In esclusiva per Orvietosi.it
di Roberto A. Basili
“La stampa consegna le notizie come il lattaio consegna il latte del mattino”, disse molti anni fa un giornalista americano. E questa mattina su tutti i giornali orvietani, dopo l’incontro di ieri con Carlo Pagnotta, patron di UJW, “di latte” ce n’è a volontà, e non serve aggiungere anche la mia bottiglia. Però, quando c’è confusione, si rischia di smarrire la capacità di ricordare, di distinguere e quindi anche di ragionare. Proviamo invece a farci contagiare da un minimo di ragionevolezza.
IL RICORDO
L’idea di un’edizione Winter nasce nel 1986 in occasione di un incontro, a Spoleto, tra gli assessori alla cultura delle maggiori città umbre e l’associazione Umbria Jazz, rappresentata da Virgilio Ambroglini. All’epoca Umbra Jazz era ancora decentrata, pur in minima parte, su diverse città umbre.
Orvieto stava ristrutturando il Palazzo del Capitano del Popolo, quello dei Sette, il Teatro e altri “luoghi della cultura”: non aveva spazi disponibili e rinunciò alla sua parte, sottolineando però che accantonava crediti per tempi migliori. In quella occasione Virgilio Ambroglini avanzò l’idea, appena la città fosse stata pronta, di una edizione Winter. Idea fu subito accolta dal nostro assessore dell’epoca. Arriviamo ai primi anni ’90: la Tuscia, associazione cittadina, reclama eventi capaci di richiamare turisti; in Regione, assessore al turismo c’è un orvietano, Fausto Prosperini, il quale consulta Virgilio Ambroglini, che offre l’idea del 1986: l’idea piace, trovano i soldi, pochi, coinvolgono il sindaco di Orvieto, Stefano Cimicchi, e la storia del Winter ha inizio.
Utilizzando i ricordi, è così accertato che il Winter “appartiene” agli orvietani che l’hanno tenacemente voluta e, dopo tanti anni, abbiamo dato a Cesare quel che è di Cesare.
IL CONOSCERE e IL DISTINGUERE
Veniamo ora ai nostri giorni. Per l’assemblea dei soci Te.Ma., uno vale uno, così c’è scritto nel suo Statuto, anche il voto del Comune di Orvieto. Il Comune è socio benefattore (pardon, benemerito) e ogni anno versa 60mila euro per restare tale. Il socio amico versa 25 euro, i soci sono circa 400, per un totale di 10mila euro anno. Uno vale uno?
E ancora, il Comune, in base alla convenzione con Te.Ma. (art. 6), si impegna a versare ogni anno, per le attività teatrali, la somma di 305mila euro. E, sempre in base alla convenzione (art. 4), la Te.Ma., ogni anno, deve proporre al Comune la programmazione teatrale con i relativi costi, per la prevista approvazione. Inoltre, il Comune (art. 4, comma5) può affidare alla Te.Ma. anche altri eventi culturali e spettacolari diversi dalla programmazione teatrale. Forse qui rientra il Winter. Ma, uno vale sempre uno?
LA RAGIONEVOLEZZA
Umbria Jazz Winter 24 si farà. Sono d’accordo la Fondazione UJW, il Comune di Orvieto e la Fondazione Cassa di Risparmio. Il programma artistico è già pronto. “La macchina da guerra”, come la chiama Carlo Pagnotta, è ben collaudata e in movimento. E’ vero, ci sono incomprensioni, l’eufemismo è di maniera, con la Presidente della Te.Ma, abbondantemente al di là del bon ton istituzionale: si lavori per risolverli. Diversamente, i “ragazzi” della Te.Ma. riconosciuti bravi e insostituibili dallo stesso patron Pagnotta, il Sindaco non avrà difficoltà a trovare le forme più opportune per utilizzarli comunque.
Per dirla con Niccolò Macchiavelli, la migliore dote per il principe, il nostro si chiama Giuseppe Germani, è “l’affrettarsi con calma”. Questa volta si faccia in modo che Uno valga per quel che Conta. Altrimenti, può succedere come a Wellington, capo di governo di Sua Maestà britannica, alla fine della sua prima riunione di gabinetto: “Non capisco. Ho dato un ordine, e tutti si sono messi a discutere”.