di Valentino Saccà
ORVIETO – Valentina Mezzoprete, orvietana, da sempre grande lettrice e appassionata di scrittura, fervente ammiratrice del romanzo giallo e della letteratura per ragazzi, esordisce come scrittrice con un romanzo per ragazzi dal titolo suggestivo, L’estate del Re delle Ombre, autopubblicato da Youcanprint e in vendita presso la libreria dei Sette e la libreria Valente.
Il labirinto che è un elemento fondamentale nel tuo romanzo che è poi un archetipo dal mito di Teseo a Lewis Carroll fino a Stephen King, per te cosa rappresenta è legato all’archetipo classico o si svincola da esso?
Allora in realtà quando ho pensato al labirinto ho pensato più alla caratteristica fondamentale di questo luogo, oltre che dal punto di vista immaginario questo luogo è in realtà un giardino e quando ho scritto la seconda parte del romanzo ho pensato molto ai giardini di Kensington di James Matthew Barrie, in Peter Pan, e uno dei riferimenti è proprio quello. In maniera molto modesta voleva essere un omaggio a quello che considero uno dei capolavori della narrativa per ragazzi e anche mondiale, quindi il labirinto parte proprio da quello.
Invece come nasce la figura del Roscio?
E’ molto difficile rispondere perché questa non è una storia nata a tavolino quindi poco pensata e scritta molto di getto almeno nella prima stesura, diciamo che c’è anche un riferimento di tipo autobiografico, non tanto al fratello reale che è differente dal Roscio che descrivo, quanto a un fratello ideale o meglio come io vedevo mio fratello a quell’età quando avevo 7 anni come la protagonista del libro e sicuramente lo percepivo con quelle caratteristiche. Quindi il Roscio parte da questa nota autobiografica che poi è stata dilatata e arricchita dalla fantasia.
Il titolo del libro, per altro molto suggestivo ed evocativo, ti è venuto in mente da principio oppure durante la stesura dell’opera?
No il titolo non lo avevo ancora pensato in origine, sono partita dai personaggi, all’inizio semplicemente abbozzati naturalmente, avevo un’immagine in mente che era quella di un bambino perché in origine il protagonista doveva essere un maschio che poi nella stesura definitiva è diventato una bambina. Quindi all’inizio c’era l’idea di questo bambino che si trova a dover affrontare la paura del buio e quindi nel buio vede gli oggetti quotidiani trasfigurati e questo è l’elemento di partenza, poi da qui il discorso buio e ombre è stato espresso anche nel titolo.
Cosa ti aspetti da questo tuo esordio letterario? Ci saranno progetti futuri?
In realtà io mi sento più che soddisfatta di aver portato a termine questa pubblicazione, mi aspetto di poterlo divulgare pur essendo cosciente di alcuni limiti dell’opera, limiti di un’autrice che non ha alle spalle una casa editrice, chiaramente l’autopubblicazione ha dei grossi limiti. Il mio obbiettivo era quello di vedere concretizzato il mio lavoro, però nei limiti del possibile intendo proseguire e approfondire questo filone della narrativa per ragazzi che io amo molto.