Si è conclusa la tre giorni di Orvieto che ha ospitato la seconda edizione della Summer School di Legacoopsociali a cui hanno partecipato cooperatori provenienti da tutta italia. Il tema principale su cui si è ragionato è come Ri-generare le città e su questo come la cooperazione sociale dovrà affrontare le sfide che si presenteranno. Sono emersi dei numeri non troppo confortanti, le diseguaglianze economiche oggi sono alte come non mai, i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi nei paesi avanzati.
Un problema che parte dallo squilibrio tra capitale e lavoro, il primo diventato sempre più finanziario che è riuscito a spostarsi ottenendo rendimenti sempre più alti a danno dei salari. Il 15 per cento del reddito negli ultimi 20 anni si è spostato dai salari ai profitti e rendimenti finanziari, riducendo i margini per la tutela delle condizioni di vita di chi lavora. Un secondo aspetto fondamentale è che all’interno dei più ricchi c’è una natura oligarchica della ricchezza, il 70 per cento è ereditaria, l’1 per cento del pianeta ha una ricchezza pari a tutti gli altri esseri umani messi insieme. In Italia 1 dei 10 italiani più ricchi ha un valore di ricchezza pari a quello di 300mila poveri, generando una sistuazione di disparità senza precedenti negli ultimi 100 anni. La mobilità sociale non ha più prospettive in una sistuazione in cui il reddito non cresce per la depressione degli ultimi 8 anni.
“In questi ultimi anni – afferma Andrea Bernardoni responsabile Legacoopsociali – sono aumentate a livello internazionale e in Italia le diseguaglianze. Le disuguaglianze rappresentano un grande freno alla crescita economica, e sono il vero tratto caratteristico del sistema economico degli ultimi 30 anni. La cooperazione sociale è un soggetto che dentro questo processo si impegna per trasformare la situazione esistente, per combattere la crescita delle disuguaglianze e per ridare equità al modello di sviluppo partendo dalle città, partendo dalle politiche per le città. Ad Orvieto abbiamo ragionato di questo, nuove politiche che la cooperazione sociale potrà realizzare per creare uno sviluppo più equo e sostenibile.”
Sono emersi altri meccanismi importanti che hanno alimentato le disuguaglianze, in primis la forte individualizzazione delle condizioni economiche e sociali. Al posto di identità collettive, di identità sociali omogenee, governate da corpi intermedi capaci di tutelere le condizioni di vita e di lavoro per la collettività, si è affermato un principio di finto merito che in realtà è una competizione senza esclusione di colpi.
“All’interno di chi lavora – Mario Pianta professore Università di Urbino – abbiamo condizioni estremamente eterogenee, ad esempio in Italia ci sono 40 contratti di lavoro diverso per cui uno stesso lavoro può essere svolto da persone che hanno differenze salariali e contrattuali di prospettive di tutela estremamente diverse. La politica non è stata capace di governare questi processi, di limitare l’esplosione delle disuguaglianze, attraverso processi di redistribuzione, e in più la privatizzazione dei servizi pubblici e del welfare ha alimentato un processo di estensione dei meccanismi di mercato che producono diseguaglianze in ambiti che prima erano considerati egualitari come ad esempio l’istruzione e la salute pubblica che si sono indeboliti.
Presentato ad Orvieto anche il dossier di Sbilanciamoci dal quale è emerso che le nostre città sono caratterizzate da profondi squilibri di natura economica, sociale e ambientale. Sette milioni di italiani vivono sotto il costante rischio idrogeologico – mentre sul profilo sociale emerge l’emergenza casa che si può riassumere in una definizione: gente senza casa, case senza gente. Poi c’è la questione dell’inquinamento atmosferico con le emissioni di polveri sottili e questo si lega il dato sulla mobilità: in Italia il 62% si muove con un mezzo privato su gomma, mentre meno del 30 con i trasporti pubblici.
“Sbilanciamoci è una campagna della società civile “dice Duccio Zola curatore del dossier – che raccoglie i dati di 46 organizzazioni e reti impegnati nel sociale. Mira a far convergere queste esperienze guardando i conti pubblici italiani al fine di favorire una spesa pubblica centrata sulla promozione dei diritti, della solidarietà e la sostenibilità ambientale attraverso una più equa ripartizione del carico fiscale tra le varie fasce della popolazione. Ogni anno pubblichiamo un rapporto che monitora la legge di stabilità dei governi facendo delle proposte alternative per allocare in modo diiverso queste risorse. L’ultima pubblicazione è Sbilanciamo le Città preparato in vista delle ultime elezioni amministrative che toccano tutti i vari temi delle politiche urbane dalla A di Abitare alla V di Vigilare per politiche al contrasto della corruzione. L’obiettivo è quello di comminare analisi serie e rigorose sugli sviluppi legati alle politiche territoriali e proposte concrete e realizzabili. In questo contesto di disuguaglianze si inserisce la cooperazione sociale. “Nei prossimi anni – aggiunge Bernardoni – le cooperative sociali dovranno vincere la sfida della giustizia sociale, dovranno cioè continuare a fare impresa senza però perdere di vista un’importante funzione delle organizzazioni di Terzo Settore che è l’advocacy. A fronte di una persistente contrazione dei programmi pubblici di welfare e di una esplosione delle aree di disagio sociale ed economico le cooperative sociali dovranno costruire alleanze per rivendicare i diritti delle persone più deboli, spesso dimenticate dal pubblico, che non possono rivolgersi al mercato.”