ORVIETO – A Spazio Musica Opere e Concerti 2016 è il momento della grande lirica con La cambiale di matrimonio di Gioacchino Rossini e Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni che andranno in scena sabato 6 e domenica 7 Agosto alle ore 21,15 al Teatro Mancinelli di Orvieto, appuntamento patrocinato dal comune e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
C’è grande attesa intorno allo spettacolo, prodotto dall’Associazione Spazio Musica ed interpretato da giovani cantanti e direttori già in carriera, provenienti da tutto il mondo che, fino al 31 Agosto, partecipano ad Orvieto a Orvieto Spazio Musica – Opere e Concerti, manifestazione promossa dall’omonima Associazione Spazio Musica di Genova con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del comune / Assessorato alla Cultura, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e la collaborazione della Scuola Comunale di Musica Adriano Casasole.
Da venti anni, l’appuntamento Orvieto Spazio Musica – Opere e Concerti anima l’estate orvietana con concerti e spettacoli musicali, allestiti parallelamente ai Corsi di perfezionamento strumentale e vocale tenuti da docenti prestigiosi dei Laboratori lirici per direttori d’orchestra, cantanti, maestri collaboratori, registi e professori d’orchestra.
Ad Orvieto, i giovani cantanti e direttori si stanno perfezionando sotto la guida di illustri maestri come il direttore Vittorio Parisi, il regista Stefano Piacenti, la cantante e regista Gabriella Ravazzi e il pianista Roberto Mingarini.
Le opere che andranno in scena in questo weekend sono frutto di una lunga preparazione che ha visto gli interpreti lavorare nell’ambito del Laboratorio Lirico Spazio Musica, prestigiosa realtà che da anni porta al debutto giovani artisti. Sul podio, a dirigere l’Orchestra Spazio Musica, i giovani migliori direttori che hanno partecipato al corso tenuto da Vittorio Parisi.
Vittorio Parisi è nato a Milano e ha studiato al Conservatorio G. Verdi Pianoforte, Composizione, Direzione d’Orchestra. Si è perfezionato in Direzione in Olanda con il celebre direttore russo Kirill Kondra-shin. Dopo il debutto al Teatro Petruzzelli di Bari ha diretto le principali orchestre sinfoniche e da camera italiane e quelle della maggior parte degli enti lirici in opere e concerti quali Opera di Roma, “La Fenice” di Venezia, “San Carlo” di Napoli, “Carlo Felice” di Genova. Insegna Direzione d’Orchestra al Conservatorio di Milano.
Il regista Stefano Piacenti, si è laureato in Storia della Musica a Roma, ha studiato recitazione alla Scuola del Teatro di Roma diretta da F. Enriquez. Figlio d’arte, fin dal 1972 lavora come aiuto regista in stagioni tradizionali di lirica minore. Ha debuttato come regista nell’opera lirica a vent’anni prima al Teatro Eliseo di Roma (uno dei teatri più prestigiosi della capitale), poi allo Sperimentale di Spoleto. Da allora ha firmato una ottantina di regie musicali nei teatri di tre continenti e una ventina di prosa. Giovanissimo, lavora come mimo al Teatro alla Scala, chiamato da Giorgio Strehler. E’ stato regista al Liceu di Barcellona, Opéra di Strasburgo, Nikikai Opera di Tokyo e Kengeki di Kumamoto (Giappone), Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Fenice di Venezia, Massimo di Palermo, Landestheater di Salisburgo, Ente Lirico di Cagliari, “G. B. Pergolesi” di Jesi, Grande di Brescia. È stato direttore di scena dell’Arena di Verona per tre anni e regista stabile per dieci del Festival Pucciniano di Torre del Lago.
I maestri collaboratori si sono perfezionati con Roberto Mingarini, diplomato al Conservatorio N. Paganini di Genova sotto la guida del M. Franco Trabucco, si è perfezionato a Vienna con E. Leonskaja e a Ginevra con M. Argerich. Vincitore di premi nazionali ed internazionali, tiene concerti in importanti città italiane e in numerosi paesi esteri. Ha compiuto una tournée in Giappone e concerti a Cipro, Tokio, New York, Los Angeles, San Francisco, Phoenix. Numerose sono le orchestre con le quali ha suonato: Sinfonica di Arad (Romania), Sinfonica di Sanremo, Sinfonica Giovanile di Genova.
I cantanti si sono perfezionati sotto la guida del soprano di Gabriella Ravazzi, fondatrice e direttore artistico di Spazio Musica. Da quindici anni molto attiva come regista d’opera, ha messo in scena più di venti titoli del grande repertorio operistico. In oltre trent’anni di carriera ha cantato in ruoli principali circa 120 opere ospite dei più importanti teatri europei (Scala di Milano, Opera di Parigi, Gran Liceo di Barcellona, Regio di Torino E Parma, Teatri Dell’opera di Roma, La Fenice di Venezia, S. Carlo di Napoli, Massimo di Palermo, Real di Madrid, Ente Arena di Verona), e tenuto concerti nelle più prestigiose stagioni in Italia e all’estero. Ha inciso dischi e CD. Le sono stati assegnati i premi: Noci D’oro e Sthendal e nel ‘94 il 1° premio delle Scuole di Canto Italiane. Già docente di Conservatori di Stato, tiene corsi e Master Classes in Italia e all’estero.
I costumi provengono dal Teatro San Carlo di Napoli, le luci sono di Graziano Albertella, light stilist designer del Festival dei due Mondi di Spoleto. I biglietti, del costo di € 25,00 intero e € 20,00 ridotto, possono essere acquistati in loco oppure prenotati al numero telefonico 338 9572665 e ritirati presso la biglietteria aperta un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
La Cambiale di matrimonio
E’ il titolo di una farsa musicata da Gioacchino Rossini diciottenne. Venne rappresentata per la prima volta al Teatro San Moisè di Venezia il 3 novembre 1810, Rossini sedette come “Maestro di Cembalo”. Non è la prima opera che il compositore pesarese scrisse (che fu invece il Demetrio e Polibio, composta nel 1806, poi completata e rappresentata a Roma nel 1812), ma fu la prima ad essere messa in scena.
La vicenda – assai semplice, ma in grado di fornire lo spunto per gustose arie e concertati (che rivelano appieno il talento precoce del giovane Rossini) – si svolge nel salotto, “semplicemente elegante”, della casa del ricco mercante Tobia Mill (basso, o meglio “buffo”). Sua figlia, la giovane Fanny (soprano), è stata promessa in sposa suo malgrado, e dietro la firma di una cambiale di matrimonio, al maturo corrispondente americano Mr. Slook (anch’egli “buffo”). Ma Fanny è innamorata, corrisposta, di Edoardo Milfort (tenore), amico di famiglia (e il topos del triangolo amoroso, tipico dell’opera lirica, è così rispettato), e quando Slook giunge entusiasta dall’America per “ritirare la sposa” i nodi vengono al pettine. La giovane tenta, riducendolo alla commozione, di dissuadere Slook dal procedere all’acquisto, mentre Edoardo – in maniera più spiccia – arriva a minacciare il mercante d’oltreoceano. Quando questi, spaventato, comunica a Tobia Mill di essere intenzionato a rinunciare all’affare, per tutta risposta viene sfidato a duello. Il lieto fine – complice anche l’intervento dei domestici di casa Mill, Norton (basso) e Clarina (soprano) – è comunque garantito: Slook girerà la cambiale a beneficio del giovane Edoardo e, con buona pace di tutti, il consueto rondò finale favorirà l’esito felice di chiusura dell’operina.
Cavalleria Rusticana
E’ un’opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di G. Targioni-Tozzetti e G. Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga. Fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la più nota fra le sedici scritte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria Rusticana, solo Iris e L’amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici).
Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino a oggi. Nel 1888 l’editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera. I partecipanti dovevano scrivere un’opera in un unico atto, e le tre migliori produzioni (selezionate da una giuria composta da cinque importanti musicisti e critici italiani) sarebbero state rappresentate a Roma a spese dello stesso Sonzogno. Mascagni, che all’epoca risiedeva a Cerignola, in provincia di Foggia, dove dirigeva la locale banda musicale, venne a conoscenza di questo concorso solo due mesi prima della chiusura delle iscrizioni e chiese al suo amico Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura all’Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto, scelse Cavalleria rusticana, la novella popolare di Giovanni Verga come base per l’opera. Egli e il suo collega G. Menasci lavoravano per corrispondenza con Mascagni, mandandogli i versi su delle cartoline. L’opera fu completata l’ultimo giorno valido per l’iscrizione al concorso. In tutto, furono esaminate settantatré opere e il 5 marzo 1890 la giuria selezionò le tre opere da rappresentare a Roma: Labilia di Nicola Spinelli, Rudello di Vincenzo Ferroni, e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.
La storia è ambientata in un paese siciliano di fine ‘800. È il mattino del giorno di Pasqua: il giovane Turiddu, prima di partire per il servizio militare, giura il suo amore a Lola. Al suo ritorno (circa un anno dopo) però scopre che Lola s’è sposata con Alfio, il carrettiere del paese. È un duro colpo per Turiddu, che l’ama ancora. Per vendicarsi dell’affronto subito e superare il difficile momento, corteggia Santuzza, una giovane del paese ma, dopo averla sedotta, inizia a trascurarla perché passa il suo tempo ad aggirarsi nei dintorni dell’abitazione di Alfio, che è andato al lavoro, nella speranza d’incontrare Lola.
Santuzza, addolorata e preoccupata, cerca Turiddu per avere spiegazioni sul suo comportamento. Si reca addirittura da Lucia, madre di Turiddu, e le racconta tutto: i suoi sentimenti per il figlio e il distacco di lui. All’arrivo di Turiddu tra i due giovani scoppia un’accesa lite, alla quale assiste anche Lola che passa lì vicino per recarsi alla chiesa per la messa di Pasqua e senza più ascoltare le parole di Santuzza, Turiddu la segue. Santuzza offesa, decide allora di vendicarsi e appena incontra Alfio di ritorno dal lavoro, gli riferisce che Lola gli è infedele. Finita la messa, Turiddu offre da bere agli amici all’osteria della madre. Offre un bicchiere anche ad Alfio che, sdegnato, lo rifiuta e, nel gesto di abbracciarlo, gli morde l’orecchio e in questo modo lo sfida a duello. Prima di recarsi alla sfida mortale, Turiddu saluta la madre Lucia e le chiede di avere cura di Santuzza. L’epilogo del duello è rappresentato dalle grida di una popolana che urla: “Hanno ammazzato compare Turiddu!”