attività agricole con quelle turistiche.
Il progetto ha iniziato ad essere visibile all’accesso della Città dove, a simboleggiare Orvieto quale luogo “di-vino”, da alcune settimane un vitigno perimetrale circonda la rotatoria di via Angelo Costanzi (uscita dal casello A1) e dove presto sarà collocato un calice.
Nei prossimi mesi di proseguirà con una serie di eventi che avranno come protagonisti alcuni testimonial quali: Bruno Vespa, Giorgio Calabrese, Oscar Farinetti, Luciano Ferraro, Fiammetta Fadda, Marcello Masi, Luciano Pignataro, Patrizio Roversi, Attilio Scienza, Rocco Tolpa, Enzo Vizzari, Mario Morcellini e Riccardo Cotarella.
Per questo inizio di autunno il primo appuntamento e con Eataly poi focus con i sommelier, e ancora: Umbria Jazz Winter, incoming giornalisti e la partnership con lo Iulm di Milano.
A presentare il progetto sono intervenuti: Marchese Piero Antinori – Marchesi Antinori; Fabio Vittorio Carone – Ruffino, Enologo, Responsabile Commerciale Vino Orvieto; Vincenzo Cecci – Presidente Consorzio Vino Orvieto; Fiammetta Fadda – Critico Gastronomico per “Panorama” e “Cucina Italiana”; Giuseppe Germani – Sindaco di Orvieto; Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria, Antonio Paolini – Curatore Guida “I Vini de L’Espresso”, Enzo Vizzari Direttore Guide “I Vini e Ristoranti de L’Espresso” e Patrizia Marin – Responsabile Comunicazione Consorzio Vino Orvieto, moderatrice dell’incontro.
Nel portare il saluto istituzionale ai presenti, il Sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani ha dichiarato:
“Il vino per Orvieto è un elemento che storicamente fa parte della città. È nel suo Dna sin dall’epoca etrusca: una foglia di vite carbonizzata è stata trovata negli scavi archeologici di ‘Campo della Fiera’, il luogo che dal VI secolo a.C. fu sede del santuario federale etrusco, chiamato dagli Etruschi Il luogo celeste e dai Romani Fanum Voltumnae. Durante il Medio Evo accompagnava ed esaltava i sapori e dava gioia alla tavola del convivio. Gran parte dei lavori per l’edificazione del Duomo furono pagati con quantità ingenti di vino; mentre agli inizi del Novecento la costruzione dell’imponente ‘Casermone’ che ancora oggi occupa un pezzo importante del centro storico, è avvenuta su un terreno che in origine era un grande vigneto, detto ‘Vigna Grande’.
Il vigneto storico si è sviluppato attorno alla Rupe ma, fin dai secoli scorsi, si è propagato su tutto il comprensorio interessando terreni con suoli diversi: alla destra del fiume Paglia domina il suolo vulcanico-tufaceo mentre alla sinistra del fiume è soprattutto un suolo con scheletro misto ed evidenti sedimenti marini. Tutto questo conferisce al vino di Orvieto una vasta gamma di declinazioni.
L’Orvieto tradizionale è un ‘blend’ di uve del territorio: il Trebbiano Toscano, qui chiamato Procanico, il Grechetto, di fatto oggi il più tipico vitigno bianco dell’Umbria e, in proporzioni minori, la Malvasia, il Verdello ed il Drupeggio.
L’ambito territoriale più prossimo ad Orvieto si caratterizza per un paesaggio ricco di centri storici, borghi fortificati, l’alternarsi di rocche e castelli e di piccoli borghi rurali connessi storicamente all’ambiente e al sistema produttivo agricolo favorito dalla ricchezza di acqua.
In questo contesto la Città di Orvieto si contraddistingue per la sua collocazione dominante di città fortificata posta su una rupe tufacea. Il paesaggio agrario circostante vanta una diffusa presenza di vigneti che producono vini di qualità, ma anche oliveti e colture orticole tradizionali. Questi territori, pur nella condizione di marginalità che li ha tenuti distanti dalle grandi linee di sviluppo nazionale e regionale, ancora si caratterizzano per un insieme di valori che testimoniano la supremazia della città vivibile e della campagna che convivono piuttosto che sopraffarsi. Di qui l’esigenza di valorizzare le risorse presenti realizzando un adeguato aumento dell’occupazione e creando una rete di promozione turistica adeguata”. “Oggi – ha soggiunto – Orvieto è capofila di un vasto territorio rispondente all’Area Interna Sud-Ovest Orvietano a cui fanno capo 20 Comuni.
L’Idea Guida della strategia di sviluppo di Area Interna, recentemente approvata dal MISE e dalla Regione Umbria, si basa sulla consapevolezza del patrimonio culturale, storico e naturalistico connesso alla vivibilità e sostenibilità dei centri di media e piccola dimensione, in cui l’agricoltura ed il paesaggio rurale rappresentano il “filo rosso” che unisce conoscenza, identità locale ed opportunità di sviluppo.
I sistemi agricolo forestale e paesaggistico sono il ‘filo rosso’ che unisce le diverse matrici di questo territorio. L’obiettivo quindi è promuovere ed incentivare l’agricoltura multifunzionale in grado di assolvere la propria funzione primaria con la produzione di beni alimentari, ma anche capace di fornire servizi secondari, utili alla collettività, quali il mantenimento del territorio, del paesaggio, contribuendo alla sua messa in sicurezza da un punto di vista idrogeologico.
Questa visione include la cura delle risorse forestali, la conservazione delle tipicità agricole e rurali e la promozione delle eccellenze attraverso la stretta relazione con la scuola e la formazione professionale, alle quali si chiede di specializzare i giovani sulle vocazioni del territorio.
L’Area Interna ha mantenuto nel tempo la sua storica vocazione agricola, anche se sottoposta a migrazioni, inurbamenti e spostamenti lavorativi iniziati negli anni ’60. Nel settore agricolo, nonostante una certa ripresa negli ultimi anni, si registra una variazione percentuale negativa del numero dei giovani conduttori agricoli, con età sino a 39 anni tra il 2000 e il 2010 con un calo del 54%, nettamente superiore alla media delle Aree Interne sia regionale (-36,8%) che nazionale (-33,6%).
L’agricoltura e il paesaggio rurale rappresentano perciò la matrice principale che riconnette a livello territoriale le diverse componenti della strategia di Area Intera.
Il sistema agricolo locale in alcuni settori, come il vino, ha saputo raggiungere una competitività legata a prodotti di punta e allo sviluppo di alcuni poli d’innovazione con la creazione di prodotti di eccellenza e di tipicità. L’incidenza delle aziende con produzioni DOP e/o IGP è del 20,9 (%) superiore sia alla media regionale del 12,6 (%) che nazionale 10,1 (%). Attualmente sono presenti oltre 60 cantine e importanti produttori di vino. Il vino DOC “Orvieto”, uno dei pochissimi vini umbri conosciuti in tutto il mondo, rappresenta la produzione principale e sono sempre di più i viticoltori, anche di modeste dimensioni, che si dedicano alla vinificazione e all’imbottigliamento di questo vino.
Grazie al lavoro di giovani agronomi vi sono le premesse per produzioni di grande qualità, alcune delle quali già riconosciute a livello internazionale.
Il mantenimento di standard di qualità elevati in questi settori ed in particolare in quello vitivinicolo (vero traino tra i prodotti del territorio) necessita di costante innovazione, manodopera specializzata e grande capacità di comunicazione e marketing dei prodotti. La trasformazione di alcune aziende al biologico, la sperimentazione di vini naturali, vini senza solfiti, ricerca di antichi vitigni, ecc. sta cambiando il modello dell’agricoltura tradizionale”.
“Il modello di sviluppo che questo territorio intende implementare nel settore agricolo – ha concluso – passa, dunque, attraverso il potenziamento e la valorizzazione dell’agricoltura e del paesaggio come apparato di connessione tra sistema di formazione, turismo, produzione di colture, cultura, enogastronomia, innovazione.
Di questo processo di cambiamento il vino è sicuramente il grande protagonista. E con esso il ‘Palazzo del Vino’ presso il complesso di San Giovanni, quale collante delle energie che ruotano intorno al comparto ed animatore di eventi.
Oltre ad ospitare tutte le società e le associazioni che si occupano del vino, a partire dal Consorzio Orvieto Doc, alla Strada del Vino, alle organizzazioni dei Sommelier e all’Enoteca Regionale che sarà migliorata e potenziata, il Palazzo del Vino avrà una programmazione di eventi che porterà più persone possibile a contatto con il nostro vino e con i prodotti del territorio.
A nome della città ringrazio il presidente del consorzio Cecci. Questo anno di lavoro svolto fianco a fianco tra pubblica amministrazione, imprenditori e intera città, ci dice che ci sono tutte le condizioni per ridare al vino di Orvieto il livello che gli spetta, grazie anche a Riccardo e Renzo Cotarella, che stanno lavorando per il bene della città e ne portano il nome nel mondo”.
“Il progetto vuol essere un Nuovo Rinascimento per l’Orvieto e Per Orvieto dal vino alla cucina, dall’arte all’artigianato – ha affermato Vincenzo Cecci, presidente del Consorzio Vino Orvieto – il nostro vino è storia, passione, dedizione e amore per Orvieto, il nome della città si sovrappone a quello del luogo di produzione. Ha una storia stimolante e momenti rilevanti, come quando nell800 da abboccato divenne secco.
Oggi che sono cambiati i gusti del consumatore e grazie ad una produzione continua, la nostra missione è quella di promuovere la qualità produttiva. Accanto ai nostri vini di punta, ci apprestiamo ad un deciso impegno comunicativo per dare al nostro vino il ruolo che merita. E’ quindi essenziale riposizionare il nostro vino nello scenario del mercato internazionale grazie ad un claim semplice ma ambizioso: vino, cucina, arte e artigianato, insieme a figure qualificate”.
Del ruolo importante in termini numerici della Doc Orvieto nel contesto regionale ha parlato la Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini che ha ricordato che il 52% dei vini prodotti in Umbria arriva da questo territorio. “Ci sono risorse pubbliche consistenti indirizzate alla promo commercializzazione – ha sottolineato – il progetto che oggi viene presentato è notevole e per Orvieto significa il ritorno del ruolo imprenditoriale che scommette sulla valorizzazione del contesto territoriale, della riconoscibilità della città e del territorio e delle sue eccellenze, una scommessa dunque non solo per Orvieto ma anche per l’intera Umbria. Ringrazio gli agricoltori e i viticoltori per il paesaggio rurale ben custodito e valorizzato in termini di tute ma anche di attrazione turistica. La Regione affiancherà questo percorso”.
Del contesto delle politiche agricole nazionali ha parlato Luca Sani, presidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati secondo cui “il settore agroalimentare è in crescita esponenziale. Sulle politiche del settore è stato attivato un confronto proficuo che vedrà luce entro settembre nella consapevolezza dell’importanza di innovare e investire ed arrivare quanto prima alla definizione di un quadro normativo che renda competitivo questo settore”.
Secondo Fabio Vittorio Carone, vicepresidente Consorzio Vino Orvieto “il Consorzio sta lavorando bene, con lo spirito giusto sia nella direzione della qualità sia sui numeri per confermarsi sul mercato. Oltre a concentrarci tutti sull’incremento degli acquirenti dobbiamo anche investire per portare l’Orvieto ad essere anche uno spumante”.
“Per me Orvieto è un nome magico e che evoca sensazioni e ricordi – ha sostenuto il marchese Piero Antinori (Marchesi Antinori) – il vino di Orvieto dentro la tuscianella, era sinonimo di bianco, poi si è un po’ adagiato. Ma ora è il momento del riscatto, la concorrenza è quella che è. Occorre riacquisire notorietà, prestigio, leadership, sappiamo che non è facile ma l’appuntamento di oggi è un punto di partenza, l’inizio di un nuovo capitolo. Dobbiamo andare avanti, consapevoli che questo territorio ha dato molto a tanti e che abbiamo il dovere di restituire qualcosa. Il primo obiettivo è lavorare insieme con fine preciso”.
“Il progetto ‘OrvietodiVino’ ha basi convincenti – ha sostenuto Antonio Paolini, curatore guida ‘I Vini de L’Espresso’ – convince il piano di comunicazione, dinanzi al ‘Brand Orvieto’ occorre una maggiore identità all’interno di quel calice, c’è bisogno di renderlo più topos, più luogo, più amicizia veloce apertura più giovane e social. Questo luogo deve prendersi il ruolo di pilota ed essere Brand ufficiale di manifestazioni umbre: UJW, arte, festival del giornalismo”.
Sulla stessa linea Fiammetta Fadda, critico gastronomico per “Panorama” e “Cucina Italiana” che ha esortato ad “andare incontro alle aspettative di un pubblico giovane. Umbria per Financial Times è la nuova Toscana, un luogo per 25/40 anni giovani, attivi, palato curioso e nicchie in Italia che incontrano il trend della genuinità. Altro tema è la resistenza carnivora, il non spreco, la cucina semplice che usa sempre tutto di ogni ingrediente, su ogni piatto qui ci sono storie da raccontare, i giovani hanno fame di sentire la storia di piatti. Le nonne hanno trasmesso amore per la Cucina, le mamme dopo il 68 non hanno più cucinato.
I piatti della tradizione dei sapori meritano di essere raccontati. Cambia il mercato, le donne bevono un vino piacevole amicale comprensibile insieme ad amiche, senza uomini, un vino che si combina al cibo. Inoltre sono più informate, dedicano ore alla conoscenza. Sarebbe bella non solo per la vendemmia ma anche a primavera una Festa della Fioritura della Vite”.
“Finalmente questo progetto di marketing territoriale e non solo di comunicazione comprende ciò che ci può essere e ci deve essere: il territorio da promuovere. Ma non può essere realizzato con le sole risorse del Consorzio” ha detto Enzo Vizzari, direttore guide “I vini e ristoranti de L’Espresso”. “Dopo che per molti anni – ha aggiunto – si è lasciato andare anche in termini di immagine oltre che di mercato, un patrimonio di ricchezza facendo scomparire Orvieto persino da tutte le carte dei vini dei ristoranti arriva un progetto su sui lavorare. Si riparte dall’anno zero, quindi occorrono idee chiare, progetti, censimento delle risorse e programmi”.
A concludere Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi che ha sottolineato “purtroppo ad Orvieto c’era e c’è la propensione a denigrare il prossimo, quando non si capiscono i successi altrui. Ciò ha ritardato lo sviluppo. Le contrapposizioni interprofessionali hanno lasciato una ferita difficile da rimarginare ma dobbiamo essere ottimisti. Questo progetto contiene gli elementi per ripartire.
L’idea del rinascimento e del rilancio dell’immagine del vino di Orvieto è partita dal Sindaco Germani che io e il presidente del Consorzio abbiamo condiviso. E’ intelligente non limitare Orvieto al suo vino, ma al far conoscere la sua cucina (non esiste una città in Umbria così ricca di attività ristorative), l’arte. In questo nuovo percorso è fondamentale soprattutto la presenza di giovani coltivatori e produttori che sono la parte attiva. E’ ad essi che dobbiamo guardare dando loro una prospettiva diversa rispetto al passato, puntando alla crescita della loro professionalità in tutti i campi che questo settore apre”.
(Fonte: Ufficio Stampa Comune di Orvieto)