di Pier Luigi Leoni
Correva l’anno 2012 quando tra il sindaco Antonio Concina, il consigliere comunale Pier Luigi Leoni e Gianni Marchesini si svolse un lungo e serrato dialogo per trovare uno sbocco al problema della gestione dei beni culturali. Si era d’accordo sul fatto la gestione dei beni culturali orvietani fosse troppo frammentata e dovesse essere resa più efficace affidando a un unico soggetto un insieme di importanti beni con forte rilevanza turistica, per metterli in un sistema coordinato e rendere possibile una offerta pubblica più uniforme e articolata che avesse trasformato l’offerta turistica in un modello economico capace di fare profitto e dare occupazione.
I beni di cui si trattava erano: il Pozzo di San Patrizio; la Rocca dell’Albornoz; il Palazzo del Capitano del Popolo; la Torre del Moro; il Palazzo dei Sette; la Chiesa di San Francesco, il Carmine, il Teatro, il Palazzo del Gusto.
Poiché non era ipotizzabile, per ragioni legali e pratiche, la gestione diretta da parte del personale comunale, furono ipotizzate tre soluzioni: l’affidamento operativo alla TEMA, che gestiva il teatro comunale, a una costituenda associazione culturale controllata dal Comune, alla fondazione Centro Studi città di Orvieto.
Si scatenò una guerra in cui alcuni amministratori della maggioranza fecero fronte con i funzionari comunali e con le opposizioni. Si ricorse soprattutto a cavilli giuridici che smontai uno per uno, potendo avvalermi di una esperienza professionale superiore a quella degli altri interlocutori. Ma prevalsero l’ottusità e la pigrizia burocratica e, soprattutto, a mio avviso, l’ostilità a quell’ amicizia tra me e Gianni Marchesini, che, se si fosse saldata con un maggiore decisionismo del sindaco, avrebbe rotto equilbri consolidati. Anche se quegli equilibri erano solo nella immaginazione degli interessati. Concina non ebbe la forza o la voglia o la convinzione di insistere, anche se, di lì a poco, ripagò la mia tenacia sostenendo, contro quasi tutta la sua maggioranza, le mie proposte di salvataggio della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto. Ma Gianni Marchesini, che ha prodotto e continua a sfornare idee eccellenti per il bene della nostra città non l’ha ancora ripagato nessuno. Intendo ripagato sul piano morale. Ma la storia non è finita. Le scempiaggini dette in questi giorni sulla TEMA e da Marchesini puntualmente ridicolizzate confermano i diversi livelli delle persone.