ORVIETO – Alla presenza della dirigente dottoressa Anna Rita Bellini, verrà inaugurata la biblioteca scolastica, intitolata a Sheradzade, la bambina del campo di Idomeni i cui disegni sono al centro della campagna lanciata dal giornalista Fabio Sanfilippo dal titolo Io sono Sheradzade.
L’appuntamento – previsto inizialmente per martedì 31 maggio – è stato posticipato a martedì 7 giugno sempre presso la Scuola Primaria Erminia Frezzolini, l’apertura della biblioteca sarà anche l’occasione per inaugurare la mostra Sheradzade disegna la guerra, con l’esposizione dei disegni della piccola profuga e la proiezione di un video per testimoniare il tragico destino di tutti i bambini che attendono oltre i muri dell’Europa.
La mostra, alla cui apertura saranno presenti, oltre alla dirigente scolastica, lo stesso Fabio Sanfilippo e la scrittrice Susanna Tamaro, resterà allestita nell’atrio della scuola fino al 7 Giugno. Nella mattinata è stata pensata un’anteprima riservata agli alunni della scuola Frezzolini, durante la quale i bambini potranno fare colazione in compagnia e scoprire lo spazio della biblioteca, rimesso a nuovo grazie al prezioso contributo di un genitore che ne ha decorato le pareti con immagini legate al mondo della letteratura per l’infanzia.
Il nuovo ambiente ospiterà i vecchi testi della scuola, i trecento libri vinti lo scorso anno dalla primaria di Sferracavallo con la partecipazione al concorso Trecento in palio e quelli donati dai cittadini attraverso l’iniziativa del Libro Sospeso, grazie alla quale chiunque può offrire dei testi per ragazzi lasciandoli “sospesi” presso le varie librerie del territorio. Anche la catalogazione digitale è stata resa possibile grazie alla collaborazione di alcuni genitori.
L’inaugurazione è il tanto atteso momento di una serie di iniziative legate al mondo del libro e della lettura che le insegnanti e gli alunni della scuola stanno portando avanti fin dallo scorso anno scolastico, attraverso concorsi, laboratori, storie, letture e incursioni letterarie nelle classi.
Il racconto del giornalista RAI Fabio Sanfilippo
” Intanto il nome, Sheradzade o Shahrazad, si può scrivere in tanti modi. Ovvero la fanciulla protagonista delle favole delle Mille e una notte. Basterebbe questo per rendere straordinaria una storia che in realtà racconta dell’inferno in cui sono stati costretti a vivere migliaia di profughi di guerra nel cuore di un’Europa solidale e unita a parole ma cinica ed egoista nei fatti.
Ho incontrato Sheradzade una mattina di metà marzo mentre percorrevo la strada principale del campo di Idomeni, quella dove succedono le cose: i volontari distribuiscono il cibo e il vestiario; i medici (volontari anch’essi ) prestano le cure ai bambini e agli adulti; grazie ai gruppi elettrogeni messi a disposizione ancora dai volontari si ricaricano i cellulari; barbieri fai da te mettono a disposizione la loro maestria per chi ha voglia di farsi dare una sistemata a barba e capelli (anche l’artista e dissidente cinese Ai Weiwei che è stato per giorni a Idomeni ha usufruito del servizio, diciamo); qualcuno rimette in vendita quelle poche cose che riesce a raccattare qua e là.
Stava passeggiando con suo padre, Moahamed, e stringeva a sè l’album da disegno che mi avrebbe poi consegnato. Sapevo già di quella bambina, erano uscite alcune foto sui media internazionali di lei e dei suoi disegni, e quindi incuriosito ho chiesto prima a suo padre e poi a lei se fosse possibile vedere quei disegni.
Lei, fiera e orgogliosa, me li ha mostrati uno per uno mettendosi anche in posa per farsi fotografare e poi alla fine allungando il braccio ha fatto il gesto di donarmi l’album. Il resto della storia penso sia nota e chi non la conosce troverà tutte le informazioni sulla pagina Facebook della campagna Io sono Sheradzade.
In quei disegni Sheradzade, che ha solo otto anni, descrive l’orrore della guerra in Siria, descrive la brutale avanzata dell’Isis, descrive la vita quotidiana a Idomeni, la fame quotidiana a Idomeni (c’è un disegno – Carestia 2016 – fatto di tante braccia protese verso l’alto nell’attesa che da un camion delle Ong venga lanciato un tozzo di pane, che strazia l’anima), descrive il suo desiderio di raggiungere la Germania ma vede i suoi sogni infrangersi contro barriere di metallo e fili spinati e gabbie.
Ma Sheradzade, che vivaddio è pur sempre una bambina, disegna anche campi fioriti e prati verdi solcati da lei e dai suoi due fratellini con mamma e papà in viaggio verso l’ignoto, sì, ma pieno di luce e speranza.
E disegna anche il sole del suo Kurdistan rappresentandosi come una guerrigliera con i capelli sciolti. Ho pensato che Sheradzade, e con lei suo padre Mohamed, abbiano voluto darmi quei disegni sapendo che io fossi un giornalista affinché li mostrassi, li facessi vedere. Perché attraverso gli occhi di una bambina (a Idomeni ci sono circa 5 mila bambini) il mondo vedesse cos’è Idomeni e da cosa scappa chi è a Idomeni. Altro che emergenza immigrazione! Stiamo parlando di un campo dove ci sono profughi di guerra e in gran parte donne e bambini! L’appello che ho voluto lanciare nasce dunque con lo scopo, attraverso i disegni di Sheradzade, di mobilitare l’opinione pubblica su una tragedia umanitaria che si consuma nel cuore dell’Europa e nell’indifferenza di molti.
L’obiettivo è di aiutare, se possibile, Sheradzade e la sua famiglia a raggiungere la Germania e a farne un simbolo di quell’orrore che è Idomeni che il ministro dell’interno greco Panayotis Kouroumblis ha definito come una nuova Dachau.
Ma affinchè tutto questo abbia un senso credo che le Sheradzade debbano diventare 10, 100,1000 e che ognuno di noi debba fare qualcosa, mobilitarsi per aiutare un bambino, una famiglia. Di Sheradzade, e della sua famiglia, al momento non ho notizie. Forse è in viaggio, o è stata dislocata in un altro campo di accoglienza in Grecia o magari ha già raggiunto la Germania. Ma sono assolutamente certo che non appena saprà di questa enorme solidarietà e affetto nei suoi confronti le si scalderà il cuore “.